Benvenuti su Facebooknihilxdell'essere nihildella metafisicanihilnihilmetafisicametafisicassoluta.EssereCreatrixdell'essere" metafisicadell'essere. Metaontofenoumenontoteología in sé nihilmetafisicafondazione metafisicadel sé ESSErlontology È senzapercHé'ontologia del Dasein per superare la metafisica SenzapercHé eventontologia". Thom'ontology eventusEsse'ontologia è fenoumenontologia, in quanto solo il metodo fenomenologico permette svelamento dell'essere; la fenomenologia è quello in cui l'entità viene mostrato, senza ulteriori "noumeno". Cardona ammette che questa posizione porta certo superare l'immanenza della tradizione idealista. Tuttavia, questo è solo un passo avanti parziali, perché essere è ridotto alla sua presenza prima del Dasein: essere è essere presenti tempo- -in nella comprensione del Dasein. Cardona rileva che la prima conseguenza di questa posizione è l'inversione del primato di essere rispetto al verum: per Heidegger, essere è perché è vero. D'altra parte, se l'essere è concepito esclusivamente come presenza prima di Dasein, finalmente riprendere la formalità di esse existentiae di parlare in ritardo scolastica, e, inevitabilmente, cade sulla perdita della "differenza" che provoca l'oblio di essere, giustamente denunciata da Heidegger, ma non può superare:
Si può essere d'accordo con Heidegger che in presenza (conoscenza) del presente rapporto con la presente si annuncia, e in qualche modo, con un po 'prenotazione- che la presenza è che l'altoparlante rapporto. Ma non è che l'essere consiste nel fatto che la presenza. E 'essere che, come suo atto, rende presente per presentare. Participadamente nel corpo, principalmente nell'atto Pure dell'essere La differenza che Heidegger riferisce ripetutamente, è la differenza "dimenticato" tra il corpo e essendo: essere non è essere, ma è, come atto, veramente distinto dalla sua essenza (che è il potere di essere), ma che lo rende e tali essenza. Che la confusione non è fuori basa sulla identificazione tra essere ed esistere, né -established la differenza tra essenza ed esistenza alla ricerca di un tertium quid, una esse comune e la existentia essentia (che è forse dove dovrebbe posizionare l'origine della la perdita dell'essere come atto). Esce recuperando la nozione di atto di essere come entità metafisica, con principio intrinseco della sostanza, come il potere ser-, che è l'esistenza di fatto (OMS, p. 159).
Con un atteggiamento fortemente critico nei confronti dell'Occidente, Heidegger afferma che la metafisica ha inizio quando il pensiero distingue tra ciò che un soggetto è e il fatto che tale corpo è, e basta -¡se uccide o muore - nell'interpretazione del significato di essere come "effectuality", cioè, in senso causale (come risultato di un essere supremo), perdendo il senso originale di essere come Arje. L'ambiguità metafisica già sarebbe nel pensiero greco, ma il momento clou del processo di occultamento di essere avverrebbe quando il enérgeia aristotelica è sostituito dal actualitas della scolastica, che ora diventa una priorità la sensazione di essere puramente causale. 15 Cardona afferma che questa è la confusione tra esse e existentia Suarez, del tutto estraneo a Tommaso d'Aquino:
In effetti, questa è la tremenda distorsione operata da Suarez-e prima di altri la grande scoperta da (non-nascosto) da Tommaso d'Aquino.
Heidegger è sbagliato quando attribuita a san Tommaso la confusione scolastica tra esse e existentia, che deve essere ridotta al dipendenza causale. Di cui si parla di Tommaso d'Aquino non è la dipendenza causale, ma l'effetto di causalità trascendente o la creazione, effetto reale che tali atti solo come una relazione di dipendenza; in modo che l'esse è intrinseca al corpo, e proprio come atto radicale partecipato con l'atto puro, non è intesa come perche 'non causata' o causa sui, come avviene in tutto il rationalism-, ma come i Ipsum Esse subsistens o legge essere puro, purezza assoluta della positività data nell'entità come concreta e reale cognitum primum (OMS, p. 273).
Nel dire Cardona, questa ambiguità metafisica vizia la domanda heideggeriana circa l'essere stesso: "perché essere e non piuttosto il nulla" questione mira ad esse comune, non essendo del corpo, mentre il autentica meraviglia metafisica sempre secondo Cardona nasce dalla conoscenza del soggetto (primum cognitum), che non viene e, comunque, deve essere (limitato); per questa ragione (l'ente che è, senza essere, ma semplicemente averlo), la corretta formulazione della domanda sarebbe: "perché l'entità (o enti) e non essere?". In un articolo pubblicato nel 1989, Cardona guardato come domanda di Heidegger di essere cresciuto in termini leibniziane come trovare una ragione sufficiente, governata dal principio di riferimento. Non è una domanda circa l'essere dell'ente (l'atto con cui ogni entità è), ma di essere nessuna entità: e che, in buona fede, o è l'Essere per essenza o ciò che resta nella astraendo pensiero dopo essere stato in generale, a prescindere di qualsiasi entità. 16
Negli studi di Heidegger su Nietzsche, Cardona è un'ulteriore conferma della propria analisi delle radici volontarista cogito: 17 Heidegger, Nietzsche dipende da Descartes, a diventare esplicitamente ciò che nel cogito era solo implicito e portare alla sua conclusione logica, vale a dire l'eliminazione totale e definitiva di "mondo trascendentale", che dal Platone, il fondamento e il "luogo" della verità. Anche se a volte aspramente critica Descartes Nietzsche, lo fa solo perché non ha messo il totale subiectum e maniera decisiva; il subiectum fondamento essenziale della metafisica moderna che Cartesio è la certezza della coscienza di sé, grazie alla Nietzsche diventa volontà di potenza ... o semplicemente rivelato come tale. Cioè, ora manifesta ciò che era già implicito nel metodo cartesiano: volontà che "esalta" la certezza che lo rende un certo valore. Heidegger scrive:
rappresentazione subiectum come ego, io, quindi come rappresentazione 'egoista' subiectum, non è sufficiente per soggettivista come Nietzsche. Solo la dottrina Superman come dottrina del primato incondizionata dell'uomo nel corpo, la metafisica moderna raggiunge l'estrema determinazione e compiuto la loro essenza. E 'in questa dottrina in cui Cartesio celebra il suo supremo trionfo. 18
Pertanto, secondo Heidegger, rappresentare cartesiano, attraverso un ulteriore passo compiuto da Kant, che per primo pensò corpo dell'entità come condizione di possibilità apre la strada allo sviluppo del concetto di valore in Nietzsche, per il quale condizioni di possibilità di essere dipendente dalla volontà di chi impostare il valore. 19
Heidegger avverte che solo una visione metafisica della filosofia della volontà di potenza in grado di andare a fondo della risoluzione nichilistica dell'esperimento con la verità che fa Nietzsche. E sottolinea: "il nichilismo europeo" generato da Nietzsche è la svalutazione di tutti i valori, o la base puramente umana della stessa e, quindi, in assoluto dell'uomo (Superman), come misura della verità e . il valore 20 come il nichilismo può essere incompleta, come una sostituzione per i vecchi valori di nuovi ideali, o assolutamente, e quindi alla distruzione del luogo dei vecchi valori, vale a dire, il mondo trascendentale: è il senso metafisico della "morte di Dio". 21
Cardona ha apprezzato l'entusiasmo con cui Heidegger rivela le origini di questa drammatica deicidio metafisica, ma non è d'accordo con il giudizio che dice che è inevitabile dispiegamento della metafisica. 22 Al contrario, egli è convinto che esso sia possibile per trovare uno sbocco per impasse metafisica, a condizione che una intenzionalità morale dritto nella ricerca filosofica e un vero realismo epistemologico, che conserva l'apertura spontanea della comprensione dell'impresa, così come condizione indispensabile per ospitare la luce soprannaturale della Rivelazione recupera.
4. "Primo a intellectu Cadit ens": come garantire un vero e proprio realismo metafisico
Tommaso d'Aquino afferma ripetutamente che la nozione di essere come "qualcosa che è, come habens esse" è presente, anche se in modo imperfetto e in concomitanza dal primo atto intellettuale; e, talvolta, ricorrere alla formula di Avicenna. cugino in ente Cadit intellectu, per esprimere sinteticamente l'idea, razionale e punto chiave di riferimento per tutta la sua metafisica 23 Tenendo questo pensiero inizia con il corpo e lavora nel habens essere come esse, Tommaso d'Aquino decisamente inclinato l'equilibrio di conoscenza metafisica al principio-la realtà atto di ser-, a differenza dei razionalisti metafisiche che si affacciano verso il principio formale -che esempio, l'essenza e la ridurre la realtà a un semplice aggiornamento estrinseca e di fatto della possibilità di l'essenza e nella l' ultima analisi, la sua pensabilità. 24
Pur riconoscendo che Heidegger ha ragione quando si critica la riduzione moderna della conoscenza per techne e la verità alla certezza, Cardona ribadisce che l'analisi esistenziale del filosofo tedesco appena anche che conduce al benessere della coscienza attraverso la riduzione è quello di verum trascendentale: 25 la tentativo heideggeriano per esplorare essere da Dasein come luogo di verità dell'essere, o è pura immanenza o, in ogni caso, non è più la domanda circa l'essere in sé, ma di essere vero, come presentiality in presenza prima del Dasein.
Heidegger sostituendo il cartesiano - e al di sopra della verità di certezza, la critica è valida; ma Heidegger non venire fuori dalla situazione di stallo, per dare la priorità a verum su ENS, per cercare di ridurre l'essere alla verità o addirittura la possibilità della verità come verità, e lo scarico da qui il senso di essere (WHO, p. 37). 26
conseguenze metafisica del modo in cui Heidegger pone l'essere domanda sono evidenti: oltre l'essere dell'ente è soltanto il nulla. A differenza ricorda Cardona, che è prima l'essere l'entità non è altro che Essere per essenza. Come ho detto, il modo giusto per sollevare la questione fondamentale metafisica è: "perché l'entità e non [solo] Essere?". Domanda instradato che fa alla "scoperta" nel corpo, la composizione metafisica di essenza e di atto di essere, con la necessità di scoprire, di proporre l'Essere assoluto o "essenza" come base del soggetto che è "per azione".
L'entità (contro quella "questione essenziale" di Heidegger) non si trova in contrasto con nient'altro che il Sé. Perché il corpo, e non semplicemente il Sé, che è quello che è? E la risposta metafisica è quella di essere in atto e la partecipazione di essere. Opportunamente, il corpo non "venire" dal nulla, ma per essenza dell'essere, che può mettere il corpo a differenza di essere e anche -di somehow- di essere (esse habens quasi come "essendo stato") (WHO, p. 94).
Secondo per il filosofo catalano, il peso dei pregiudizi immanentista e fenomenologica può anche essere visto nel senso particolare che assume la famosa affermazione fatta da Heidegger nella conferenza "Sulla essenza della verità": ". L'essenza della verità è la libertà" 27 Heidegger capisce questa libertà come una sosta essere all'essere. E Cardona fa fuori : se questo significava lasciando "libero" è quello di essere quello che è, così basare la verità sull'essere, potesse in qualche modo accettato la formulazione di Heidegger. Ma, sul contrario, ancora una volta, a ridurre la loro presenza prima di essere Dasein, Heidegger non svolge la fondazione metafisica della verità. Dopo un lungo sforzo Cardona modernità osserva, esso sembra come se avesse perso la capacità originale di supporto prima di essere così "innocente", con la libertà di ospitare la loro verità, senza pregiudizi e tale verità, in un certo senso radicale o fondazione, è solo essere la partecipazione in essere. Viene basa essenzialmente che, in un atto di pura gratuità dell'amore, essendo degli esseri , e con essa, la sua verità, che a sua volta è alla base della verità trovato nella intelligenza creata. 28
Il "principio di immanenza" blocchi l'uomo che la conoscenza impedisce la conoscenza della prima e l'ultima verità, e riduce essendo alla libertà di pensiero umano. Come è infondata, Heidegger aderisce alla advenir numero di ciò che deve venire, il historialization, temporalità (in senso "ontologica"). La fenomenologia che vuole realizzarsi da sola, non può ottenere più di là, e si manifesta radicalmente incapace di costituire una "ontologia fondamentale", che è, un vero metafisica dell'essere. Eppure era proprio quello di scoprire che tutto fundamentase filosofare ontologia (OMS, p. 106).
In risposta a Heidegger, Cardona propone un autentico realismo metafisico, basato sul primo comprensione intellettuale del soggetto: un timore che, soprattutto all'inizio del viaggio metafisico, è ancora imperfetta e confusa, ma che è decisiva per la fondazione metafisica la verità ed è l'unico supporto solido fondamento che si inserisce una pluralità complementare di prospettive ermeneutiche. Secondo il filosofo catalano, Heidegger è venuto alla soglia di recupero di un pensiero autentico di essere e si avvicinò a sostegno metafisicamente la verità, ma non ha potuto avanzare oltre per la sua dubbia oscillazione tra la verità dell'essere e di essere di la verità.
Torniamo qui per lo swing, che abbiamo osservato in precedenza, tra la verità di essere e di essere della verità [...]. Meno abstrusamente metafisica classica spiega che, con il verum trascendente che convertitur entità cum: dove vi sia alcuna verità, e viceversa.
Dio è la Verità, perché è il Sé. Dio fa essere, e, quindi, la verità intrinseca dell'essere. E la verità del corpo, perché la verità della nostra conoscenza della vera entità. Essendo il corpo -più e prima della sua essenza è appreso dalla mia conoscenza. Il tema tradizionale di "possesso intenzionale del modo degli altri" deve essere aggiunto, si prega di richiedere esso, che è il (non fisica) possesso intenzionale di essere il soggetto che rivela o scopre il corpo è e, essendo, è presente in me, non soggettiva o decisamente (non mi trasformare, non essere). Per superamento operativa e attiva del mio atto d'essere, ma essendo questo potenziale -per la mia conoscenza, implica come anche una ontologica facoltà-determinazione. Infatti, il tema della verità è ancora in attesa di una spiegazione metafisica: oltre la logica, la psicologia ed epistemologia (OMS, 80 p.).
A proposito del "chiarimento verità metafisica" Cardona insiste ancora una volta che, per Tommaso d'Aquino, la verità dell'essere si basa più su essere in essenza o quidditas. 29 Il filosofo catalano fa riferimento a vari testi tomistica, tra i quali vale la pena menzionare, almeno il Commento alle Sentenze, dove appare chiaramente che la sua gnoseologia è saldamente ancorata sul set essendi essentia-actus, come pure evidenziato Cornelio Fabro: 30 "Cum quidditas siedono in re autem eius et suum esse in esse rei veritas fundatur magis quam in quidditate, sicut et nomen ab esse entis imponitur; et in ipsa esse rei accipientis operatione intellectus est sicut per quandam similationem ad ipsum, completur adaequationis Relatio, in rapporto consistit qua veritatis. Unde dico quod est ipsum esse rei secundum quod est veritatis causa in cognitione intellectus. " 31
In un capitolo della terza parte di chi, in maniera significativa dal titolo "La metafisica della conoscenza intellettuale," Cardona mostra l'importanza critica di preservare senza ostacoli percorso cognitivo accesso al corpo, che è l'oggetto proprio della conoscenza intellettuale. 32 Metafisica essa esige una apertura incondizionata di comprendere il mondo, ignaro di ogni pregiudizio critico. Pensiero dovrebbe in alcun modo essere isolata essere, perché la vita di pensiero in essere, non solo nel livello entitativo-operativo, ma anche nella verità - sfera (veritas supra ens fundatur), perché la radice di intelligibilità il reale è il proprio sé.
Anche per questo motivo, Cardona considerato preservare decisiva e conservare la composizione trascendentalmente metafisica del corpo, vale a dire, il vero significato della essendi actus. 33 Se l'esse si riduce all'esistenza, come nella fenomenologia di Husserl Heidegger, cade irrimediabilmente in quella che Cardona chiamata la "ambiguità metafisica", cioè proprio nell'interpretazione di fatto di essere, da cui deriva il primato dell'essenza sopra la esse e la corrispondente tendenza a formalizzare la conoscenza che dimenticare il sé e lontano dal campo di realtà concrete. 34
Ansioso cercare di conoscere le essenze da padroneggiare, si può arrivare a mantenere la consapevolezza di essere che è indifferente dimenticato: dimenticando l'origine l'essenza e la conoscenza stessa. E ' "l'oblio dell'essere" che è stato fatto filosofia reo (dimenticando che non pregiudica San Tommaso, ma non pochi "tomistica", e certamente tutto immanentismo), che Heidegger ha denunciato con precisione, ma non è riuscita a superare: l'apertura o aperibilidad prima di essere che lui non parla sarà come una finestra, con una impostazione di default, ei suoi limiti: dalla "casa dell'essere" che l'uomo è e dove solo per lui è ospitato (e quindi tornare all'antropologia, piaccia o no). Al contrario, noi affermiamo che prima di essere deve essere all'aperto. Questo e solo questo è davvero aperto a essere, tutto l'essere, perché tutto è in alcun modo, noto o non, è di essere che hai e ti fa essere e quello che è (WHO, p . 112).
Trovo espressione particolarmente suggestivo "prima di essere deve essere aperta , " che connota il rischio di essere esposti a essere senza prevenzioni. Non è facile da tradurre in italiano. Ma se non mi sbaglio, quella frase Cardona cerca di sottolineare la sua convinzione che si trova ad essere "fuori in solo l' aperto", senza precondizioni, ma piuttosto "rinunciare" con coraggio la verità del reale e funzionante in tal modo il "rischio" di sorpresa, di novità, di gratuità di essere e, soprattutto, del suo congedo sulle nostre capacità. Se si cede alla tentazione di blocco essendo in una serra o in laboratorio filosofico, come in ogni approccio filosofico che cerca di stabilire a priori, e, di conseguenza, arbitrariamente- le condizioni di possibilità della conoscenza, che è già stata depositata una barriera tra l'essere e di pensare. 35 uno viene poi collocato all'interno di questa immanenza opzione intellettuale coinvolti e retroagisce una inclinazione della volontà di "dominare" la realtà, con un amore disordinato di sé, che non riconosce la in quanto altro, irriducibile a qualsiasi assorbimento nelle categorie di un sistema prestabilito.
Rifiuto (non la mera disattenzione o negligenza metafisica) nozione di atto di essere è quello che lascia il corpo non è quello che è, è proprio dal suo stesso atto di essere. Che falsità derivata dalla essenza della verità così intesa, e non è, di certo, il risultato di una incapacità o negligenza, incuria, abbandono ma come la diligenza, come crepacuore per sé, l'amore assoluto di sé; e appartiene quindi veramente l'essenza della verità deve essere acquistato o ottenuto con un atto libero che si qualifica che lo mette con la propria "opzione intellettuale" (OMS, p. 111). 36
5. La "difficile riscoperta dell'essere"
Per Cardona, il fatto che Heidegger denuncia la dimenticanza di essere dimostrato che tale dimenticanza non è qualcosa di fatalmente insormontabile. Anche antimetafisica reclusione volontaria, la filosofia mantiene in qualche modo la sua memoria. All'inizio della seconda parte di chi ha trovato un capitolo che, a mio parere, ci dà la chiave di lettura l' intero libro di Cardona. Si chiama "La riscoperta di essere difficile" e presenta diversi lampi di riflessione che definirei come "indicazioni terapeutiche per un risveglio della memoria essere metafisico." 37
Il primo passo che dovrebbe essere data, dicendo sempre Cardona, sarebbe essere per approfondire la metafisica di Tommaso d'Aquino. Si fa notare, come ha fatto Fabro, la coppia Essentia-esse Tommaso d'Aquino è radicalmente diversa da quella di essentia-existentia, che, come mostrato Heidegger, non cattura la "differenza ontologica". Ma non solo. Ma anche, ad esempio, per vedere come Tommaso d'Aquino, aiutato anche dalla Rivelazione supera la comune incapacità di Platone e Aristotele a spiegare l'origine della materia prima, 38 e ancora di più, per specificare l'appartenenza ad essere del essenza, che viene messa in essere come potentia essendi dall'atto creativo, e prima che non è niente, ma nella comprensione del creatore, che non è altro che l'essenza creativa (o, meglio ancora, se è interpretato metafisicamente, Sé divino). 39 Inoltre, come ho suggerito, dobbiamo sostenere il primato conoscitivo che San Tommaso attribuisce alla nozione di ente, come habens Esse, un concetto in cui tutti i rimanenti successive determinazioni metafisiche join contenuti et distincte, 40 e da cui il progresso verso il concetto fondamentale di atto di essere coinvolto, atto di ogni atto e perfezione di ogni perfezione, "emergenti" agire, come lo chiama Fabro, un concetto che è agli antipodi di esistenza .
Il problema fondamentale è sicuramente il recupero di essere come atto e la partecipazione, il formalismo scolastica ha perso prima, e poi l'immanentismo. Si tratta di riscoprire l'esse come un atto di tutti gli atti e tutta la perfezione, ha partecipato alla creatura ed essenziale in Dio che ha fondato la sua presenza nella conoscenza umana, e fonda così la sua verità e la sua buon ordine e la destinazione consistenza eterna e assoluta della persona creata e il significato di tutte le sue azioni, attraverso eventi temporanei (WHO, p. 291).
Cardona Un secondo suggerimento riguarda il ruolo della memoria nella conoscenza metafisica. Ai fini, Cardona ricorda che Heidegger, riferendosi al poeta Novalis, sostiene che la vera filosofia è una "nostalgia". Usando un termine preso dal tedesco arcaico, Gedank, compreso il significato della memoria come il potere e il riconoscimento come un atto, Heidegger sostengono un "pensiero essenziale" che non consiste di semplice esecuzione meccanica di capacità, ma è dichiarata esso comprende la mente, l'anima, il cuore, la memoria. Cardona porta in primo piano alcuni testi heißt Denken?, Era che nel vocabolario heideggeriano peculiare, abbozzato una concezione della memoria piuttosto più ricco del semplice "store" delle rappresentazioni e concetti, così come la facoltà che permette pensato di rimanere fedeli ciò che rende una meraviglia. Al il tempo della memoria avviene nella Gedank, quello di "riconoscimento", in cui il pensiero deve rinunciare a tutti legislatore pretesa o "calcolatrice". 41
Dice Cardona, da questo punto di vista, Heidegger denuncia la dimenticanza di essere non presentato come una semplice metafora, ma offre quando è reintrodotto nella tradizione del pensiero cristiano, che alla fine non è filosofo estraneo Meßkirch proprio un contributo di notevole importanza, quasi un'indicazione del percorso teorico da seguire per superare oblio. In Sulle orme di Pierre Boutang, 42 Cardona dice l'oblio dell'essere è strettamente legata alla condizione umana dopo il peccato, che si manifesta anche come una sorta di opacità la memoria della sua propria origine creaturale, che può essere risvegliato solo rivelazione. 43
L'oblio dell'essere, e la dimenticanza del peccato per il quale si è dimenticato. Perdita di memoria dell'origine stesso e la direzione del percorso della vita, accecato e disorientato dal fascino seducente di una fugace apparizione, un miraggio. Il rimorso è solo il ricordo di quel fallimento, ma ancora nessuna memoria di essere dimenticato. Quest'ultimo memoria e richiede una rivelazione. E questa rivelazione ha infatti avuto luogo. Tuttavia, non dovrebbe accettare e rimanere oblio (WHO, p. 161).
In aggiunta a questa chiamata a l' aiuto che può venire dalla Rivelazione, Cardona afferma che la nozione agostiniana della memoria Veritatis comprende una notevole capacità di comprendere meglio la metafisica di Tommaso d'Aquino di riferimento. 44 In epistemologia di Sant'Agostino, affluente di Platone - ma è separato da esso in aspetti essenziali come la pre - esistenza dell'anima, segue una certa idea della conoscenza come ricordo vivo. Presente nell'anima anche nel regno naturale, Dio (imtimo intimior meo et meo Summo superiore) agisce come il Maestro interiore, come verità che illumina l'anima e attira su Sì. Proprio perché la conoscenza è quello di "riconoscere" la verità, Agostino sostiene che la memoria conserva in qualche modo un ricordo della sua trascendente "genealogia".
Cardona appello a studio Gilson sul ??pensiero di Agostino di Ippona 45 e osserva che per quest'ultimo, ricordate Dio non significa lo apprendere come immagine passato, ma attenzione alla loro presenza perpetua; Significa trovare qualcosa che ha dal primo momento dell'esistenza, ma non ha ancora raggiunto la luce delle attuali conoscenze, anche se è orientata e conduce a lui come una sorta di energia immagazzinata originale, a causa della presenza di Dio sta creando. 46
Secondo Agostino, nell'anima un ricordo latente della sua natura spirituale, il che spiega la stessa ricerca della verità: infatti, il desiderio di conoscere, che incita ricerca dimostra che c'è in lui, anche se nascosto, un po ' presenza termine del desiderio. Non vi è alcun desiderio ciò che viene ignorato completamente. Per questa ragione, sant'Agostino osserva che il fatto che l'anima cerca di conoscere se stessa mostra, mentre non è noto e lui lo sa bene sapere. E questo non può accadere se non è supportato nella parte inferiore della memoria dell'anima batte una memoria misteriosa di sé. Gilson Note:
È chiaro che qui [...] Il termine memoria è molto più del suo senso psicologico moderna: la memoria del passato. Sant'Agostino si applica a tutto ciò che è presente nell'anima (presenza è confermata da un'azione efficace), senza essere esplicitamente essere noto o percepito. 47
Gilson dimostra che l'indagine ha scoperto agostiniano in Honduras memoria incommensurabili uno "sfondo metafisico". Il Vescovo di Ippona mostra che già nel campo delle conoscenze possedute memoria sensibile sono più ampi rispetto l'anima è sapere; e nell'ordine spirituale che è ancora più evidente, che può essere spiegato solo con l'estensione tutto ciò di memoria che il pensiero apprende il Maestro interiore: che è, secondo l'epistemologia agostiniano, quello che si vede nella luce della Parola che illumina. Questa espansione della memoria oltre i limiti della psicologia, Sant'Agostino vede un ricordo di Dio, che è diverso da l'idea di Lui ottiene attraverso la fede o ragione, e si riferisce piuttosto alla sua presenza trascendente. Secondo il parere di Gilson, si tratta di un caso particolare della onnipresenza di Dio nelle cose, ma "un caso molto particolare è unico, in quanto unica creatura prende coscienza della presenza divina. Dio è con tutte le cose; solo l'uomo, se si farà , può "essere con" Dio, dal momento che la presenza universale di Dio nelle creature solo esperto e conosce l'uomo. " 48
Secondo Cardona, un approfondimento del concetto agostiniano di memoria Dei può dar luogo a riflessioni suggestive e importanti per superare l'amnesia metafisica contemporanea: la memoria Dei è sia una memoria veritatis, una sorta di reminiscenza ontologica, se si può parlare bene, di quella verità inscritto nell'essere stesso della persona; una verità che si presenta nella coscienza come ricordo dell'origine stessa e quindi si riferisce alla infinita, di cui l'uomo procede per un atto libero di amore.
Questo è ora quello che Agostino chiama "memoria del presente" e che -excluding qualsiasi risonanza kantiana potrebbe chiamare la memoria o la metafisica trascendentale, che tende a presentare con la consapevolezza che è già presente in essere: si tratta di un non ricordo di ciò che è noto, ma è stato quando abbiamo iniziato a essere e nella misura in cui siamo, non essendo stato. Anche se inizialmente non in contrapposizione, ma piuttosto un'immagine o vestigia, S. Agostino parla di una memoria sui, intelligentia Sui, amore Sui, a differenza di una memoria Dei, intelligentia Dei, amo Dei. Ed essendo Dio intimior meo intimo, si è capito che la memoria di Dio è di primaria importanza, e fondò la veridicità della memoria di me (WHO, p. 296).
Sostiene Heidegger che la chiave per trasformare il mondo sta nella comprensione dell'essere, un nuovo pensiero, in grado di portare su un nuovo mondo. 49 Cardona aggiunge che tale pensiero sarà solo vedere la luce se la filosofia esegue una "purificazione della memoria ", come la crisi contemporanea è il risultato finale di avventura teorica che si è dissolto essere nel cogito dalla forza di un egocentrico e egolátrico Volo, che è necessario per recuperare il" ricordo di Dio ", stabilito come un principio in una sola volta etici e metafisici insegnanti umiltà di vita cristiana chiamano "altruismo".
Solo un vigoroso sviluppo della metafisica dell'essere può impedire l'uomo dal cadere nel baratro del nichilismo metafisico ed etico che termina in libertà staccata dalla verità. Ma la riscoperta dell'essere richiede l'uomo amnesia si risveglia la memoria della provenienza in sé, la memoria ontologica; deve fare di memoria metafisica, grazie alla dinamicità dell'essere come atto, portare avanti la conoscenza e l'amore di Dio, che illumina e guida la conoscenza ordinato e del retto di sé - . amore 50 Che a sua volta secondo di nuovo ricordare il filosofo di Gerona, riaffermando la radice e la sostanza di etica metafisiche compito dipende dalla libertà, atteggiamento etico di essere, e ancora di più l'atteggiamento per l'essere che è lo stesso essere eterno. Pertanto, dobbiamo fare appello alla persona in quanto tale; È necessario raccogliere un buon amore che ispira una ricerca della saggezza verità.
Se l'oblio dell'essere procede secondo reclami Heidegger, e justamente- di concepire la conoscenza come téchne, come la realizzazione e la produzione, la memoria e il recupero comporta il tentativo di concepire la contemplazione e l'apertura incondizionata, concordando con la forza intima e nostalgica che, la memoria e l'amore, e ci spinge prima che il primo atto della conoscenza stessa. In breve, la saggezza implica la concezione della conoscenza come un atto di amore-non di conoscenza da parte conocer- e la pienezza dell'amore unitivo che cerca Dio. Invece di ammirazione o stupore, come ho voluto Aristotele, la filosofia comincia con nostalgia (WHO, p. 232).
Cardona mostra che la nozione chiave di esse ut actus mantiene la metafisica di Tommaso d'Aquino aperto ad ulteriori sviluppi e, più in particolare, consente di delineare una concezione della persona radicata nella atto personale di essere. Saldamente ancorati nella realtà, la metafisica di Tommaso d'Aquino fatto una ricerca intellettuale di fondazione che dà senso a tutto e singolare ed è allo stesso tempo una "filosofia concreta", nelle parole di G. Marcel o métaphysique du concret, da appello per il titolo di un saggio di A. Foresta apprezzato da Cardona: 51 una filosofia, in ogni caso, si è tenuto lontano dal astrazioni formalistica logicismo, in grado di riflettere la infinita varietà di colori che sono.
Per Tommaso d'Aquino la "è" il corpo non è la "è" copula della proposizione, come nel pensiero moderno con una risoluzione di verità nella certezza; ma l'entità di essere nominato, la prima cosa è e così fa questo: è l'atto di essere bene e solo un aspetto. Che la presenza di essere nel corpo ha dato origine alla metafisica, ma le stesse carenze di quella presenza essere intimo e imperdonabile, e la domanda di sapere, di conoscere la ser- fece nasconde pensando che il beneficio di " chiarezza '(apparente) conoscenza se stesso, e per il beneficio di immediato o sedotto da un amore assorbente e imperioso dei desideri di auto. Da qui la necessità di tornare a quella iniziale si affaccia un ricordo o memoria metafisica, consentendo continuare su questa conoscenza, al fine di aumentare l'illuminazione di essere, prima di essere, e quindi la loro origine è la pienezza dell'essere stesso e tutta la verità e del bene (OMS, p. 317).
In breve, credo che la proposta Cardona favorisce un potente risveglio della metafisica: un rinnovamento vigorosa che è non limitato ad enunciare il fallimento dei paradigmi filosofici della ragione assoluta, a conferma di una forte dose di scetticismo moderno negazione di incapacità di trascendere il fenomeno. Cardona inverte il progetto di ritorno nietzschiano per l' uomo precedente auspica un "uomo futuro", che si alza e rimane in piedi con l'aiuto di una metafisica ispirata dal cristianesimo e portato a termine con intelligenza e responsabilità. 52 Secondo Cardona, l'oblio dell'essere conduce ad una scelta di amore disordinato di sé, che comporta la rimozione di apertura spontanea per il mondo della ragione stessa, e l'esclusione preliminare della luce della fede. Quindi, può essere superata solo attraverso la conversione autentica, di fornire, nella fonte metafisica della memoria, l'emergere di memorie-nostalgia propria origine in Dio, causa prima e il fine ultimo dell'uomo.
Lo Zarathustra di Nietzsche
Di Francesco Cardone
1. Introduzione.
Il così parlò Zarathustra è indubbiamente l’opera più ricca e complessa che Nietzsche abbia mai scritto. Ci troviamo di fronte ad un’opera che già per il suo stile crea delle grandi difficoltà. Essa infatti si presenta sia come un grande poema sia come una grande opera filosofica. Tantissimi autorevoli filosofi hanno speso centinaia di pagine[1] su quest’opera, sviluppando interpretazioni spesso assai distanti tra loro, che ovviamente non indicano l’incoerenza dell’opera di Nietzsche, ma semmai l’enorme ricchezza che questo testo porta con sé, una ricchezza che non si lascia imbrigliare in un’unica tesi interpretativa, lasciando aperta la strada per infinite altre interpretazioni.
I temi che questo testo affronta sono le vie portanti dell’intero pensiero di Nietzsche: la dottrina del superuomo, La volontà di potenza e l’eterno ritorno. Ma questi temi non sono affrontati da Nietzsche mediante una sintassi filosofica, o con i consueti aforismi, come nelle opere precedenti, qui ci troviamo di fronte ad un “nuovo testo”[2]. Un testo che fa suo sia il rigore del discorso filosofico sia la proliferazione semantica del testo poetico, nel senso che i grandi temi del pensiero di Nietzsche sono per così dire sciolti in un tessuto poetico di grande impatto, fatte di visioni che mostrano lo strato profondo del suo discorso filosofico. Questo significa però che il linguaggio poetico non è semplicemente l’abito che Nietzsche sceglie per esporre i suo argomenti filosofici, questi argomenti sono un tutt’uno con le visioni poetiche, sono per così dire la carne di questi temi. Esporre ad esempio il tema dell’eterno ritorno mediante una visione[3] enigmatica non è per Nietzsche una scelta secondaria, ma una necessità che inerisce lo stesso significato del tema, la visione è cioè un tutt’uno con il senso dell’eterno ritorno.
Un’ermeneutica dell’opera di Nietzsche richiede quindi questa premessa, in cui cioè forma e contenuto vengano ascoltati come un unicum. Questo unicum mostra il tramonto dell’Occidente e l’aurora di una nuova dimensione dell’uomo. Pars destruens e pars construens sono qui intimamente “inanellati”, e si incarnano in visioni straordinariamente significative.
Il nostro intento sarà quindi il rilievo di questo movimento di affrancamento dell’uomo dalla sua tradizione e, ad un tempo, l’annuncio di una nuova aurora, che si mostra per cenni enigmatici, rilevando come tutto il pensiero di Nietzsche ruoti attorno al “pensiero abissale” dello Zarathustra: l’eterno ritorno dell’uguale.
2. Zarathustra. Colui che annuncia.
Prima di iniziare l’esposizione dei contenuti del Così parlò Zarathustra dobbiamo chiarire la figura dello Zarathustra, capire perché Nietzsche ha scelto questa figura per annunciare le sue tesi di fondo. Lo Zarathustra non è certamente un personaggio che Nietzsche si è inventato. Zarathustra è colui che deve annunciare una nuova dimensione del mondo e quindi dell’essere. In primo luogo quindi lo «Zarathustra è l’espressione originaria, ricca di immagini e di parabole, di una “rivelazione”»[4].
Per capire fino in fondo il carattere dello Zarathustra faremo riferimento al prezioso contributo di Heidegger nel saggio Chi è lo Zarathustra di Nietzsche?. Il titolo dell’opera è Così parlò Zarathustra. Questo significa che il compito di Zarathustra è quello di parlare: «Zarathustra parla. È un parlatore»[5]. Colui che porta un annuncio. Nella lingua tedesca la parola che indica il carattere orale dello Zarathustra è Fürsprecher che significa sia portavoce che avvocato[6]. Ed infatti nel brano Il convalescente Zarathustra dice «Io, Zarathustra, l’avvocato della vita, l’avvocato del dolore, l’avvocato del circolo»[7]. Chiarisce Heidegger: «Zarathustra parla a favore della vita, della sofferenza, del circolo, e questo egli proclama. Questi tre termini; “vita – sofferenza – circolo” sono connessi, sono la stessa cosa»[8]. Dire che tutti e tre questi termini sono la stessa cosa vuol dire che si alimentano vicendevolmente. La vita per Nietzsche è sinonimo di volontà di potenza, ma ogni cosa che vive soffre, o anche tutto ciò che soffre vuole vivere. Il mondo di Nietzsche è un insieme di forze che si contrastano, si urtano, tutte spinte dalla stessa tendenza, appunto la volontà di potenza[9]. In tal senso: «il “circolo” è il segno dell’anello (Ring) il cui lottare (Ringen) ritorna su se stesso e così ottiene (erringt) sempre il ritorno dell’uguale»[10]. Possiamo allora dire che Zarathustra è l’avvocato di tutto l’essente che spinto dalla volontà di potenza soffre, e così vuole questa volontà nell’eterno ritorno dell’uguale.
Un’altra considerazione da fare su Zarathustra noi la ricaviamo da due passi dell’opera, il primo si trova nel prologo, in cui Zarathustra dice «Io vi insegno il superuomo»[11], il secondo si trova nel Il convalescente in cui gli animali di Zarathustra gli dicono «tu sei il maestro dell’eterno ritorno»[12]. Zarathustra è quindi sia colui che insegna, cioè annuncia il superuomo, sia il maestro dell’eterno ritorno.
In questo testo ogni singola parola, come nei grandi poemi, ha la sua esatta collocazione, ogni singola sentenza è per così dire pesata fino in fondo. Ed infatti, il fatto che il suo essere il maestro dell’eterno ritorno non è detto da lui, come nella prima sentenza, è significativo per la figura di Zarathustra. La struttura simbolica in questo secondo caso è straordinaria. L’immagine che Nietzsche dà di questi due animali è così espressa: «Un’aquila volteggiava in larghi circoli per l’aria, ad essa era appeso un serpente, non come una preda, ma come un amico: le stava infatti inanellato al collo»[13]. L’immagine che si ha è quella del «circolo» e dell’«anello». L’animale più orgoglioso e quello più intelligente assumono il loro valore simbolico nel mostrare l’eterno ritorno, il circolo che tutto inanella. Ma gli animali di Zarathustra non dicono solo quello che Zarathustra è – il maestro dell’eterno ritorno –, ma qualcosa di più: «Giacché le tue bestie, Zarathustra, sanno bene chi tu sei e chi devi diventare: ecco, tu sei il maestro dell’eterno ritorno –, questo ormai è il tuo destino!»[14].
Nella sentenza Zarathustra deve divenire quello che è. In tutta l’opera questa trasformazione è vissuta da Zarathustra con grande sofferenza, perché divenire il maestro dell’eterno ritorno è per Zarathustra il passo decisivo, ma anche il più difficile. Ora proprio perché Zarathustra deve divenire il maestro dell’eterno ritorno, all’inizio del suo cammino (tramonto) non lo può già essere, ed infatti nel prologo di Zarathustra sentiamo la prima sentenza «Io vi insegno il superuomo». Il fatto che Zarathustra “insegni” il “superuomo”, è qualcosa che inerisce l’essenza stessa di Zarathustra; questo significa che per comprendere cosa sia Zarathustra, bisognerebbe comprendere cosa intende Nietzsche per Über-mensch. Alla lettera super-uomo, oltre-uomo, indica quell’uomo che va “oltre”, ossia colui che va oltre l’uomo che finora ha abitato nel mondo. Ma «perché l’uomo così com’è e com’è stato non è più sufficiente? Perché Nietzsche riconosce il momento storico in cui l’uomo si accinge ad accedere al dominio della terra nella sua totalità»[15]. Nietzsche profeticamente avverte che sta per subentrare un’epoca storica che porterà al dominio totale dell’uomo su questo pianeta, cogliendo nel contempo il fatto che l’uomo così com’è non è pronto per questo compito.
Seguiamo per adesso il ragionamento di Heidegger per comprendere il senso dello Übermensch e quindi di riflesso il senso della figura di Zarathustra. Si è detto che il superuomo è colui che va oltre l’uomo finora esistente. Il che significa che l’uomo per pervenire al superuomo deve compiere un passaggio. Questo passaggio è pensato da Nietzsche come un ponte: «L’uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo –, un cavo al di sopra di un abisso. Un passaggio periglioso, un periglioso essere in cammino…La grandezza dell’uomo è di essere un ponte non uno scopo: nell’uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto»[16]. Heidegger individua tre cose di questo passaggio: 1) ciò da cui colui che passa si allontana; 2) il passaggio stesso; 3) il luogo dove va colui che passa[17]. Dei tre momenti quello che assume il significato più importante è naturalmente il terzo, poiché è la meta che dà agli altri due momenti il loro significato. Certamente il superuomo direttamente non dice nulla dove questo passaggio porta; parla del passaggio – super-uomo –, ma non quale sia il luogo a cui l’uomo che supera perviene. Per Heidegger il «verso-dove» il passaggio porta rimane nella lontananza. Ma proprio perché si indica il passaggio questa lontananza rimane allo stesso tempo vicina, ossia «quella vicinanza che custodisce il lontano come lontano, perché pensa al lontano e si volge verso di esso»[18]. Ciò sprigiona una tonalità emotiva particolarmente significativa in tutto il Così parlò Zarathustra, quella della nostalgia: «la nostalgia è il dolore della vicinanza del lontano»[19]. Zarathustra come il maestro dell’eterno ritorno che dovrà essere, è egli stesso questo passaggio, essendone il portavoce. Nell’opera questo passaggio è il tema portante della terza parte, che rappresenta il fulcro di tutta l’opera. Ed è significativo che questa sezione sia intrisa di una grande sofferenza, quella appunto della nostalgia.
Per avviare una comprensione, se pur parziale, del luogo che questo passaggio porta, prendiamo in considerazione un brano della terza parte dell’opera, Del grande anelito. Qui Zarathustra intrattiene un colloquio con la sua anima: «Anima mia, io ti insegnai a dire “oggi” come se fosse “un giorno” e “un tempo”, e a danzare al di sopra di ogni “qui” e “lì” e “là” la tua danza circolare»[20]. Con le parole “oggi”, “un giorno” e “un tempo” Nietzsche indica le dimensioni fondamentali del tempo, ossia il presente, il futuro e il passato. Nella metafisica occidentale queste tre dimensioni vengono raggruppate in un unicum mediante il concetto di eternità, ossia dell’”ora” eterno. Anche Nietzsche parla di eternità, solo che per quest’ultimo l’eternità non consiste in uno stare, quello dell’”ora” eterno, ma in un “eterno ritorno dell’uguale”. La metafisica fondando l’eternità – ad esempio l’essere eterno di Parmenide – pone un contrasto insolubile tra questa dimensione ed il divenire; Nietzsche invece, facendo sua la lezione del divenire eracliteo, vuole porre l’eterno nel divenire stesso. Ma in che modo è possibile fondare questo nuovo senso dell’eterno? Tutto ciò che si inoltra nel divenire non è destinato al suo successivo tramonto, senza più farvi ritorno? Come può l’ente e in particolare l’uomo ritornare eternamente?
La risposta a questa domanda si trova in un brano della seconda sezione dell’opera intitolato Delle tarantole. Il passo che ci interessa dice: «Giacché: che l’uomo sia redento dalla vendetta – questo è per me il ponte verso la speranza suprema e un arcobaleno dopo lunghe tempeste»[21]. La redenzione dallo spirito di vendetta indica il ponte verso questo nuovo luogo, altrimenti inaccessibile. Ma perché questa redenzione rende possibile il passaggio? E cosa intende Nietzsche per vendetta?
In un altro brano sempre della seconda parte, Della redenzione, dice Zarathustra: «Lo spirito di vendetta: amici, su nient’altro finora gli uomini hanno meglio riflettuto, e dov’era sofferenza, sempre doveva essere una punizione»[22]. Da questi due brevi passi si comprende che l’ostacolo a partire dal quale è possibile il passaggio verso la meta dello Über-mensch, è lo spirito di vendetta. Bisogna allora capire cosa Nietzsche intende per vendetta. Da questo chiarimento si comprenderà qualcosa in più sul perché Zarathustra è sia l’avvocato della vita, del dolore e del circolo, sia il maestro dell’eterno ritorno e del superuomo.
In primo luogo, lo spirito di vendetta non è qualcosa che riguarda un particolare tipo d’uomo, ma riguarda la totalità dell’uomo fino adesso esistito, dice infatti Zarathustra nel brano Della redenzione: «Lo spirito di vendetta: amici, su nient’altro finora gli uomini hanno meglio riflettuto; e dov’era sofferenza, sempre doveva essere una punizione». Heidegger nota che il rapporto che si instaura tra l’uomo e l’essente, mediante la vendetta, non riguarda un particolare essente, ma l’essente nella sua totalità, ossia l’essere dell’essente[23]. La vendetta è quindi intesa non in termini etico-morali, ma metafisici. Ma cosa significa precisamente vendetta (Rache)? La parola tedesca per dire vendetta è Rache, dal verbo rächen (vendicare), che a sua volta rimanda a wreken, urgere, col significato di urtare, spingere, inseguire, dare la caccia. Questi significati indicano una contrapposizione tra colui che si vuole vendicare e ciò di cui ci si vuol vendicare. La vendetta per sua natura è ispirata dal sentimento di colui che si sente vinto, che ha subito un danno; questo comporta che chi si vuol vendicare, vuole abbassare il suo avversario ad un livello di subalternità, vuole cioè rovesciare il rapporto dato dal danno ricevuto. Si è detto però che la vendetta nel linguaggio nietzschiano ha una portata metafisica, non si esaurisce cioè nella semplice vendetta di un individuo nei confronti di un altro. Ora, nell’epoca moderna la struttura dell’essere dell’essente ha assunto una dimensione differente rispetto alla struttura antica, questa struttura, che parte dal cogito cartesiano fino all’idealismo tedesco, è caratterizzata dalla volontà. La volontà qui – in particolare nell’idealismo tedesco – non è semplicemente una facoltà dell’uomo, ma indica lo stesso essere dell’essente nella sua totalità: l’essere dell’essente si determina nell’epoca moderna come volere[24]. Questo comporta anche che il pensiero, pensando l’essere dell’essente, conformandosi ad esso, è il pensiero della volontà. Visto in questi termini, il pensiero di Nietzsche non si distanzia dal pensiero moderno, anzi porta a compimento l’essenza dell’essente come volontà. Eppure Nietzsche afferma che il pensiero degli uomini è condizionato dallo spirito di vendetta, che si esprime come: «l’avversione della volontà contro il tempo e il suo ‘così fu’»[25]. Nella vendetta la volontà è in conflitto, ed è in conflitto proprio col “tempo”, espresso dal “così fu”. Il tempo diveniente, come si è accennato, è caratterizzato da tre dimensioni: il passato, il presente ed il futuro. Ogni cosa immersa nel divenire è condizionata dal suo passare, dal suo schiudersi nell’apparire per rimanervi per un certo lasso di tempo e poi svanire. Ciò che svanisce è ciò che passa, ciò che esce fuori dal presente. Nietzsche quando mostra cosa sia la vendetta indica una doppia avversione della volontà quella nei confronti del tempo e quella nei confronti di una specifica dimensione del tempo, il “così fu”, il passato. La volontà nella vendetta è avversa nei confronti del passare del tempo, ossia di quella dimensione del tempo di cui la volontà non può far nulla. E non può far nulla perché il tempo è irreversibile, ciò che passa non può tornare. L’ente che nel suo divenire passa, passa nel non essente, in quello che la metafisica greca chiama µ?` ??´?, il ni-ente. La volontà non ha potere nei confronti di ciò che passando diventa ni-ente. Eppure l’uomo sta per entrare nella fase in cui dominerà l’essente nella sua totalità, questo significa che per fare ciò, per essere veramente pronto per questo destino, deve superare questa avversione, redimersi dallo spirito di vendetta. Senza questo passo l’uomo non potrà mai oltrepassare se stesso.
Questo oltrepassamento comporta che la volontà, l’essere dell’essente, sia libera, non costretta dai lacci del “così fu”, dall’avversione nei confronti del passato. In ultimo, questo significa che il passato non deve passare e andare nel niente, il passato deve permanere. Solo se permane, la volontà è veramente libera, solo se cioè l’ente che passa permane, la volontà è compiutamente l’essere dell’essente. «Ma come può il passare rimanere? Solo in quanto, come passare, non solo sempre va, ma anche viene sempre. Soltanto in quanto il passare e ciò che in esso è passeggero ritorna, nel suo venire, come l’uguale. Ma questo ritorno stesso è qualcosa di permanente solo se è un ritorno eterno. Il predicato della “eternità” appartiene, secondo l’insegnamento della metafisica, all’essere dell’essente»[26]. Questo significa che con la redenzione dello spirito di vendetta si compie il passaggio verso la volontà che colloca l’essente nell’eterno ritorno dell’uguale; ecco perché Zarathustra è l’avvocato del circolo. Questa redenzione della volontà, la stessa che redime l’essente dal passato nullificante, rende possibile il passaggio dell’uomo, il suo superamento, l’evenire del superuomo.
Zarathustra è infatti sia colui che insegna il superuomo, ma principalmente il maestro dell’eterno ritorno, ed è proprio perché egli è in primo luogo il maestro dell’eterno ritorno che può essere colui che insegna il superuomo. Questo significa che è proprio per il pensiero dell’eterno ritorno che è possibile il passaggio del superuomo. Questo pensiero è per Nietzsche il pensiero «più abissale», ed infatti è il pensiero che nello Zarathustra viene esposto per ultimo e solo in modo enigmatico.
Comprendere quale sia il significato della figura di Zarathustra significa comprendere quello che egli annuncia ed insegna, la sua figura è tutta nella sua opera, in quello che Zarathustra porta agli uomini. Egli è sia colui che annuncia il superuomo sia il maestro dell’eterno ritorno, queste due componenti non sono separate, ma sono un unicum, si richiamano vicendevolmente. Questo significa che l’eterno ritorno dell’uguale non è semplicemente una nuova idea del tempo, che per giunta non è neppure nuova, ma anzi rimanda all’idea della circolarità del cosmo greco, e non solo. Non possiamo cioè ridurre l’eterno ritorno come fa il nano nel brano La visione e l’enigma ad una semplice constatazione sulla circolarità del tempo cosmico, esso riguarda l’essenza stessa della volontà, e della sua redenzione.
Veniamo allora al punto nodale del tema della redenzione dello spirito di vendetta. Come può la volontà essere redenta da quel macigno del “così fu” che non si lascia smuovere? Come può la volontà interrompere il susseguirsi inesorabile di colpa e punizione? Solo con la capacità della volontà di creare. Afferma Zarathustra in tal senso: «Via da tutte queste filastrocche, io vi condussi quando vi insegnai: “la volontà è qualcosa che crea”… Finché la volontà che crea non dica anche: “ma io così voglio! Così vorrò!”»[27]. la volontà si redime solo se essa stessa diventa veramente partecipe della creazione, solo se è capace di questo atto di pura creazione, la volontà si redime dall’avversione verso il passato. La volontà trasfigurata non vede più nel passato un macigno inesorabile, ma ciò che in quanto voluto ritorna sempre. Il superuomo è colui che compie questo passaggio, oltrepassa il macigno del “così fu”, mutandolo in un “così volli”. Ma perché tutto questo possa accadere l’uomo stesso deve mutare, in lui deve succedere una metamorfosi.
Zarathustra, colui che annuncia il superuomo, il maestro dell’eterno ritorno, in primo luogo deve insegnare agli uomini la grande metamorfosi. Solo a partire da questa metamorfosi è possibile qualcosa come la redenzione dallo spirito di vendetta. La metamorfosi non è però semplicemente qualcosa che Zarathustra insegna, essa è qualcosa che lo stesso Zarathustra compie all’inizio del suo cammino (tramonto); di questo ne è testimone il vegliardo che vede Zarathustra scendere dalla montagna: «questo viandante non mi è sconosciuto: alcuni anni fa è passato di qui. Zarathustra era il suo nome; ma egli si è trasformato. Portavi allora la tua cenere sul monte: oggi vuoi portare nelle valli il tuo fuoco?…Sì, riconosco Zarathustra. Puro è il suo occhio, né disgusto si cela sulle sue labbra. Non incede egli a passo di danza? Trasformato è Zarathustra, un bambino è diventato Zarathustra, Zarathustra è un risvegliato»[28].
3. Le tre metamorfosi.
La grande metamorfosi è in realtà tripartita, il ponte verso il superuomo pone tre grandi mutamenti, senza i quali e il superuomo e la dottrina dell’eterno ritorno come anche la volontà di potenza non potrebbero essere chiariti.
Le tre metamorfosi dello spirito sono quella in cui «lo spirito diventa cammello, e il cammello leone, e infine il leone fanciullo»[29].
Lo spirito cammello è caratterizzato dalla capacità di portare su di sé i pesi più gravosi, è lo spirito della sopportazione, del dovere. «Che cosa è gravoso? Domanda lo spirito paziente e piega le ginocchia, come il cammello, e vuol essere ben caricato»[30]. Il peso che questo spirito sopporta compiaciuto, è il peso della trascendenza, dell’idealismo. Questo spirito rifiuta compiti facili, vuole essere sottoposto sempre a compiti gravosi, e vuole ubbidire a molti. In ultima analisi lo spirito-cammello vuole il suo “dovere”, vuole il peso che appunto la categoria del dovere implica. Tutta la sua volontà è concentrata sul dictat “io devo”[31]. In questa prima metamorfosi la categoria del volere è tutta immersa in quella del dovere.
Ora, si è detto che l’affrancamento della volontà dallo spirito di vendetta si ottiene mediante queste tre metamorfosi. È quindi paradossale che questo affrancamento debba iniziare mediante questa prima metamorfosi, che appunto più che affrancare attanaglia la volontà, la lega ad una servitù gravissima. Forse Nietzsche ci vuole dire che la via del superuomo è una via estrema, una via che necessita di vivere la sofferenza al suo massimo livello. Solo se cioè l’uomo assume su di sé il peso più grande della sofferenza del dovere, può affrancarsi da quest’ultimo. Questa liberazione più accadere solo quando l’uomo raggiunge nel deserto la sua più profonda solitudine: «ma là dove il deserto è più solitario avviene la seconda metamorfosi: qui lo spirito diventa leone, egli vuol come preda la sua libertà ed essere signore nel proprio deserto»[32]. Se la prima metamorfosi porta al massimo grado il peso della morale, con la seconda metamorfosi si ha il capovolgimento. La tensione è perciò massima, in quanto lo spirito-leone capovolge completamente lo stato in cui si trovava precedentemente, negando completamente tutta la morale, il peso appunto che nello spirito-cammello rappresentava il senso della sua esistenza. Ed infatti in questa nuova metamorfosi lo spirito-leone vede nel “dovere” il suo ultimo nemico: «Qui cerca il suo ultimo signore: il nemico di lui e del suo ultimo dio vuol egli diventare, con il grande drago vuol egli combattere per la vittoria. Chi è il grande drago, che lo spirito non vuol più chiamare signore e dio? “Tu devi” si chiama il grande drago. Ma lo spirito del leone dice “io voglio”»[33]. Ecco quindi il nocciolo essenziale della metamorfosi, “io devo” diventa “io voglio”, e di conseguenza il più grande nemico diventa il “dovere”, simbolicamente raffigurato mediante l’immagine del drago. Il drago è quindi l’immagine della morale, del trascendente, che attanagliano lo spirito, e lo lega a questo mostro: «“tu devi” gli sbarra il cammino, un rettile dalle squame scintillanti come l’oro, e su ogni squama splende a lettere d’oro “tu devi!”. Valori millenari rilucono su queste squame e così parla il più possente dei draghi: “tutti i valori delle cose – risplendono su di me”. “Tutti i valori sono già stati creati, e io sono – ogni valore creato. In verità non ha da essere più alcun ‘io voglio’!”»[34]. Il drago mostra come la volontà è impotente, sancisce il divieto di creare. Lo spirito-cammello è infatti colui che è incapace di creare, tutto il peso che egli porta su di se impedisce alla sua volontà di esser libera di produrre nuovi valori, «tutti i valori sono gia stati creati», egli può solo sottomettersi a tali valori. Il “tu devi” corrisponde quindi al “così fu” dello spirito di vendetta. Solo uno spirito affrancato da tale peso può porsi nella disposizione di creare nuovi valori.
L’atto creativo però non è ancora compiuto. Lo spirito-leone non è ancora in grado di creare: «creare valori nuovi – di ciò il leone non è ancora capace: ma crearsi la libertà per una nuova creazione – di questo è capace la potenza del leone»[35]. La libertà del leone è libertà “da”, non libertà “di”, egli per così dire si rende libero per l’atto creativo, ma non per compierlo. «Crearsi la libertà e un no sacro anche verso il dovere: per questo fratelli, è necessario il leone»[36]. Commenta in tal senso Fink: «questa libertà del leone, che dice No, che rifiuta Dio, la morale oggettiva e la cosa metafisica in sé, e le intuisce come illusioni di una alienazione idealistica, non è la libertà radicale: essa è soltanto una libertà negativa, libertà “da”, non libertà “di”»[37]. È certamente un passo essenziale nell’affrancamento della volontà dai tentacoli della morale metafisica, ma non definitivo. Lo spirito-leone è in primo luogo spirito combattivo, spirito che attua un forte attacco nei confronti del “drago”, eppure è proprio questa tensione ad impedire l’ultimo passo, quello della volontà creatrice. La volontà per creare ha bisogno dell’innocenza del fanciullo: «Ma ditemi, fratelli, che cosa sa fare il fanciullo, che neppure il leone era in grado di fare? Perché il leone rapace deve anche diventare fanciullo? Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire sì»[38]. Il frammento 52 di Eraclito dice «a???`? e?st? pa???? pesse???? pa?d?`? ?? ßas?????», “il tempo è un fanciullo che gioca con le tessere di una scacchiera, di un fanciullo è il regno”. È indubbio la grande vicinanza del fanciullo di Nietzsche con quello di Eraclito. Questo viene confermato dal passo successivo di Nietzsche: «Sì, per il giuoco della creazione, fratelli, occorre un sacro dire sì: ora lo spirito vuole la sua volontà, il perduto per il mondo conquista per sé il suo mondo»[39]. È importante notare come l’innocenza del fanciullo sia perfettamente compiuta nel significato della parola gioco, che rileva come la volontà pienamente affrancata crea perché gioca. Bisogna subito dire che il gioco qui non è qualcosa di ludico, non è un affare per così dire leggero. Il gioco è qualcosa di estremamente serio, indica che la volontà può creare liberamente nuovi valori, una nuova configurazione del mondo, perché si immette nella stessa innocenza del divenire, che appunto crea e distrugge “senza perché”. È l’erompere del caos dionisiaco: «bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante»[40]. Il fanciullo è tutto questo: in quanto volontà innocente, è anche volontà creatrice; in quanto creatrice, è un nuovo inizio; ed ancora, in quanto questo nuovo inizio è affrancato dai lacci del “così fu”, è «una ruota ruotante da sola». Il fanciullo è simbolicamente il compimento del superuomo e con esso l’aprirsi dell’eterno ritorno dell’uguale. È indubbio che nel parallelo tra la sentenza di Eraclito e il fanciullo di Nietzsche ci sono anche delle differenze; in particolare per ciò che riguarda la volontà, che nel pensiero di Eraclito sembra assente. La volontà è infatti un concetto moderno, connesso alla figura del soggetto; solo che, appunto, il pensiero di Nietzsche mette in crisi la figura del soggetto, dell’individuo. Il soggetto, a sua volta, è il risultato del pensiero metafisico, e quindi di ciò di cui Nietzsche vuole sbarazzarsi. Il fanciullo nietzschiano si pone in opposizione assoluta rispetto al soggetto moderno, e, la sua volontà, confrontata alla volontà del soggetto, è non-volontà, non nel senso che non ha volontà, ma nel senso che questa volontà è affrancata dal peso della tradizione metafisica: libera di “essere”, e non di “dover essere” (conforme alla tradizione) o di “voler essere” (in contrapposizione alla tradizione, ma essendo in contrapposizione ancora non completamente libera per creare).
La volontà creatrice ed il fanciullo sono la medesima cosa. Il che ci porta al terzo dictat: “io sono”. In questo “io sono” si comprende l’innocenza della volontà creatrice, del fanciullo che giocando fa-mondo, porta allo schiudimento nuove configurazioni del mondo, fondendosi con esso. Se infatti nella prospettiva moderna la volontà del soggetto produce la sua opera, rimanendone però separato, nel fanciullo si ha una sorta di corto circuito tra volontà creatrice ed opera. Nella dimensione cosmologica del divenire, il fanciullo è quella volontà che è coerente con l’innocenza del flusso diveniente, ed è proprio grazie a questa compiuta adesione al divenire cosmico che il fanciullo può a sua volta creare, partecipare al divenire dionisiaco.
Le tre metamorfosi possono essere così sintetizzate: “io devo”, “io voglio”, “io sono”. Il super-uomo è la via che compie questa triplice metamorfosi.
4. Il superuomo e la morte di dio.
Alcuni tratti del Übermensch sono stati già esposti, dobbiamo adesso approfondire questa figura enigmatica. È da notare che i primi discorsi di Zarathustra sono per così dire discendenti, egli parla prima del superuomo, ma quando si accorge di non essere ascoltato parla dell’uomo nella sua qualità di essere un ponte che porta al superuomo, quando poi anche questo discorso non trova ascolto, Zarathustra parla dell’ultimo uomo, ossia dell’antitesi del superuomo.
Zarathustra all’inizio del suo cammino giunge in una città, dove molta gente è radunata al mercato per vedere l’esibizione di un funambolo. Lì Zarathustra decide di insegnare il superuomo. Ecco la prima frase che mostra un primo significato del superuomo: «Il superuomo è il senso della terra. Dica la vostra volontà: sia il superuomo il senso della terra!»[41]. Cosa intende Nietzsche per «terra»? La terra è la natura intesa come ciò a partire dal quale le cose nascono. La terra è la f?s??, ciò a partire dal quale gli enti si schiudono nell’apparire. Essa è perciò il principio della creazione in quanto tale. È lo stesso principio del divenire cosmico, del principio che pone come suo essenziale movimento il processo di produzione-distruzione “senza perché”, privo cioè di un principio razionale che dovrebbe stare al di sopra di questo flusso diveniente. Dire quindi che il superuomo è il “senso” (der Sinn) della terra, significa che egli è il senso del divenire cosmico, compie questo principio perché lo porta alla sua massima espressione, quella appunto del fanciullo.
È importante notare che la terra indica qui la dimensione della morte di Dio, la dimensione in cui colto l’inganno dell’idealismo, Nietzsche ridà alla terra la sua purezza, privata della sua sottomissione nei confronti di verità metafisiche. «Il superuomo, consapevole della morte di Dio, cioè della fine dell’idealismo, della perdita dell’al di là, riconosce nell’al di là idealistico soltanto una utopica immagine riflessa della terra. E alla terra restituisce ciò che le è stato preso a prestito e rapinato; rinnega tutti i sogni dell’al di là e si volge alla terra col medesimo fervore, col quale prima si volgeva al mondo dei sogni, il massimo della libertà umana si volge alla Gran Madre, alla terra dall’ampio petto, e in essa trova i limiti, il contrappeso di tutti i suoi tentativi»[42]. Il superuomo è il senso della terra, affrancata dalla deformazione dell’idealismo platonico, di quel pensiero che vede nel reale solo un pallida immagine del mondo soprasensibile. In questo senso l’annuncio del superuomo annuncia nel contempo la morte di Dio, le due asserzioni costituiscono un unico grande movimento: esso si articola come affrancamento dell’uomo dall’istituzione del soprasensibile, che incatenato ad esso lo aliena dalla sua essenza, quale quello di essere creatore. In sostanza l’uomo stesso si sostituisce a Dio, e in particolare per ciò che concerne la creatio ex nihilo.
Bisogna ribadire che lo Übermensch non è l’uomo, ma lo scopo di quest’ultimo, che per attuarsi deve compiersi il tramonto dell’uomo, solo se cioè l’uomo della tradizione metafisica tramonta, lo Übermensch può compiersi: «la grandezza dell’uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell’uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto»[43].
Noi abbiamo già accennato cosa implica il tramonto dell’uomo nelle tre metamorfosi, che per questo sono un riferimento essenziale per tutto il discorso sviluppato nella prima parte dello Zarathustra. Il punto nevralgico sta nel chiarimento di quell’essenza nascosta dell’uomo che si determina nella sua capacità di creare. Questo tema viene ripreso nel brano Del cammino del Creatore. In esso troviamo quella progressione dell’uomo indicata dalle tre metamorfosi. Progressione che vede l’uomo che si affranca dalla metafisica sempre più solo. «“Colui che cerca, finisce facilmente per perdersi. Ogni solitudine è una colpa”: così parla il gregge. E tu hai fatto a lungo parte del gregge»[44]. Quando lo spirito-cammello inizia la sua metamorfosi in spirito-leone, si protende verso un cammino di solitudine, che il gregge considera una “colpa”, qualcosa di spregevole, e che pur nell’affrancamento continua ad abitare dentro di sé: «La voce del gregge continuerà a risuonare dentro di te. E quando dirai “Io non ho più la vostra stessa coscienza”, ciò sarà un lamento e un dolore»[45]. Lo spirito-leone, l’“io voglio”, è immerso in un grande dolore, vive certo l’affrancamento, ma sente nel contempo il fantasma di ciò che ha abbandonato. Il drago, infatti, che il leone vuole combattere, è lui stesso, ciò che di sé si vuol liberare. Il punto nevralgico è quindi la capacità del leone di trasformarsi in fanciullo, in un nuovo inizio: «Sei una nuova forza e un nuovo diritto? Un moto primo? Una ruota che corre da sé? Sei capace di costringere le stelle a ruotarti intorno?»[46]. L’ultima metamorfosi, lo Übermensch, è certamente la più difficile, e questo perché non implica semplicemente una grande capacità di superarsi, ma, ancor di più, di non portarsi dentro di sé il fantasma delle proprie catene[47]: «Libero, ti chiami? Voglio sentire il tuo pensiero dominante e non che sei sfuggito a un giogo»[48]. Anche qui la libertà dello Übermensch non è libertà “da”, ma libertà “di”: «Libero da che cosa? Che importa a Zarathustra? Ma il tuo occhio deve limpidamente annunciarmi: libero per che cosa?»[49]. Libero quindi di creare il proprio mondo, la propria legge, e di esserne allo stesso tempo l’esecutore: «Sei capace di essere per te stesso il giudice e il vendicatore della tua legge?»[50].
Colui che crea una nuova legge è massimamente solo e, come si è visto, il gregge disprezza il solitario, eppure colui che crea deve non di meno porgere la propria legge agli altri: «Ingiustizia e lordura essi gettano verso il solitario: ma, fratello, se vuoi essere una stella, devi nondimeno rilucere anche per loro!»[51]. Nel brano Della virtù che dona Zarathustra dice: «Simile all’oro, luccica lo sguardo di colui che dona. Lo splendore dell’oro sigilla la pace tra la luna e il sole»[52]. Colui che crea dona, dona se stesso, e per questo si sacrifica per qualcosa di superiore: «Questa è la vostra sete, diventare voi stessi vittime e doni: e per questo avete la sete di accumunare tutte le ricchezze nella vostra anima»[53]. La sete di colui che crea è insaziabile, perché è insaziabile la sua volontà di donare. Simile ad uno specchio è il suo creare, egli riceve tutte le ricchezze della “terra”, per poi donarle agli uomini: «Voi costringete tutte le cose a venire a voi e dentro di voi, perché riscaturiscano dalla vostra sorgente come doni del vostro amore»[54]. È questo per Nietzsche un egoismo benefico, perché appunto non si limita all’appropriamento di tutte le ricchezze, colui che crea è un «predone di tutti i valori», solo perché diventi «amore che dona». Questo però più accadere solo quando lo spirito-leone si sia affrancato dall’idealismo, solo quando faccia della “morte di dio” l’inizio della sua libertà per creare: «L’egoismo ricco, che dona se stesso, che non vuole conservarsi, ma vuole sempre mutarsi in una vita più ricca, più piena e più potente, in una vita straripante e prodiga della sua ricchezza, questo impeto della vita verso una superiore potenza, la vita turgida che si eleva, questa ricerca di sempre nuovi autosuperamenti, è il vero modo di essere dell’uomo liberatosi da Dio, del creatore»[55]. Ma esiste anche un egoismo malato, quello di colui che ruba e non dà nulla: «Con occhio di ladro esso guarda a tutto quanto luccica; con l’avidità della fame conta i bocconi a chi ha da mangiare in abbondanza; e sempre si insinua alla tavola di coloro che donano»[56]. È questo egoismo sinonimo di «degenerazione», di una mente che vuole tutto per sé e nulla dona: è la mentalità del gregge, quella che vive sotto il peso di Dio. Solo quindi con la morte di dio l’uomo può conquistarsi la sua libertà per creare, di quel creare che fa dello Übermensch il senso della terra: «Rimanetemi fedeli alla terra, fratelli, con la potenza della vostra virtù! Il vostro amore che dona e la vostra conoscenza servano il senso della terra! Così vi prego e vi scongiuro. Fate che essa non voli via dalle cose terrene e vada a sbattere con le ali contro muri eterni! Ahimè, vi è stata sempre tanta virtù volata via! Riportate, come me, la virtù volata via sulla terra – sì riportatela al corpo e alla vita: perché dia un senso alla terra, un senso umano!»[57]. Le virtù dell’uomo sono state sempre strappate via dalla terra, immolate al dio, all’eterno; e questo è per Nietzsche in antitesi con il vero senso dell’uomo, che appunto è un tutt’uno con il senso della terra: lo Übermensch.
Sino ad oggi «l’uomo è stato un tentativo», ed ha errato in cento modi, immolando ciò che di virtuoso vi era in lui; questo errare è per l’uomo la sua eredità. È questa l’eredità contro cui l’uomo, lo spirito-leone, deve combattere, perché sia ancora capace di creare. La morte di dio dona all’uomo quella libertà inesauribile, che ancora non ha scorto: «Mille sentieri vi sono non ancora percorsi; mille salvezze e isole nascoste della vita. Inesaurito e non scoperto è ancor sempre l’uomo e la terra dell’uomo»[58]. Ma perché l’uomo sia veramente capace di esprimere la sua essenza, mai compiuta, egli stesso deve tramontare, e con lui deve tramontare la sua eredità, il suo essere ancora servo del trascendente; Dio deve tramontare con l’uomo che porta il suo peso; quest’ultimo deve perciò assolvere il compito di essere un ponte tra l’animale e il superuomo: questo il grande meriggio.
«Morti sono tutti gli dèi: ora vogliamo che il superuomo viva» – questa sia un giorno, nel grande meriggio, la nostra ultima volontà! –»[59].
5. La volontà di potenza.
Se la prima parte del Così parlò Zarathustra è sostanzialmente dedicato all’annuncio del superuomo e della morte di dio, che come si è visto rappresentano un unico movimento; la seconda parte accenna ad un altro tema fondamentale del pensiero di Nietzsche: la volontà di potenza. Bisogna però chiarire che questo tema non è il nucleo essenziale intorno a cui gira questa seconda parte. Esso infatti verrà veramente affrontato solo nelle opere successive allo Zarathustra. Infatti, questo tema, come ancor di più l’eterno ritorno, non viene mostrato mediante una esposizione rigorosa, ma per simboli, per cenni; questo anche perché un pensiero che voglia veramente affrancarsi dalla tradizione, non può parlare mediante il linguaggio della metafisica, deve in un certo qual modo crearne un altro, un linguaggio che il gregge considera «folle», ed è quello che Nietzsche tenta di fare nello Zarathustra.
La volontà di potenza è la medesima volontà creatrice, quella appunto che vuole creare nuovi mondi, nuove configurazioni dell’essente, ma, come si è ripetutamente visto, questa volontà può adempiere il suo compito, solo se si affranca dal giogo del trascendente; colui che crea, infatti, sarebbe limitato, circoscritto se esistessero gli dèi, il suo creare sarebbe pieno di divieti, istruzioni, ordini: «se vi fossero degli dèi, come potrei sopportare di non essere dio! Dunque non vi sono dèi»[60]. Si noti che qui la non esistenza di dio non viene dimostrata medianti argomenti di ordine metafisico, ma semplicemente perché dio impedisce all’uomo di compiere la sua essenza, fin quando dio tiene nel suo giogo l’uomo, quest’ultimo non potrà liberare la sua volontà creatrice, il suo scopo ultimo. La volontà veramente affrancata è quella che non parla più mediante simboli dell’Eterno, dell’Uno, dell’Imperituro: «invece i migliori simboli debbono parlare del tempo e del divenire: una lode essi debbono essere e una giustificazione di tutto quanto è perituro!»[61]. La volontà creatrice, per sua stessa natura, è coerente con il divenire, quale processo di produzione-distruzione dell’ente, è anzi la sua più nobile espressione: «il superuomo è il senso della terra». Commenta in tal senso Fink: «il tempo reale, della cui esistenza non si può non tener conto, che non si può mai oltrepassare, l’andare e il venire delle cose, il mutamento continuo, l’impetuoso e sibilante passare di tutto ciò che è perituro, questo soltanto è la via del creatore; egli ha la sua patria ventosa nel terreno e nel passeggero; il suo creare stesso è costruire e distruggere, progettare mete finite e superarle; il creatore, che soltanto con la morte di Dio conquista la sua estrema libertà e apre a se stesso la terra, sta espressamente e volontariamente nel tempo, accetta la caducità e, con ciò, la sua propria fine»[62]. Lo Über-mensch esprime un continuo autosuperamento di sé, ma questo è possibile solo se l’uomo vive completamente la propria finitezza, come anche la finitezza di tutto l’ente. Il suo superamento è sempre superamento di qualcosa di finito, egli continua a costruire sopra di sé, distruggendo ciò che era, e cercando ciò che non è ancora. La finitezza qui non è più il germe dell’angoscia che l’uomo cerca di curare con il farmaco dell’eterno, ma lo spazio esistenziale a partire dal quale la volontà è libera di creare. Il suo creare è in primo luogo un giocare con il tempo cosmico diveniente, ed è il fanciullo che può compiere questo gioco: «il tempo è un fanciullo che gioca con le tessere di una scacchiera, di un fanciullo è il regno».
La volontà creatrice, creando il proprio mondo, crea conoscenza: «Anche nel conoscere io sento solo la mia volontà che gode di generare e di divenire; e se nella mia conoscenza è innocenza, ciò accade perché in esse è volontà di generare»[63]. Al di là del pensiero dell’eterno, del trascendente, la conoscenza più essere solo frutto della volontà di colui che crea, perché essa stessa non è altro che il “senso” dell’unica realtà che per Nietzsche tutto domina: il divenire.
Il rapporto tra la volontà di potenza e il divenire come “motore” di ogni atto creativo è affrontato da Nietzsche nel brano Della vittoria su se stessi. Vediamo in breve i contenuti di questo brano.
Colui che crea, crea il proprio mondo, dà quindi forma a tutto l’essere con il proprio pensiero: «Volontà di rendere pensabile tutto l’essere: così chiamo io la vostra volontà!»[64]. Tutto l’essere «deve anche adattarsi e piegarsi a voi! Così vuole la vostra volontà. levigato deve diventare e soggetto alla spirito, come suo specchio e immagine riflessa»[65]. In un aforisma della fine del 1886 Nietzsche afferma: «Imprimere al divenire il carattere dell’essere – è questa la suprema volontà di potenza»[66]. Si comprende quindi che la volontà creatrice, la volontà di potenza, è in primo luogo la volontà di operare attivamente al divenire dell’ente, essere demiurgo dell’ente. Questo però non vale solo per l’uomo affrancato dalla tradizione, ma proprio quest’ultima “crea” i propri valori perché mossa da questa forza primigenia: «Sul fiume del divenire avete posto la vostra volontà e i vostri valori; ciò che dal popolo viene creduto bene e male si tradisce a me come un’antica volontà di potenza»[67]. È questo un punto essenziale del pensiero di Nietzsche, egli afferma che “tutto” è mosso dalla volontà di potenza, anche tutta la tradizione occidentale, anche il cosiddetto gregge, è in ultima analisi volontà di potenza. Il punto semmai è comprendere fino in fondo questo principio ancestrale. I valori che indicano cosa sia “bene” e cosa sia “male”, sono frutti di questa volontà, ma la tradizione interpreta male la “genesi” di questi valori, perché li rapporta ad un principio trascendente, che cioè sta “al di là” del divenire. La metafisica platonico-cristiana afferma che il “bene” è emanazione dell’ente supremo, non certamente un modo con cui la volontà di potenza crea una nuova configurazione del mondo. Ecco, allora, la grandezza del pensiero di Nietzsche, quello di mostrare la volontà di potenza nella sua terribile “purezza”, «al di là del bene e del male»; è questo “al di là” il vero “al di qua” del mondo, della terra che crea e distrugge se stessa senza alcun principio metafisico, ma come semplice autosuperamento di sé, come volontà di potenza: «Non il fiume, saggissimi, è il vostro pericolo e la fine del vostro bene e male: bensì quella volontà stessa, la volontà di potenza, – l’inesausta volontà della vita»[68].
Vediamo adesso come si struttura la vita in termini di volontà di potenza.
In primo luogo Zarathustra nota che ogni essere vivente tende all’obbedienza, «ogni essere vivente è un essere che obbedisce»[69], ma anche chi comanda «comanda a colui che non sa obbedire a se stesso». L’essere vivente, o come schiavo o come signore, tende sempre all’obbedienza. Ma cosa rende possibile questa primordiale tendenza dell’essere vivente? «Ogni volta che ho trovato un essere vivente, ho anche trovato la volontà di potenza; e anche nella volontà di colui che serve ho trovato la volontà di essere padrone. Il debole è indotto dalla sua volontà a servire il forte, volendo egli dominare su ciò che è ancora più debole»[70]. Ogni essere vivente è in primo luogo mosso dalla volontà di potenza, questo vale non solo per il forte, ma anche per il debole che, mettendosi sotto la protezione servile del forte, “vuole”, a sua volta, dominare chi è più debole di lui. È importante anche notare che chi massimamente si dedica al comando, con eguale grandezza arrischia se stesso, mette in pericolo la sua vita, «per amore della potenza»: «questa è la dedizione del più grande: temerità e pericolo, e un giuoco di dadi con la morte»[71]. Il pericolo supremo è di colui che mette in gioco se stesso e così si autosupera; è insomma l’autosuperamento a rendere la volontà di potenza in pericolo. Ma, come si è detto, è la “vita stessa” ad essere volontà di potenza, e quindi sempre in bilico: «la vita stessa mi ha confidato questo segreto. “Vedi, disse, io sono il continuo, necessario superamento di me stessa”»[72]. Quanto più l’uomo si approssima, al di là del bene e del male, a questa forza vitale, tanto più egli deve arrischiarsi. La tendenza della vita per Nietzsche non è quella della sua preservazione, ma dell’autosuperamento. Essa sacrifica se stessa per qualcosa di più grande. Non c’è insomma nessuna volontà di esistere: «ciò che non è, non può non volere; ma ciò che è nell’esistenza, come potrebbe ancora volere l’esistenza!»[73]. Ed ancora: «solo dove è vita, è anche volontà: ma non volontà di vita, bensì…volontà di potenza!»[74].
Come la stessa vita, colui che crea immola se stesso per qualcosa di superiore, bisogna insomma essere dei distruttori se si vuole creare qualcosa di nuovo: «E vada pure in frantumi tutto quanto può andare in frantumi per le vostre verità! Vi sono ancora case da costruire!»[75].
Si vede da tutto ciò come la volontà di potenza e l’autosuperamento dello Über-mensch siano un tutt’uno; lo Übermensch è il senso della terra, perché quest’ultima si manifesta come continuo superamento di sé; la volontà di potenza è la tensione cosmica del divenire. Il nesso tra volontà di potenza e il tempo diveniente è quindi evidente: la volontà di potenza può svolgersi solo nel tempo, e proprio nel tempo della finitezza, altrimenti non potrebbe superare gli stadi finiti del divenire.
Il punto essenziale adesso da comprendere è se questo autosuperamento sia infinito, se cioè i momenti finiti del tempo, continuamente superati, siano infiniti; se insomma il tempo diveniente sia una linea ascendente infinita. È quindi a partire da questo problema che si instaura il pensiero dell’eterno ritorno dell’uguale. È questo pensiero il “pensiero abissale” di Zarathustra, che non viene espresso in modo rigoroso ma solo per cenni, per immagini, per enigmi. Nel brano finale della seconda parte e che introduce il tema portante della terza parte, L’ora senza voce, Zarathustra è atterrito da una voce invisibile che gli chiede di pronunciare le parole del suo pensiero abissale: «Tu lo sai, Zarathustra, ma non lo dici!»[76]. “L’ora senza voce” chiede a Zarathustra di pronunciare il suo pensiero, ma egli non riesce a farlo: «Ah, vorrei certo, ma come posso! Risparmiami almeno questo! Ciò è al di sopra delle mie forze!»[77]. E la “senza voce” gli risponde: «Che importa di te, Zarathustra! Dì la tua parola e infrangi te stesso!»[78]. Si comprende da queste poche battute quanto sia difficile per Zarathustra compiere quest’ultimo passo. Egli non si sente pronto per questo gravoso compito. Ed infatti “l’ora senza voce” gli dice: «bisogna ancora che tu diventi un fanciullo e senza vergogna. Su te pesa ancora l’orgoglio della giovinezza, sei diventato giovane tardi: ma chi vuol diventare un fanciullo, deve superare anche la giovinezza»[79]. Il pensiero dell’eterno ritorno richiede ancora un ulteriore superamento, quello che porta al fanciullo, «della ruota rotante da sola».
6. L’eterno ritorno dell’uguale.
La terza parte del Così parlò Zarathustra ha come tema portante il pensiero “abissale” di Nietzsche, l’eterno ritorno dell’uguale. Questo pensiero è il centro nevralgico di tutta l’opera, e questo si comprende dal fatto che mentre nella prima parte Zarathustra ridiscende dalla sua montagna per insegnare agli uomini la dottrina del superuomo, e nella seconda Zarathustra è in colloquio con i suoi discepoli, nella terza parte egli ritorna nella sua più profonda solitudine. L’eterno ritorno richiede uno sforzo estremo per Zarathustra, dettato dal fatto che esige un’ultima trasformazione, quella che porta al fanciullo.
Il brano che per primo annuncia l’eterno ritorno è La visione e l’enigma. La dottrina dell’eterno ritorno viene qui esposta mediante una “visione” enigmatica, essa è «la visione del più solitario tra gli uomini»[80]. L’eterno ritorno richiede una solitudine assoluta, e questo perché necessita di una trasformazione nell’intimo dell’uomo. La visione descrive Zarathustra che si inoltra in un sentiero desolante ed in salita: «Un sentiero, in salita dispettosa tra sfasciume di pietre, maligno, solitario, cui non si addiceva più né erbe né cespugli: un sentiero di montagna digrignava sotto il dispetto del mio piede»[81]. È singolare che la visione dell’eterno ritorno si apra con questa natura desolante, sta forse ad indicare che questa dottrina deve prima di tutto essere appresa nella più totale solitudine, solo quando cioè intorno a noi si fa deserto, i nostri pensiero più profondi si schiudono a noi. L’atmosfera è di tetro silenzio, l’unico suono è quello del «crepitio della ghiaia» per l’incedere di Zarathustra.
Il cammino di Zarathustra è in salita – la sua ultima vetta – ed il suo incedere è reso faticoso da una presenza: lo spirito di gravità. È questo spirito il più grande nemico di Zarathustra. In diverse forme noi lo abbiamo già intravisto: è l’avversità del “così fu”, il peso dello spirito-cammello, il drago con cui combatte lo spirito-leone, è ciò che schiaccia con il suo peso la volontà, impedendo a quest’ultima di essere veramente libera di creare. Questo peso adesso rende difficoltoso il cammino di Zarathustra: «Verso l’alto: – sebbene fosse seduto su di me, metà nano; metà talpa; storpio; storpiante; gocciante piombo nel cavo del mio orecchio, pensieri-gocce-di-piombo nel mio cervello»[82]. Se la salita di Zarathustra simbolizza il suo continuo superamento, lo spirito di gravità è ciò che vuole vanificare ogni superamento, ogni anelare dell’uomo a qualcosa di superiore: «O Zarathustra, sussurrava beffardamente sillabando le parole, tu, pietra filosofale! Hai scagliato te stesso in alto, – ma qualsiasi pietra scagliata deve cadere – cadere! O Zarathustra, pietra filosofale, pietra lanciata da fionda, tu che frantumi le stelle! Hai scagliato te stesso così in alto, – ma ogni pietra scagliata deve cadere! Condannato a te stesso, alla lapidazione di te stesso: o Zarathustra, è vero: tu scagliasti la pietra lontano, – ma essa ricadrà su di te!»[83]. Per quanto l’uomo possa erigersi, per quanto la sua opera possa raggiungere vette altissime, alla fine tutto deve ricadere. Se il tempo stesso è un flusso infinito di istanti finiti, l’uomo può certamente superarli, ma non all’infinito. Il progetto dell’uomo, per quanto sia grande, è pur sempre finito. Dice in tal senso Fink: «Tutti i progetti dell’uomo devono alla fine cadere, una salita senza fine non è possibile, poiché lo impedisce il tempo senza fine. In esso si esaurisce ogni forza; esso diventa padrone delle volontà più ostinate, spezza le reni anche alle più possenti speranze. Lo spirito della gravità riporta indietro ogni slancio e lo piega nella caduta…È chiaro che di fronte al tempo infinito ogni tempo diventa assurdo, ogni rischio senza motivo, ogni grandezza si rimpicciolisce. Lo spirito della gravità, qui inteso come coscienza dell’infinità del tempo, impedisce il vero protendersi dell’esistenza nell’apertura cosmica del mondo»[84].
Lo spirito di gravità pone all’intera dottrina di Nietzsche un problema estremo, senza la cui soluzione tutto il pensiero nietzschiano non potrebbe pretendere di porsi fuori dalla metafisica. Se per il pensiero di Nietzsche il divenire è l’unica realtà esistente, bisogna però capire se il flusso diveniente rende possibile l’autosuperamento, proprio della volontà di potenza dello Übermensch; ma bisogna anche capire se questo autosuperamento venga vanificato dall’infinità del tempo, che appunto rimpicciolisce qualsiasi superamento di sé. Se cioè vale l’infinità irripetibile del tempo ogni progetto finito dell’uomo è, per ciò stesso, destinato alla caducità, e la volontà è condannata ad essere legata per sempre allo spirito di vendetta, al “così fu”.
Zarathustra però non si arrende, il suo spirito è pieno di coraggio: «Alt, nano! dissi. O io! O tu! Ma di noi due il più forte son io –: tu non conosci il mio pensiero abissale! Questo – tu non potresti sopportarlo!»[85]. Solo quindi questo «pensiero abissale» può sconfiggere lo spirito di gravità. Ed infatti pronunziate queste parole: «avvenne qualcosa che mi rese più leggero: il nano infatti mi saltò giù dalle spalle, incuriosito! Si accoccolò davanti a me, su di un sasso. Ma, proprio dove ci eravamo fermati, era una porta carraia»[86]. Da qui prende inizio la descrizione del punto nevralgico della visione dell’eterno ritorno. Seguiamo punto per punto i passi di questa visione: «Garda questa porta carraia! Nano! continuai: essa ha due volti. Due sentieri convengono qui: nessuno li ha mai percorsi fino alla fine»[87]. La porta carraia, per sua natura, è un punto di sutura, unisce due vie. Le due vie simbolizzano le due estasi del tempo, il passato e il futuro; entrambe infinite, e quindi impercorribili fino in fondo. «Questa lunga via fino alla porta e all’indietro: dura un’eternità. E questa lunga via fuori della porta e in avanti – è un’altra eternità»[88]. Ma proprio nel punto di sutura esse certamente convergono, ma allo stesso tempo divergono, l’una si contrappone all’altra: «Si contraddicono a vicenda, questi sentieri; sbattono la testa l’un contro l’altro: e qui, a questa porta carraia, essi convergono. In alto sta scritto il nome della porta “attimo”»[89]. Il tempo se visto come un flusso continuo, si presenta come una linea continua ed infinita; se visto invece a partire dell’“attimo”, le due infinità del tempo sono tra loro sia convergenti sia divergenti. L’attimo cioè è il punto a partire dal quale le due infinità si approssimano, ma anche si allontanano. L’attimo crea quindi una estrema tensione tra le due infinità; «ma chi ne percorresse uno dei due – sempre più avanti e sempre più lontano: credi tu, nano, che questi sentieri si contraddicano in eterno?»[90]. Il punto essenziale è quindi capire se questa tensione nell’eternità del tempo venga risolta, oppure no.
Bisogna subito ribadire che l’eterno ritorno non è la semplice affermazione che il tempo è in verità circolare. Infatti, il nano semplifica la descrizione di Zarathustra: «Tutte le cose dritte mentono, borbottò sprezzante il nano. Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è circolo»[91]. Il nano risolve l’enigma in modo sprezzante, non rilevando nessuna difficoltà. Commenta in tal senso Heidegger: «La difficoltà non è per lui tale che valga la pena di parlarne; infatti, se le due vie scorrono nell’eternità, vanno verso la stessa cosa, quindi vi convergono e si conchiudono in un tragitto ininterrotto. Quelle che a noi sembrano due vie diritte che si dipartono l’una dall’altra, non sono in verità che la parte per ora visibile di un grande circolo che ritorna continuamente su se stesso. Le cose diritte sono una parvenza. In verità il loro scorrere è un circolo, cioè la verità stessa – l’ente, così come esso in verità scorre – è ricurvo. Il ruotare-in-circolo-su-se-stesso del tempo e quindi il continuo ritornare dell’uguale, di tutti gli enti, nel tempo, è il modo in cui l’ente nel suo insieme è. Esso è il modo dell’eterno ritorno. Così il nano è giunto a indovinare l’enigma»[92].
Ma Zarathustra rimprovera il nano, accusandolo di prendere questo enigma troppo alla leggera: «Tu, spirito di gravità! dissi io incollerito, non prendere la cosa troppo alla leggera! O ti lascio accovacciato dove ti trovi, sciancato – e sono io che ti ho portato in alto!»[93]. La questione dell’eterno ritorno posta come semplice circolarità del tempo, è per Zarathustra estremamente semplificante, non coglie, cioè, il punto essenziale di questa dottrina. Vediamo come invece Zarathustra pone l’essenza dell’eterno ritorno: «Guarda, continuai, questo attimo! Da questa porta carraia che si chiama attimo, comincia all’indietro una via lunga, eterna: dietro di noi è un’eternità. Ognuna delle cose che possono camminare, non dovrà forse avere già percorso una volta questa via? Non dovrà ognuna delle cose che possono accadere, già essere accaduta, fatta, trascorsa una volta?»[94]. Zarathustra pone il problema dell’eterno ritorno, in primo luogo partendo dall’attimo, e poi problematizzando l’infinità del passato, la cui questione sembra qui essenziale per cogliere l’eterno ritorno. Se cioè il passato è una via infinita, allora qualsiasi nostra possibilità, qualsiasi accadimento, qualsiasi configurazione di questo accadimento, deve essere già sempre accaduto; semplicemente perché l’infinità eterna del passato include, per sua essenza, qualsiasi configurazione del presente: «E se tutto è già esistito: che pensi, o nano, di questo attimo? Non deve anche questa porta carraia – esserci già stata?»[95]. Non semplicemente “questo attimo”, ma anche tutto ciò che ad esso è connesso: «E tutte le cose non sono forse annodate saldamente l’una all’altra, in modo tale che l’attimo trae dietro di sé tutte le cose avvenire? Dunque – – anche se stesso?»[96]. Se tutte le configurazioni dell’accadimento sono già accadute, anche il loro legame con ciò che sta per accadere, deve essere già accaduto, il futuro accadimento, che si approssima a quello presente, proprio così come si schiude nel presente, deve essere già accaduto: «Infatti, ognuna delle cose che possono camminare: anche in questa lunga via al di fuori – deve camminare ancora una volta!»[97].
Se pensato secondo la prospettiva dell’eterno ritorno il passato ed il futuro nell’attimo presente non si contraddicono più, anzi essi si richiamano vicendevolmente, proprio perché se il passato eternamente non è altro che la ripetizione di ciò che accadrà, dall’altra il futuro eternamente non ripete che le infinite configurazioni già presenti nel passato; ecco perché in precedenza Zarathustra domandava se questi sentieri si contraddicono in eterno.
Bisogna insistere sul fatto che Zarathustra non parla semplicemente di circolarità del tempo, come «sprezzante» fa il nano, egli parla delle due eternità del tempo passato e futuro, partendo dall’attimo, dalla «porta carraia», ed è solo partendo da questa constatazione, quella appunto dell’eternità che implica la ripetizione, che rende necessaria la dottrina dell’eterno ritorno: «E questo ragno che indugia strisciando al chiaro di luna, e persino questo chiaro di luna e io e tu bisbiglianti a questa porta, di cose eterne bisbiglianti – non dobbiamo tutti esserci stati un’altra volta? – e ritornare a camminare in quell’altra via al di fuori, davanti a noi, in questa lunga orrida via – non dobbiamo ritornare in eterno?»[98]. Ma questi pensieri sono per Zarathustra estremamente inquietanti: «avevo paura dei miei stessi pensieri e dei miei pensieri reconditi»[99].
Ma perché Zarathustra ha così tanto timore di questi pensieri? In fin dei conti il pensiero dell’eterno ritorno non dovrebbe portare sulla vetta più alta l’intera sua dottrina? Non dovrebbe cioè egli esultare di questo “abissale pensiero”?
E invece no, dette queste ultime parole, ecco che la visione di Zarathustra si fa ancora più cupa; all’improvviso egli sente l’ululare di un cane, e si ricorda di un altro passato episodio in cui vi era il medesimo terrificante ululare. Lo scenario precedente svanisce, il nano, il ragno, la porta carraia; d’un tratto Zarathustra si trova «in mezzo a orridi macigni, solo, desolato, al più desolato dei chiari di luna»[100]. E nelle prossimità del cane che ululava, vide una scena agghiacciante: «Vidi un giovane pastore rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso, cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca»[101]. Cosa simbolizza il giovane pastore e il serpente? Il giovane pastore è Zarathustra stesso, mentre il serpente simbolizza la circolarità dell’eterno ritorno. Ma allora perché Zarathustra è drammaticamente aggiogato dal pensiero che più di tutti dovrebbe invece affrancarlo?
In effetti, l’eterno ritorno ha due differenti letture, l’una delle quali atterrisce Zarathustra. Se infatti l’eterno ritorno mostra che tutti gli accadimenti dovranno in eterno ripetersi, allora la volontà che crea, in verità, non crea nulla di nuovo, perché appunto ciò che di nuovo crea è già stato creato, e non una volta, ma infinite volte. Da questo punto di vista l’eterno ritorno porta all’estremo la sofferenza della verità metafisica; in quanto appunto, come la verità trascendente, l’eterno ritorno, aggioga l’uomo ad una legge eterna.
Ma esiste anche un’altra lettura dell’eterno ritorno, quella per cui ogni nostro decidere, ogni nostra scelta, è una novità assoluta che si eternizza; nel senso che ogni nostro superamento non si esaurisce nel tempo della vita attuale, come vorrebbe lo spirito di gravità, ma eternamente ritorna. Eterno è ogni nostro attimo, e quindi eterna è ogni nostra opera, ogni nostro creare; non perché già da sempre ritornante, ma perché il nostro creare crea un frammento dell’eternità. Il tutto insomma si gioca su come intendiamo l’“attimo”, se l’interpretiamo mediante il primo senso negativo dell’eterno ritorno, allora l’attimo non è altro che il ripetersi eternamente di qualcosa di già deciso, e di cui la nostra volontà non può far nulla; se invece interpretiamo l’attimo mediante il secondo senso positivo dell’eterno ritorno, allora esso è veramente un atto creativo “nuovo” che ritornerà in eterno, o anche qualcosa che io già da sempre ho creato e per sempre ritornerà.
Ed infatti, nella visione Zarathustra prova all’inizio a strappare il serpente dalle fauci del giovane pastore, ma non riuscendoci, grida «Mordi! Mordi! Staccagli il capo! Mordi!»[102]. Il morso non è altro che l’attimo de-ciso dall’uomo che si eternizza per sempre. Infatti, il pastore che mordendo stacca la testa del serpente si trasforma: «Non più pastore, non più uomo, – un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva! Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!»[103]. È il riso del fanciullo eracliteo che in un attimo crea una nuova eterna configurazione del mondo.
La metafisica ha sempre separato la dimensione dell’essere da quella del divenire, anzi possiamo certamente affermare che la metafisica è l’inizio di questa separazione. Ora, Nietzsche tenta un qualcosa di estremo: ricongiungere il mondo dell’essere con quello del divenire. E questo viene compiuto, o per lo meno tentato, proprio con l’eterno ritorno dell’uguale: «Che tutto ritorni, è l’estrema approssimazione di un mondo del divenire al mondo dell’essere»[104]. Questa approssimazione accade proprio nell’attimo, è in esso che l’essere e il divenire si compenetrano. Questo perché nell’attimo non si ha il semplice presentarsi di un essente, che poi diverrà passato, per poi ritornare dopo una sorta di anno cosmico. No, qui l’attimo è il convergere in uno delle tre estasi del tempo e che costituisce, per ciò stesso, l’essente che eternamente ritorna; non quindi l’eterno ritorno di un essente nell’involucro circolare del tempo, ma l’eterno ritorno della sintesi delle tre estasi del tempo nell’attimo dell’essente. Illuminante è in tal senso la proposta interpretativa di Deleuze: «Il rapporto sintetico che l’attimo ha con sé in quanto presente, passato e futuro fonda il rapporto con gli altri attimi. L’eterno ritorno è così la risposta al problema del passare; esso perciò non va interpretato come ritorno di un qualcosa, di un uno o di un medesimo. Intendere l’espressione “eterno ritorno” come ritorno del medesimo è un errore, perché il ritornare non appartiene all’essere ma, al contrario, lo costituisce in quanto affermazione del divenire e di ciò che passa, così come non appartiene all’uno ma lo costituisce in quanto affermazione del diverso o del molteplice. In altre parole, nell’eterno ritorno l’identità non indica la natura di ciò che ritorna, ma, al contrario, il ritornare del differente; perciò l’eterno ritorno dev’essere pensato come sintesi: sintesi del tempo e delle sue dimensioni, sintesi del diverso e della sua riproduzione, sintesi del divenire e dell’essere che si afferma dal divenire, sintesi della doppia affermazione. L’eterno ritorno, allora, non dipende da un principio di identità ma da un principio che, per tutti questi aspetti, deve soddisfare le esigenze di una vera ragione sufficiente»[105]. La sintesi delle tre estasi ha qui un valore ontologico – «imprimere al divenire il carattere dell’essere» –, e quindi l’eterno ritorno è l’eterno costituirsi dell’essere nel differente. Dove per differente Deleuze intende l’essenza stessa della volontà di potenza: «La volontà di potenza è l’elemento dal quale derivano sia la differenza di quantità di forze che siano tra loro in rapporto, sia la qualità che, in questo rapporto, è propria a ciascuna forza»[106]. In tal senso l’eterno ritorno non è altro che la sintesi delle forze, della loro differenza e della loro riproduzione.
Con l’eterno ritorno tutto il pensiero di Nietzsche trova un minimo comun denominatore. Se infatti l’essente è per Nietzsche volontà di potenza, l’eterno ritorno non è altro che il modo in cui la volontà di potenza esiste, come si configura nel divenire.
Come si è detto, tutta la terza parte dello Zarathustra ha come tema dominante l’eterno ritorno, anche se esplicitamente questo pensiero viene nominato solo in due brani, quello testé analizzato e Il convalescente. Tuttavia questo pensiero aleggia su tutti i brani della terza parte, in cui i temi principali delle sezioni precedenti, quali il superuomo, la morte di dio, la volontà di potenza, vengono ripresi e ripensati dal punto di vista dell’eterno ritorno, collocati quindi nella dimensione cosmica della vita.
La contemplazione di Zarathustra si immerge sempre più nell’eternità del cosmo, della sua vastità: «Oh, cielo su di me, puro! fondo! baratro di luce! Nel contemplarti fremo di desideri divini! Gettarmi nella tua altezza – questa è la mia profondità! Calarmi nella tua purezza – questa è la mia innocenza!»[107]. Come il fanciullo i suoi pensieri sono sempre più protesi verso l’immensità che l’eterno ritorno gli apre, che simile al cielo benedice tutte le cose: «su tutte quante le cose sta il cielo caso, il cielo innocenza, il cielo tracotanza»[108]. E tutte le cose sgorgano da questa tracotanza: «L’origine di tutte le cose buone ha mille forme, - tutte le buone cose proterve balzano con voluttà nell’esistenza: come potrebbero far ciò sempre e soltanto – una volta!»[109].
Come si è detto, anche la parte decostruente del pensiero di Zarathustra assume nuova linfa con l’annuncio dell’eterno ritorno. Nel brano Del passare oltre Zarathustra critica la «grande città», simbolo della modernità. Essa indica l’abbandono da parte dell’uomo della vastità del mondo, perché tutto essa rimpicciolisce e smembra: «qui marciscono tutti i grandi sentimenti: qui soltanto sentimentucci scheletriti possono far rumore coi loro ossicini!»[110]. A questa miseria umana Zarathustra propone di passare oltre, e di immergersi nella propria solitudine, per godere della vastità del mondo. La solitudine dei monti è la patria di Zarathustra. È questo un nuovo modo di intendere la patria. Considerarla cioè come il nostro semplice cerchio è per Zarathustra troppo ristretto; per lui la patria è lì dove il mondo è più vasto, dove la terra con le sue radici vive nella più piene apertura del mondo. La solitudine, da questo punto di vista, non è assolutamente chiusura nel puro solipsismo di un uomo che rifiuta la vita, ma, al contrario, completa apertura nei confronti dell’eternità ritornante della vita. Ma questa apertura accade solo quando tocca la nostra più intima essenza, è per questo che bisogna passar oltre il chiasso della città.
Questa contrapposizione tra il rimpicciolimento della dimensione cosmica da parte della tradizione e l’apertura che Zarathustra invece propone, è straordinariamente presente nel brano Delle tre cose malvagie. Quali sono le cose che la tradizione occidentale reputa massimamente malvagie? Esse sono la voluttà, la sete di dominio e l’egoismo. Ma anche qui la tradizione, come massimamente fa l’ultimo uomo, tutto rimpicciolisce, e non coglie la portata cosmica di queste cose. Se viste cioè al di là della dimensione mondana in cui sono state sempre collocate, si scorge una straordinaria ricchezza. La voluttà è «per i cuori liberi innocente e libera, la gioia del giardino terrestre, il traboccante ringraziamento del futuro per il presente»[111]. La volontà affrancata vede nella voluttà la sollevazione dell’esistenza individuale al di sopra di sé nell’infinita catena delle generazioni, vede cioè la propria finitezza anelare l’infinità del tempo, e quindi della sua eterna ripetizione. La sete di dominio apre la storia verso una dimensione sempre più vasta, spinge ogni epoca oltre se stessa in sempre più estesi futuri; la sua sete non si ferma in ciò che è vicino o raggiunto, anzi essa non si ferma mai, perché anela verso la più estrema lontananza. L’egoismo, visto sempre con gli occhi innocenti di Zarathustra, e come già visto in precedenza, non è l’egoismo di una vita meschina, ma la virtù donatrice che si prodiga per la sua sovrabbondanza. Il suo egoismo è in verità il suo estremo sacrificio, che preda le più grandi ricchezze trasmutandole, per poi donarle all’uomo.
Ma questo capovolgimento di tutti i valori della tradizione deve fare i conti con quello che per Zarathustra è il suo più acerrimo nemico: lo spirito di gravità. Con il pensiero dell’eterno ritorno si comprende ancora meglio cosa questo spirito significa: la chiusura cosmica dell’esistenza. Zarathustra contrappone alla pesantezza dello spirito di gravità la leggerezza dello spirito uccello, proprio della sua specie, «sempre pronto e impaziente di volare, di volar via – questa è la mia specie: come potrebbe non esservi qualcosa degli uccelli!»[112]. Il volo dell’uccello mostra la volontà che superando se stessa anela all’eternità del cosmo. Zarathustra è allora colui che insegna agli uomini il volo dell’uccello, solo con esso l’uomo più affrancarsi dallo spirito di gravità, diventando creatore del suo mondo: «Colui che un giorno insegnerà il volo agli uomini, avrà spostato tutte le pietre di confine; esse tutte voleranno in aria per lui, ed egli darà un nuovo nome alla terra, battezzandola – “la leggera”»[113]. Ma l’uomo non è ancora capace del volo, egli sa certamente correre velocemente, ma, come lo struzzo, è ancora aggiogato allo spirito di gravità: «Lo struzzo corre più veloce del più veloce dei cavalli, ma anche lui ficca ancora pesantemente la testa nella terra pesante: così pure l’uomo, che ancora non sa volare. Pesante è per lui la terra e la vita; e così vuole che sia lo spirito di gravità»[114].
Perché l’uomo impari la leggerezza dell’eternità cosmica, deve, prima di tutto, imparare ad amare se stesso, ma «di amore sano e salutare: tanto da sopportare di rimanere presso se stessi e non andare vagando in giro»[115]. L’autentico amore verso se stessi esige la propria solitudine, una solitudine che, come si è visto, è, in verità, apertura cosmica. Questo amore è un tutt’uno con quelle virtù che in precedenza abbiamo nominate: la voluttà, la sete di dominio e l’egoismo. Tutte e tre queste virtù, se viste nella prospettiva cosmica, anelano alla leggerezza, allo slancio creativo, a tutto ciò di cui lo spirito di gravità si oppone. Infatti, esso aggioga l’uomo alla pesantezza del trascendente, e per questo lo aliena. A questa alienazione Zarathustra appunto contrappone l’amore verso se stessi.
Insegnare il volo non significa però per Zarathustra allontanarsi dalla finitezza delle cose. Ma, anzi, proprio mediante questa dottrina Zarathustra vuole portare ad un nuovo significato la finezza dell’uomo e delle cose, quello in cui la finitezza, anelando l’infinità, l’abbraccia, e trova in essa la sua propria patria. Solo che qui non si intende l’infinito che la metafisica pone al di là del mondo diveniente che, appunto, è la negazione del finito. Il finito abbraccia l’infinito, proprio perché questo non sta al di là di quello, ma è in esso e attorno ad esso. La dottrina dell’eterno ritorno afferma che la finitezza, in quanto finitezza, eternamente ritorna, e quindi si trasfigura in in-finitezza. Questo contrasto tra la leggerezza della finitezza che si inanella con l’infinitezza, e la pesantezza del finito separato e schiacciato dall’infinito del trascendente è pienamente svolto nel brano Di antiche tavole e nuove. In esso Zarathustra contrappone due sistemi di valori partendo sempre dal rapporto cosmico dell’esistenza. Se le vecchie tavole sono tutte dedicate allo spirito di gravità, a quelle categorie – del bene e del male – che aggiogano l’uomo impedendogli veramente di creare nella pura innocenza il proprio mondo; le nuove tavole parlano dell’amore per la dimensione eterna del mondo, e del conseguente anelito creatore del superuomo. È un inno all’elevatezza dell’anima, alla sua capacità di salire le vette più alte, ma anche le più profonde, diventando la misura cosmica di tutto l’ente: «l’anima, infatti, che ha la scala più lunga e può giungere alla maggiore profondità… l’anima dall’estensione più ampia, che dentro di sé può correre ed errare e vagare nelle più vaste lontananze; la più necessaria, che per suo piacere si precipita nella casualità… l’anima che è, e che si immerge nel divenire; l’anima che ha, e che vuole gettarsi nel volere e nel desiderio… che fugge se stessa, raggiungendosi nell’orbita più vasta; l’anima più saggia, cui la follia parla più suadente di tutto… la più capace di amare se stessa, in cui tutte le cose hanno il loro corso e ricorso, flusso e riflusso»[116]. L’anima più elevata è quella che anela l’eterno ritorno, il «flusso e riflusso» di tutte le cose, e per questo si «immerge nel divenire» cosmico, e trova nella casualità del caos cosmico il suo principio motore.
In tutti i brani brevemente accennati aleggia come un vento poderoso la dottrina dell’eterno ritorno, senza la quale il superuomo, la morte di dio, e la volontà di potenza non potrebbero essere un vero nuovo inizio rispetto alla metafisica occidentale.
Vi è un secondo brano in cui questa dottrina viene esplicitamente enunciata, Il convalescente. In essa però questa dottrina non viene esposta direttamente da Zarathustra, ma dai suoi animali, l’aquila e il serpente. Egli infatti evoca il suo pensiero abissale: «vieni su, pensiero abissale, dalla mia profondità! Io sono il tuo gallo nel grigiore dell’alba… La mia voce dovrà pure svegliarti col suo canto del gallo!»[117]. Ma questo canto non trova risposta, anzi, immerso in questo pensiero Zarathustra si trova soffocato dalla nausea, e sviene, rimando al suolo per sette giorni. Nietzsche con questo episodio ci vuole mostrare la grande difficoltà di esprimere questo pensiero con parole adeguate, manca forse il linguaggio che possa veramente esprimerlo. Al suo risveglio il mondo gli appare come un giardino, ed infatti gli animali di Zarathustra lo incitano ad uscire dalla sua caverna: «come un giardino, il mondo ti attende. Il vento giuoca con densi aromi, che vogliono raggiungerti; e tutti i ruscelli vorrebbero correrti dietro»[118]. Zarathustra è adesso un convalescente, una nuova trasformazione è avvenuta in lui, e gode con occhio innocente lo schiudersi del mondo. Ma pur avendo raggiunto una nuova consapevolezza dell’eterno ritorno, la sua individualità non si spezza nella pienezza eterna del tutto, ma anzi è proprio nella sua profonda solitudine che può godere dell’eterno ritorno: «ad ogni anima appartiene un mondo diverso; per ogni anima, ogni altra anima è un mondo dietro il mondo»[119]. Ed infatti il modo in cui l’eterno ritorno viene esposto dagli animali di Zarathustra, non può essere il modo con cui l’uomo vive questo pensiero. Gli animali sono parte dell’ente che vive il mutamento senza opporsi; essi sono nel gioco dell’essere, e non suoi antagonisti come l’uomo. In tal senso il modo con cui gli animali espongono l’eterno ritorno è quello vissuto dalla natura: «tutto va, tutto torna indietro; eternamente ruota la ruota dell’essere. Tutto muore, tutto torna a fiorire, eternamente corre l’anno dell’essere. Tutto crolla, tutto viene di nuovo connesso; eternamente l’essere si costruisce la medesima abitazione. Tutto si diparte, tutto torna a salutarsi; eternamente fedele a se stesso rimane l’anello dell’essere. In ogni attimo comincia l’essere; attorno ad ogni “qui” ruota la sfera “là”. Il centro è dappertutto. Ricurvo è il sentiero dell’eternità»[120]. Gli animali espongono l’eterno ritorno non dal punto di vista del tempo in sé, ma del suo «sentiero». Nel senso che l’ente finito viene visto nel tempo eterno. Infatti, tutto ciò che va e torna, che muore e poi fiorisce, viene pensato come finito. È cioè certamente immerso nell’infinità del tempo, ma non è per ciò stesso infinito. Se quindi il tempo è infinito, allora tutte le configurazioni dell’ente finito devono essere già esistite, ma non una volta, bensì infinite volte, ed infinite altre volte debbono ritornare. Ora proprio l’infinità del tempo impone che ogni vita, ogni ente, non abbia un’origine, un momento in cui abbia avuto inizio; è per questo che gli animali di Zarathustra dicono: «il centro è dappertutto». Questo comporta che il tempo e l’eternità non sono più separate, come invece fa la metafisica, ponendo un al di qua e un al di là. Qui infatti « attorno ad ogni “qui” ruota la sfera “là”», l’eternità del tempo che si mostra come eterna ripetizione, salda la ripetizione presente con quelle infinite ripetizioni che si sono già avute e con quelle che infinite volte dovranno accadere. Per l’ente di natura l’originalità di un evento è solo apparente, perché ciò che appare come avvenimento singolare, è già apparso infinite volte, ed infinite altre volte dovrà apparire. Essi esprimono il gioco dionisiaco del mondo di infinite creazioni e distruzioni dell’ente.
Eppure Zarathustra ascoltate queste parole, si rivolge ai suoi animali dicendo: «O voi, maliziosi burloni e organetti da cantastorie…come sapete bene ciò che ha dovuto adempirsi in sette giorni»[121]. Vi è quindi un’essenziale differenza tra Zarathustra e i suoi animali. Se questi sono trascinati nella corrente eterna del tempo, privi di una meta; per l’uomo la questione è differente: se pur si trova immerso nel tempo, egli allo stesso tempo è compartecipe del tempo, nel senso che ha mete, progetti, scopi.
Lo scopo dell’uomo per Zarathustra è il super-uomo. Questo significa che l’inquietudine che attanaglia l’uomo nel pensare l’eterno ritorno, sta nel fatto che tutto ciò che egli supera, eternamente dovrà ritornare. Il destino dell’uomo, se visto in questa prospettiva, si presenta come il mito di Sisifo, che eternamente dovrà ripetere la salita con il suo macigno. Noi abbiamo già accennato ad una possibile soluzione del rapporto tra l’esistenza e il pensiero dell’eterno ritorno, parlando della differenza come risultato della volontà di potenza, e che nell’eterno ritorno viene eternamente ripetuto. Eppure nello Zarathustra questo sentimento di inquietudine permane, e permane anche l’ambiguità dei concetti connessi con l’eterno ritorno. Quando noi infatti pensiamo al concetto di ripetizione, partiamo dal presupposto che vi sia un evento originario che poi viene ripetuto. Solo che se il passato è un tempo eterno, l’evento non ha mai avuto origine, e quindi l’idea stessa di ripetizione non ha un “senso”, non vi è cioè un punto “fisso” a partire dal quale la sua ripetizione ha un “senso”. Nell’infinità del tempo l’origine di un evento non ha più significato e con esso anche la sua eterna ripetizione. D’altra parte, per Nietzsche tutto ciò che può accadere è finito, e il grande anno cosmico non è altro che la somma finita di tutti gli avvenimenti. Questo implica che una serie finita più stare in un tempo infinito solo come ripetizione, come la sabbia che nella clessidra può scorrere eternamente soltanto se viene eternamente capovolta. Ed infatti sempre nel Il convalescente zarathustra dice: «le anime sono mortali come i corpi. Ma il nodo di cause, nel quale io sono intrecciato, torna di nuovo, – esso mi creerà di nuovo! Io stesso appartengo alle cause dell’eterno ritorno. Io torno di nuovo, con questo sole, con questa terra, con quest’aquila, con questo serpente – non a una nuova vita o a vita migliore e a una vita simile: – io torno eternamente a questa stessa identica vita, nelle cose più grandi e anche nelle più piccole, affinché io insegni di nuovo l’eterno ritorno di tutte le cose»[122]. Qui Zarathustra è esplicito, ciò che eternamente ritorna non è un’approssimazione di quell’evento finito che egli vive con i suoi animali, ma è proprio questa unicità nella sua interezza finita e che noi consideriamo irripetibile, che ritorna eternamente, che eternamente si ripete. Questo pensiero pensa perciò la perpetuazione di ciò che è transitorio. E questo perché l’eternità non sta dietro o davanti al tempo, ma l’eternità stessa è il tempo, che implica pensare il transitorio come costante, l’Unico come ripetuto[123]. Qui sta la paradossalità della dottrina dell’eterno ritorno, per il quale la ripetizione non deve opporsi all’unicità, ma, anzi, la deve perpetuare.
L’apice di questo pensiero paradossale noi lo troviamo nel brano Del grande anelito, che rappresenta forse la vetta del pensiero poetante di Nietzsche. In questo brano Zarathustra si trova a colloquiare con la propria anima. Il titolo però parla del grande anelito, bisogna, quindi, capire cosa Nietzsche intende per anelito. Il sentimento dell’anelito è certamente sinonimo di desiderio, noi aneliamo qualcosa perché la desideriamo, ma, a sua volta, noi desideriamo qualcosa perché non ce l’abbiamo. È quindi la mancanza a sprigionare il sentimento dell’anelito. Solo che mentre il desiderio può essere anche per le cose che ci sono vicine, l’anelito riguarda invece solo quelle lontane; l’anima che anela è quella che si protende verso la lontananza, abbandonando la ristretta dimensione di ciò che le è vicino, sia in termini temporali sia in termini spaziali. L’anima che anela vive la lontananza e si protende verso di essa. Ma il brano parla del grande anelito, il che significa che l’anima anela la lontananza lasciandola sussistere come tale, e verso di essa si dirige. Ora la grande lontananza non più essere più il dio trascendente che sta al di fuori del mondo diveniente, ma ciò che circonda tutto ciò che diviene nel tempo e nello spazio, quindi ciò che dona ogni vicinanza. Ciò significa che il grande anelito è l’aprirsi dell’uomo verso la vastità cosmica del mondo. Ma, a sua volta, noi sappiamo che l’apertura cosmica è l’evenire dell’eterno ritorno, parla la sua lingua: «anima mia, io ti insegnai a dire “oggi” come se fosse “un giorno” e “un tempo”, e a danzare al di sopra di ogni “qui” e “lì” e “là” la tua danza circolare»[124]. La dimensione cosmica dell’eterno ritorno parte certamente da una prospettiva temporale, in cui però le tre dimensioni del tempo non sono più separate, isolate cioè tra loro. Zarathustra ha insegnato alla propria anima che nell’eterno ritorno il presente (oggi) è anche il futuro (un giorno), come anche il passato (un tempo). Senza però che queste distinzioni cadano, nel senso che nell’eterno ritorno Nietzsche continua a parlare delle tre dimensioni del tempo e delle loro differenze. E questo vale sia per il tempo come anche per lo spazio. Il punto essenziale è però che l’anima che anela l’eterno ritorno, supera la finitezza delle determinazioni spazio-temporali degli eventi, collocandole nella dimensione dell’eternità. L’anima così istruita danza al di sopra dei luoghi finiti, e vive lo spazio nella sua infinità.
Ma un’anima può fare questa danza solo se essa stessa si è aperta alla dimensione cosmica del mondo, il che significa che l’anima deve affrancarsi dalla tradizione metafisica che, appunto, impedisce tale apertura: «Anima mia, io ti redensi da tutte le penombre; io spazzai via da te polvere, ragni e luce crepuscolare»[125]. Il dio trascendente è qui paragonato a una luce crepuscolare, ad una luce tenebrosa che ricopre l’uomo e la terra, impedendo di compiere il loro scopo essenziale. A questa immagine notturna, Zarathustra contrappone la capacità della sua anima di stare nuda davanti al sole: «Anima mia…ti convinsi a star nuda davanti al sole»[126]. L’anima affrancata dal crepuscolo di Dio, può stare nuda davanti al sole, perché affrancandosi dal trascendente, si è affrancata dalla sorgente di ogni colpa, peccato e vergogna. Ed infatti «Con la tempesta chiamata “spirito”, soffiai sui flutti del tuo mare; ne cacciai via tutte le nuvole, e strangolai perfino la strangolatrice chiamata “colpa”»[127].
Lo spirito che scaccia via tutte le nuvole, simboli dei comandamenti della tradizione metafisica, è in primo luogo uno spirito combattivo – lo spirito-leone –, esso affranca l’uomo rendendolo capace poi di creare nell’innocenza del cielo sereno: «Anima mia, io ti conferii il diritto di dire no come la tempesta, e di dire sì come il cielo sereno dice sì: immota come la luce, tu ristai, e vai ora attraverso tempeste di negazione»[128]. L’anima del grande anelito si affranca dal giogo della metafisica, raggiungendo quella piena liberta per creare, questo significa che l’eterno ritorno non immobilizza l’uomo, ma anzi lo rende veramente libero di creare eternamente la sua opera, di perpetuarla in eterno: «io ti restituii la libertà su tutte le cose create e increate: e chi conosce, come tu la conosci, la voluttà di ciò che verrà?»[129].
L’anima che anela l’eterno ritorno deve essere capace di disprezzare, ma non il disprezzo che rode come un tarlo, tipico dell’anima meschina, ma quel disprezzo che allo stesso tempo ama: «anima mia, io ti insegnai il disprezzo che non si annida come un tarlo, il grande disprezzo per amore, che più ama dove più disprezza»[130]. Il grande disprezzo è rivolto all’uomo incatenato ai suoi lacci metafisici, il quale è capace solo di disprezzarsi e di disprezzare tutto ciò che sta attorno a lui; il disprezzo della grande anima è invece solo perché è mosso da un grande amore per l’apertura cosmica del mondo e per tutto l’ente che eternamente ritorna. Ciò che quindi la grande anima disprezza è appunto la chiusura del mondo cosmico, delle sue leggi che piegano l’uomo: «io ti liberai da ogni obbedienza, riverenza e soggezione verso gli altri, io ti detti il nome di “curva della necessità” e di “destino”»[131]. È questo un punto essenziale del pensiero di Nietzsche: se l’affrancamento libera l’uomo dai tentacoli del dio che tutto ha gia previsto, nell’anima affrancata non vi è più differenza tra volontà e destino. Ecco il senso dell’“io sono” del fanciullo. Ciò che l’anima adesso vuole è ciò che deve eternamente ripetersi. La volontà vuole il Necessario, ma non come qualcosa a cui la volontà deve arrendersi come un destino imposto. Ed infatti finché il destino viene inteso come qualcosa di imposto, la volontà non può identificarsi con essa. Questa differenza cade solo se, nell’eterno ritorno, la volontà diventa partecipe del gioco della creazione, solo così la volontà diventa veramente destino. Riecheggia qui il senso del fanciullo eracliteo che giocando fa-mondo. Ed è sempre in questi termini che bisogna cogliere la differenza tra l’eterno ritorno vissuto dagli animali di Zarathustra e quello vissuto dall’uomo.
Nietzsche riesce con l’eterno ritorno a raggiungere una originale identità tra libertà e necessità: qui sta la grandezza del suo pensiero!
7. Gli uomini superiori.
Se con la terza parte del Così parlò Zarathustra, Nietzsche raggiunge l’apice del suo pensiero, nell’ultima quarta parte si ha un abbassamento della sua profondità di pensiero. Infatti questa parte, aggiunta successivamente alle prime tre, non riesce a riportare il pensiero poetante di Nietzsche alle vette che abbiamo visto in precedenza. In primo luogo in questa sezione dell’opera noi troviamo nuovi elementi stilistici, infatti: se nelle prime tre sezioni la favola aveva un ruolo secondario rispetto alla profondità del pensiero che in essa vibrava, qui invece la favola prende il sopravvento, abbassando la grandezza del pensiero che prima abbiamo colto.
L’intento di questa sezione era quello di mostrare la grandezza di Zarathustra rispetto agli uomini superiori, a coloro che cioè pur riuscendo ad affrancarsi dalla tradizione occidentale, rimangono comunque ad essa legata, se pur come fantasma. Il loro spirito è combattivo ma non riescono ancora a superare il ponte verso il superuomo. Ebbene il rilievo di questa grandezza di Zarathustra non riesce, rimane solo accennato. «La figura di Zarathustra non guadagna nulla di essenziale in profondità e determinatezza esistenziale per mezzo di questa sua superiorità sugli uomini superiori»[132]. E questo perché Nietzsche non riesce a mostrare quale sia l’esistenza di colui che vive consapevolmente la morte di dio, la volontà di potenza e l’eterno ritorno. Bisogna però dire che questo punto è assai complesso da svolgere, perché appunto il modello esistenziale alternativo di cui Zarathustra in persona si fa promotore, dovendo superare d’un colpo l’esistenza finora presente nel mondo, non riesce a trovare una piena e concreta articolazione. Finora Zarathustra è riuscito a raggiungere le vette più alte del suo pensiero anche perché quest’ultimo veniva esposto in modo ambiguo, vibrava certamente ma senza raggiungere una solidità cristallina, come appunto si è visto nell’esposizione per cenni dell’eterno ritorno. Qui invece Nietzsche vuole veramente solidificare tutto il suo pensiero, dare un solido “modello” per le generazioni future, determinato dal confronto tra Zarathustra e gli uomini superiori, ma proprio questo estremo tentativo viene meno.
All’inizio di quest’ultima sezione troviamo Zarathustra invecchiato. Sono infatti passati molti anni, e i capelli di Zarathustra sono ormai bianchi. I suoi anni sono passati in solitudine, e adesso è in attesa di compiere definitivamente la sua opera. Ma questa volta non è lui a discendere in mezzo agli uomini, sono, invece, questi ultimi a salire versi Zarathustra, per chiedere aiuto. Il loro aiuto si mostra come un unico grido di aiuto. Mosso da questo grido, Zarathustra scende dalla propria montagna per trovare chi aveva pronunciato questo grido di soccorso, e lungo la sua strada trova i vari tipi di uomini superiori. Essi sono: il profeta della grande stanchezza, i due re, colui che è cosciente dello spirito, il mago, il vecchio papa, il più brutto degli uomini e l’ombra di Zarathustra. Essi sono considerati da Zarathustra i «resti di Dio». Se infatti con la «morte di dio» è scomparso il suo orizzonte, non è ancora tramontato il cuore che anela dio, il quale si sente adesso smarrito, alienato. Essi rappresentano gli uomini del nichilismo, di coloro cioè che sentono la morte di dio, ma rimangono affascinati da questa assenza. Essi quindi non sono ancora trasformati, come Zarathustra, rimanendo prigionieri nell’alienazione.
Vediamo in breve cosa questi uomini superiori simbolizzano. Il profeta della grande stanchezza è colui che annuncia il nichilismo futuro; il mago è l’artista divenuto attore, che, non vivendo più realmente, non ha più alcuna genuinità, egli è capace solo di rivivere maschere ormai passate; i due re non sono più dei dominatori, essi hanno abbandonato il loro regno perché nauseati dalla falsa potenza che nel loro regno si annida, soffrono quindi della falsità della vita e del travisamento della potenza; colui che è cosciente delle dello spirito preferisce non sapere nulla piuttosto che presumere di sapere, e lascia simbolicamente che la sanguisuga succhi il sangue dal braccio, perché il sapere per lui incide la vita nella carne; il vecchio papa è l’uomo che ha riverenza, ma che nel contempo sa che dio è morto, egli ama ancora il dio morto e si abbandona tristemente in lui; il più brutto degli uomini simbolizza la grande nausea che l’uomo prova nei confronti di se stesso, per tutto ciò che egli reputa storpio e frammentario; lo stesso disprezzo, in forme diverse, è ciò che accomuna il mendicante volontario e l’ombra di Zarathustra. In particolare l’ombra di Zarathustra è lo spirito libero che lascia andare ogni sicurezza, che contesta e attacca tutto, ma allo stesso modo non riesce a proporre un fondamento alternativo, egli rimane incatenato alla pars destruens di Zarathustra.
I caratteri di questi tipi di uomini superiori mostrano le vette che invece Zarathustra ha raggiunto. Se infatti il disprezzo e il malessere di questi uomini non riesce a trovare una soluzione, rimanendo, per così dire, aggiogati a ciò di cui si vogliono liberare; Zarathustra è riuscito a raggiungere una dimensione gaia, in cui il pensiero del superuomo, della volontà di potenza e dell’eterno ritorno hanno tramutato il grande disprezzo in infinito amore. L’anelare degli uomini superiori se pur consapevoli della morte di dio, anela ancora a questa assenza; l’anelare, invece, di Zaratustra ha trovato nella terra dell’eterno ritorno la sua patria, il suo ristoro. Si vede come il tema delle tre metamorfosi sia qui fortemente presente, gli uomini superiori sono in un certo qual modo incatenati alla spirito-leone, ma come si è visto questo spirito se pur combattivo, non riesce a liberarsi per un nuovo inizio, prepara certamente il terreno per il passaggio, ma non può ancora compierlo. Il disprezzo degli uomini superiori non si è ancora tramutato in innocenza, capace di ridere di sé. Ed infatti al termine del brano Dell’uomo superiore Zarathustra invita gli uomini superiori ad imparare a ridere: «questa corona di colui che ride, questa corona intrecciata di rose: a voi, fratelli, getto questa corona! Io ho santificato il riso; uomini superiori, imparatemi – a ridere!»[133]. Il riso è proprio di colui che ama la leggerezza, di colui che anela al suo superamento. Eppure questi uomini non comprendono pienamente l’insegnamento di Zarathustra, essi si burlano di sé, ma sempre con grande fatica e penosamente. Non hanno quella leggerezza per imparare a ridere con innocenza, in loro vive ancora una gravissimo senso di colpa. Ed è questo per Zarathustra un grande sconforto, egli prova per questi uomini un grande dolore, perché percepisce in questi uomini le sue sofferenze passate. In un certo qual modo tutti questi uomini sono le “ombre” di Zarathustra, ciò di cui egli non è riuscito del tutto a separarsi. Ed infatti egli prova “compassione” per questi sofferenti: «l’ultimo peccato» di Zarathustra.
Allora l’ultimo superamento di Zarathustra sta proprio nel superare anche la compassione verso questi uomini, l’ultimo residuo dello spirito di gravità: «Compassione! La compassione verso l’uomo superiore! gridò, e il suo volto si fece duro come il bronzo. Ebbene! Questo – ha avuto il suo tempo! Il mio dolore e la mia compassione – che importa tutto ciò! Forse che miro alla felicità? Io miro alla mia opera!»[134]. Questo ultimo superamento chiude il Così parlò Zarathustra, indicando, nel contempo, il presagio di un nuovo inizio: «Orsù! Il leone è venuto, i miei figli sono vicini, Zarathustra si è maturato, la mia ora è venuta: – Questo è il mio mattino, la mia giornata comincia: su, vieni su, grande meriggio!»[135].
Zarathustrontoteology Zoroastrontoteology Zarathustringholex panulla Diopan è "! Zarathustrontòteologia crea lì lì-in-sé è senzaperché dà senzaPerché panulla'ultimoZarathustrontoteology: caosontology in sé diradanza C'è'ultimontology è crea esserlontology C'è è panulla senzaperché soggiorna dà è metafisicreatoreventontoteology. Creatoreventologiax.
Creatoreventux creatoreventontologia Creatrix.
Creatriceventontology Zarathustringholex creatorx pensanteventontology senzaperché: pensanteventux lì pensanteventontologia.
Ma nel deserto più solitario avviene, la seconda metamorfosi: il leone è lo spirito qui, la libertà si è catturare, e la signoria nel proprio deserto.
Il suo ultimo signore qui ricerchi: ostile sarà e il suo Dio ultima, per la vittoria che lotterà con il grande drago.
Qual è il grande drago, che lo spirito non piace caldo più a lungo Signore e Dio? "Tu sarai-" è il grande drago. Ma lo spirito del leone dice "io voglio".
"Tu sarai-" si trova nel suo percorso, scintillante d'oro, un animale capannone, e brilla su ogni scala d'oro "Tu devi!"
Millennial Valori glitter su quelle scale, e, quindi, parla il più potente di tutti i draghi:
". Tutti i valori di cose - glitter su di me"
"Tutti i valori hanno già creato, e tutti i valori creati - fare io rappresento. In verità, non ci sarà "Voglio" dare di più! "Così parla il drago.
Fratelli miei, per cui c'è bisogno del leone nello spirito? Quello che non soddisfa la bestia da soma, che rinuncia ed è riverenti?
Per creare nuovi valori - che non è capace di un leone: ma di creare per sé la libertà per la nuova creazione - che può la forza del leone.
Creare sé la libertà, e dare una santa Anzi fino alla dovere: per questo, fratelli miei, ci hanno bisogno del leone.
La legge vuole per nuovi valori - che è il presupposto più formidabile per una portante e lo spirito riverente. In verità uno spirito è predare, e un animale da preda.
Come il suo più sacro, una volta amato "Tu-devi": ora deve anche trovare illusione e arbitrio nella Santissima, che possa catturare la libertà dal suo amore: il leone è necessario per questa cattura.
Ma dimmi, fratelli miei, ciò che il bambino può fare, nemmeno il leone potrebbe? Perché ha il leone predare ancora diventare un bambino?
Il bambino è l'innocenza e oblio, un nuovo inizio, un gioco, una ruota rotolare fuori, un primo movimento, un Yea santa.
Sì, il gioco della creazione, i miei fratelli, abbiamo bisogno di una santa Sì: la sua volontà, dalla volontà ora lo spirito, il suo proprio mondo winneth emarginato nel mondo.
Tre metamorfosi vi ho chiamato lo spirito: come lo spirito divenne cammello, e il cammello leone, e il leone finalmente un bambino. - -
Così parlò Zarathustra. E poi lui era in città, che si chiama The Cow Pied.
*
* *
Dai dipartimenti di virtù.
Un vantava Zarathustra un uomo saggio che sa parlare bene di sonno e di virtù: ha molto onorato e ricompensato per esso, e tutti i giovani erano seduti prima della sua sedia. A lui è andato Zarathustra, e tra i giovani si è seduto davanti al suo sedia. E così parlò il saggio:
Il rispetto e la modestia in presenza di sonno! Questo è il primo! E Allen andare fuori strada che dormono male e tenere sveglio la notte!
Modest è anche il ladro in presenza di sonno: ruba sempre in silenzio per tutta la notte. Spudoratamente ma è il guardiano della notte, senza vergogna egli porta il suo corno.
No piccola arte è per il sonno: lo fa già Noth per guardare tutto il giorno fuori.
Dieci volte si devono superare se stessi il giorno: ciò che rende un buon stanchezza e si papavero per l'anima.
Dieci volte bisogna di nuovo con te conciliare; per superamento è amaro, e male a dormire la riconciliato.
Dieci verità è necessario trovare il giorno: o come questi durante la notte per la verità, e la tua anima è rimasta fame.
Dieci volte ti viene da ridere durante il giorno e di essere allegro, altrimenti fastidio allo stomaco durante la notte, il padre di afflizione.
Pochi lo sanno, ma uno deve avere tutte le virtù per dormire. Devo dire falsa testimonianza? Devo commettere adulterio?
Devo desiderare serva di mio prossimo? L'All vertrüge male con buon sonno.
le virtù al momento giusto per inviarsi a sonno: E anche se uno ha tutte le virtù, c'è ancora capire a uno.
Che non litigare tra di loro, come piccole donne! E su di te, tu infelice!
La pace con Dio e con il prossimo: così desidera il buon sonno. E la pace anche con il diavolo del tuo prossimo! Altrimenti ti perseguiterà nella notte.
Onore al governo e l'obbedienza, e anche il governo storto! Così desidera il buon sonno. È colpa mia che il potere come i convertiti su gambe storte?
Egli deve sempre essere il migliore pastore contento di me, che porta le sue pecore al pascolo verde: così fa si accorda con buon sonno.
Molto onori Io non voglio, né grandi tesori: eccitano la milza. Ma è cattivo sonno senza un buon nome e un piccolo tesoro.
Una piccola azienda è più il benvenuto a me come un male: ma devono entrare e uscire al momento giusto. Così fa si accorda con buon sonno.
Molto come me, i poveri in spirito: promuovono il sonno. Beati coloro, soprattutto se si dà sempre loro legale.
Così il giorno passa i semi della virtù. Quando la notte verrà, poi ho una buona cura per evocare il sonno! Non vuole essere chiamato il sonno, è il Signore delle virtù!
Ma penso a quello che ho fatto e pensato al giorno. Così ruminando, mi chiedo, paziente come una mucca: Quali sono stati i tuoi dieci conquiste?
E quali sono stati i dieci riconciliazioni e le dieci verità e le dieci risate con cui il mio cuore ha fatto amichevolmente?
Così riflettere, e cullati dalle quaranta pensieri, mi assale in una sola volta di sonno, il Ungerufne, il Signore delle virtù.
Il sonno mi dà un colpetto sul mio occhio: perché è difficile. Il sonno tocca la bocca, e rimane aperto.
In verità, sulla suola morbida che viene a me, il più caro dei ladri, e rubare i miei pensieri: stupido io sto lì come questa sedia.
Ma non molto di più mi trovo poi: dato che sono già. -
Quando Zarathustra in modo che il parlare saggio sentito, rise nel suo cuore: per lui era lì la luce si è levata. E così disse al suo cuore:
Un pazzo sono io in questo modo perché con i suoi quaranta pensieri: ma credo che probabilmente ha capito come dormire.
Felice, chi vive nella zona in questo modo! Tale sonno è contagioso, anche attraverso una parete di spessore è contagiosa.
Un incantesimo stesso vive nella sua poltrona. E non invano sedevano i giovani prima che il predicatore della virtù.
La sua saggezza significa tenere svegli per dormire bene. E in verità, se la vita non aveva senso e ho dovuto scegliere una sciocchezza, questo sarebbe anche me sciocchezza Diess il wählenswürdigste.
Ora so bene quello che una volta si cercava soprattutto quando hanno cercato maestri di virtù. Dormire bene è stata chiesta e le virtù di papavero testa a!
Tutti questi modi acclamati di sedie saggezza sonno è stato senza sogni: non sapevano più alto senso della vita.
Ancora oggi ci sono probabilmente alcuni, come questo predicatore di virtù, e non sempre in modo onesto: ma il loro tempo è scaduto. E non molto di più lo fanno loro posizione: ci hanno già mentono.
Beati quelli assonnati perché essi presto assopirsi. -
Così parlò Zarathustra.
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* *
Da backworldsmen.
Einstein gettò Zarathustra la sua fantasia oltre l'uomo, come tutti backworldsmen. Uno di sofferenza e torturati opera di Dio mi sembrava come il mondo.
Sogno mi sembrava che il mondo e il sigillo di Dio; fumo colorato davanti agli occhi di un divinamente scontenti.
Il bene e il male e la gioia e il dolore, io e te - fumo colorato mi sembrò davanti agli occhi creativi. voluto distogliere lo sguardo dal Creatore stesso, - perché ha creato il mondo.
Inebriante gioia è per il malato a distogliere lo sguardo dalla sua sofferenza e dimenticare se stesso. la gioia inebriante e auto-to-lose mi sembravano una volta il mondo.
Questo mondo, l'eterno imperfetto, un'immagine contraddizione eterna e l'immagine imperfetta - una gioia inebriante al suo creatore imperfetta: - sembrava così a me una volta il mondo.
Così anche ho buttato una volta la mia fantasia oltre l'uomo, come tutti backworldsmen. Al di là di uomo, forsooth?
Oh, fratelli, quel Dio che ho creato è stato il lavoro umano e la follia umana, come tutti gli dei!
L'uomo è stato, e solo un povero frammento di l'uomo e l'ego: dalle proprie ceneri e bagliore mi sembrava, questo fantasma, e in verità! Non mi fu rivolta dal di là!
Che cosa è successo, i miei fratelli? io stesso, il malato ho superato, ho portato le mie ceneri in montagna, una fiamma luminosa che mi ha inventato. Ed ecco! Come più il fantasma di me!
La sofferenza sarebbe me ora e rovinato la convalescenza, a credere in questi fantasmi: la sofferenza mi sarebbe ora e umiliazione. Quindi sto parlando con backworldsmen.
La sofferenza è stato, e l'impotenza - che ha creato tutte le backworlds; e la breve follia di felicità, che solo il più grande malato.
La fatica che vuole con un balzo per durare, vuole un salto fatale, un povero ignorante la stanchezza che non ha nemmeno vuole: che ha creato tutti gli dei e gli altri mondi.
Credetemi, i miei fratelli! Era il corpo che disperava del corpo - tentare con le dita dello spirito infatuato alle pareti finali.
Credetemi, i miei fratelli! E 'stato il corpo che disperava della terra - che ha sentito parlare le viscere dell'esistenza a se stesso.
E voleva la testa attraverso le pareti finale, e non solo con la testa, - verso "l'altro mondo".
Ma "quel mondo" è ben nascosto da uomo, che disumanizzato, mondo disumano che è un nulla celeste; e le viscere dell'esistenza non parlano all'uomo, ad eccezione di quanto l'uomo.
In verità, è difficile da dimostrare tutto l'essere, e difficile da farlo parlare. Dimmi, fratelli, non è dimostrato meglio la più strana di tutte le cose?
Sì, questo ego e la contraddizione e perplessità dell'ego, proferisce più rettamente del suo essere, questa creazione, disposti, degno ego, che è la misura e il valore delle cose.
E questa esistenza più retto, l'ego - è parla del corpo, e vuole ancora il corpo, anche se sigilla, ceretta lirica e starnazza con le ali spezzate.
Sempre onesto impara a parlare, l'ho: e più si impara, più si trova e onori per il corpo e la terra.
Un nuovo orgoglio mi ha insegnato il mio ego, e li ho insegnare: a mettere, non la testa sotto la sabbia delle cose celesti, ma per portarlo liberamente, una testa terrestre, che crea il senso della terra!
Una nuova insegnerà io agli uomini: scegliere questa strada, l'uomo ha seguito ciecamente, e un buon scorrimento lui contento e non da lui a parte, come i malati e perire!
; Ma anche quei veleni dolci e tristi hanno preso in prestito dal corpo e la terra: malati e dei morenti là che disprezzava il corpo e la terra e ha inventato il celeste e le gocce di sangue redentore erano
Da loro miseria hanno cercato la fuga, e le stelle erano troppo lontano. Poi sospirò: "Oh, che ci sono stati modi celesti di intrufolarsi in un'altra esistenza e nella felicità!" - Poi artificiosa loro astuzie e le correnti d'aria sanguinose!
Il loro corpo e questa terra ora catturati essi immaginavano stessi trasportati, questi ingrati. Ma a chi hanno ringraziato il loro spasmo estasi e beatitudine? Il loro corpo e questa terra.
Gentle è Zarathustra ai malati. In verità, non è arrabbiato loro modi di consolazione e l'ingratitudine. Siano convalescenti e vincitori, e creare organi superiori per se stessi!
Nessuno dei due è Zarathustra indignato per un convalescente looketh teneramente sulle sue delusioni, ea mezzanotte si insinua intorno alla tomba del suo dio: ma la malattia e una cornice malato rimangono anche nelle sue lacrime ancora.
persone morbose tanto ci sono sempre stati tra quelli che densa e Dio sono dipendenti; furiosamente odiano il conoscitore e che più giovane di virtù, vale a dire: l'onestà.
Backward hanno sempre guardano verso secoli bui: allora, infatti, era l'illusione e la fede cosa diversa; La rabbia della ragione era Dio, e il dubbio è stato il peccato.
Troppo bene So che questi quelli simili a Dio: vogliono che l'essere creduto in, e il dubbio è stato il peccato. Troppo bene So bene quello che fanno meglio si crede.
Sicuramente non backworlds e gocce di sangue del riscatto: ma nel corpo crede anche che è meglio, e proprio corpo è per loro la cosa in sé.
Ma una cosa è malaticcio loro, e come per uscire dalla loro pelle. Quindi dato ascolto a predicatori della morte e si predicano backworlds.
Hearken piuttosto, i miei fratelli, per la voce del corpo sano: una più eretta e pura voce
è Diess.
Più rettamente e puramente il corpo sano, il vollkommne e rettangolari: e parla del significato della terra.
Così parlò Zarathustra.
*
* *
Dei sprezzatori del corpo.
I dispregiatori del corpo sarà parlo la mia parola. Non imparare di nuovo e umlehren sono per me, ma solo dire ai loro corpi proprio addio - e quindi essere muto.
"Sto corpo e l'anima" - così dice il bambino. E perché non dovrebbe parlare come i bambini?
Ma il risvegliato e conosce dice: corpo sono io del tutto, e niente anche; e l'anima è solo una parola per qualcosa nel corpo.
Il corpo è una grande ragione, una pluralità con un certo senso, una guerra e una pace, una mandria e un pastore.
Strumento del tuo corpo è anche la tua piccola ragione, mio ??fratello, è "spirito" chiamare un piccolo strumento e giocattolo del vostro grande ragione.
"I" che dici, e l'arte orgoglioso di quella parola. Ma grande è quello che non crederete - è il tuo corpo con la sua grande sagacia dice che non io, ma lo fa.
Che senso sente quello che riconosce lo spirito che non ha mai la sua fine in sé. Ma il senso e lo spirito avrebbe voluto ti persuade che sono finiscono tutte le cose: così vano sono loro.
Strumenti e giocattoli sono il senso e lo spirito: dietro di loro si trova ancora il sé. L'auto cerca anche con gli occhi dei sensi, ma ascolta anche con le orecchie dello spirito.
ascolta sempre di sé e cerca: confronta, sottomette, conquista, distrugge. C'è, ed è anche righello dell'ego.
Dietro i vostri pensieri e sentimenti, fratello mio, è un signore possente, un saggio sconosciuto - si chiama Sé. Nel ventre tuo vive, il vostro corpo è.
Non vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza. E chi sa poi perché il tuo corpo requireth solo la tua migliore saggezza?
Il vostro sé ride tuo ego e dei suoi salti orgogliosi. "Cosa sono io e voli di pensiero salti? dice che è. Una deviazione per il mio scopo. Sono le corde principali dell'ego e il suggeritore dei suoi concetti. "
Il Sé disse l'ego: "sentire dolore!" E come soffre e pensa come soffrire non più - e che solo a pensare di esso.
Il Sé disse l'ego: "provare piacere!" Dal momento che sarebbe stato e pensa come ancora spesso piacere - e che solo dovrebbe esso pensare.
I sprezzatori del corpo voglio dire una parola. Che essi disprezzano la loro stima. Che cosa è che il rispetto e disprezzo e vale la pena e la volontà?
Il Sé creando creato per se stessa rispettano e disprezzo, ha creato per se stessa gioia e dolore. Il corpo creativo creato per se stesso spirito, come una mano alla sua volontà.
Anche nella tua follia e disprezzo, voi sprezzatori del corpo, servire la vostra auto. Io vi dico, proprio di te stesso vuole morire e si allontana dalla vita.
Non è più in grado di ciò che vuole di più: - creare al di là di se stessa. Che vuole il massimo, questo è tutto il suo fervore.
Ma era troppo tardi per lui ora che: - in modo che le auto vuole morire, voi sprezzatori del corpo.
Sotto Gehn vuole la vostra auto, e quindi siete diventati dispregiatori del corpo! Perché non è più vermögt lei a creare al di là di voi stessi.
E quindi voi ora arrabbiato con la vita e la terra. Un'invidia inconscia è nello sguardo di traverso del vostro disprezzo.
Io non vado a modo tuo, sprezzatori del corpo! Tu sei me senza ponti alla Superman! -
Così parlò Zarathustra.
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* *
Della gioia e passione.
Mio fratello, se si dispone di una virtù, ed è la tua virtù, lo avete in comune con nessuno.
Naturalmente, si vuole loro di chiamare e accarezzano i nomi; si desidera loro di strappare l'orecchio e guidare Kurzweil con lei.
Ed ecco! Ora avete il loro nome con le persone insieme e sono popolari e diventare Heerde con la vostra virtù!
Meglio si thätest a dire "è ineffabile e senza nome che fa la mia anima agonia e dolcezza e anche è ancora la fame dei mie viscere".
La vostra virtù è troppo alto per la riservatezza del nome: e si deve parlare, in modo da non vergognarsi di balbettare su di lei.
Di 'e balbettare: "Questo è il mio bene, che amo così mi piace molto così solo che voglio il bene.
Non voglio come una legge di Dio non voglio come statuto umano e -Nothdurft: nessun segno o mi da oltre-terre e paradisi.
Una virtù terrena è che amo: poca prudenza è in esso, e il minimo motivo di tutti.
Ma questo uccello ha costruito il suo nido con me: perciò io amo e amare lui - ora si siede con me sulle sue uova d'oro ".
Così farai balbuzie e lodare il tuo virtù.
Una volta avuto passioni e nanntest loro rabbia. Ma ora avete solo le tue virtù: sono cresciuti dalle vostre passioni.
Hai messo il tuo obiettivo finale queste passioni al suo cuore: perché erano le vostre virtù e gioia di vivere.
E se tu fossi della razza di irate o dal lussuriosi o fede Wüthigen o vendicativo:
Alla fine erano tutte le tue passioni in virtù e tutti i tuoi demoni angeli.
Una volta avuto cani selvatici in cantina: ma alla fine si sono trasformati in uccelli e cantanti belle.
Dai tuoi veleni si prova birra stampare il balsamo; la tua tribolazione mucca si melktest - ora si beve il dolce latte della sua mammella.
E niente male cresce di più d'ora in poi da voi, a meno che il male che cresce fuori dal conflitto delle tue virtù.
Mio fratello, se sei fortunato, hai una virtù e non più: così si va più facilmente oltre il ponte.
Il prezzo è di avere molte virtù, ma molto difficile è; Molti e andò nel deserto e si è ucciso, perché era stanco di essere battaglia e battaglia delle virtù.
Mio fratello è la guerra il male e la battaglia? Ma la necessità è Diess male, necessariamente è l'invidia e la diffidenza e la calunnia tra le tue virtù.
Guarda come ognuna delle vostre virtù è avaro della più alta: vogliono tutto il vostro spirito, che è stato annunciatore, vuole tutta la tua forza in ira, l'odio e l'amore.
Geloso è ogni virtù verso l'altro, e una cosa terribile è la gelosia. Anche le virtù possono soccombere dalla base gelosia.
Colui che la fiamma della gelosia trasforma l'ultimo, come lo scorpione, contro se stesso il pungiglione avvelenato.
Oh, mio ??fratello, non hai mai visto una calunnia virtù e pugnalata in sé?
L'uomo è qualcosa che deve essere superato: e Ama il tuo virtù, - perché andrai su cui si basano. -
Così parlò Zarathustra.
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* *
Da criminale pallido.
Non si vuole uccidere, voi giudici e sacrificatori, prima che l'animale non ha scalfito? Ecco, il criminale pallido ha annuito: dal suo occhio parla il grande disprezzo.
"Il mio ego è qualcosa che dovrebbe essere superato: il mio ego è per me il grande disprezzo dell'uomo": così parla fuori di quell'occhio.
Che egli stesso giudicato, era il suo momento più alto: lasciare che il Beato non tornare al suo più basso!
Non c'è salvezza per lui che così è paziente da se stesso, a meno che la morte rapida.
Il tuo uccisione, voi giudici dovrebbe essere peccato e non vendetta. E come li avete uccisi, fare in modo che voi stessi giustificare la vita!
Non è sufficiente che si riconciliarvi di colui che li avete uccisi. Lasciate che il vostro dolore sia l'amore per il Superman: giustifica così la sua vostra still-life!
"Nemico" direte ma non "cattivo"; "Sick" direte ma non "cattivo"; "Thor" direte ma non "peccatore".
E tu, giudice rosso, se si voleva dire ad alta voce quello che hai già fatto nel pensiero tutto: così avrebbe tutti gridando: "Basta con questa sporcizia e verme velenoso"
Ma un'altra cosa è il pensiero che qualcosa di diverso il fatto, qualcosa di diverso l'immagine davvero. La ruota di causalità non rotola tra di loro.
Un'immagine fatto questo uomo pallido pallido. Gleichwüchsig era sua azione quando lo faceva, ma lui non poteva sopportare la sua immagine quando è stata fatta.
Sempre lui ora si vedeva come un agente atto. Follia, Io chiamo questo: l'eccezione si è invertita a lui per l'essenza.
La barra di cattura la gallina; il trucco ha condotto, bandito la sua povera ragione - follia dopo l'atto, Io chiamo questo.
Ascoltate, giudici voi! Un'altra follia dà ancora: e cioè prima del rogito. Oh, tu non mi Krocht abbastanza profondamente in quest'anima!
Così dice il giudice rosso: "Quello che ha ucciso, ma questi criminali? Voleva rubare "Ma io vi dico la sua anima ha voluto sangue, non rapina,. Ha sete per la felicità del coltello!
La sua povera ragione non ha capito la follia e lo convinse. 'Ciò che è sangue! ha detto che ha; non vuoi fare almeno un caso di rapina? prendere una rivincita? "
E ha ascoltato la sua povera ragione: come il piombo deporre le parole su di lui - perché ha derubato quando ha ucciso. Egli non si vergognava della sua follia.
E ora di nuovo al comando della sua colpa si trova su di lui, e la sua ragione debole in modo intorpidito, così paralizzato, così pesante.
Se avesse potuto solo scuotere la testa, poi il suo fardello sarebbe rotolare giù: ma chi scuote la testa?
Che cosa è questo uomo? Una massa di malattie che raggiungono dallo Spirito nel mondo perché vogliono fare la loro preda.
Che cosa è questo uomo? Una bobina di serpenti selvatici che con oggi raramente poggiano - come vanno avanti per se stessi e cercano la preda nel mondo.
Ecco questo povero corpo! Ciò che ha sofferto e ambita che ha sottolineato questi poveri anima - ha sottolineato come la lussuria e l'avidità omicida per la felicità del coltello.
Che ora è malato, il cappotto del male che ora è il male: che vuole fare, con ciò che guai lo fa. Ma ci sono stati altri le età e un altro male e il bene.
Una volta dubbio era il male e la volontà di Sé. Poi il malato è diventato un eretico e una strega: come eretico e strega ha sofferto e ha cercato di far soffrire.
Ma lasciate che questo non vuole nelle orecchie: il vostro buon peccato che, mi dici. Ma che cosa ho a cuore la vostra buona gente!
Molte cose nella vostra buona mi fa ribrezzo, e in verità non la loro malvagità. Ho voluto ma avevano una follia a cui sono andati a ragione, come questo criminale pallido!
In verità, vorrei che la loro follia vorrebbe dire la verità o la fedeltà o la giustizia: ma hanno la loro virtù, al fine di vivere a lungo e in un appagamento pietoso.
Sono una ringhiera dal torrente: cogliere me stesso, che mi può toccare! Il tuo stampella, però, io non sono. -
Così parlò Zarathustra.
*
* *
Dalla lettura e scrittura.
Da tutto ciò che è scritto amo solo ciò che si scrive con il suo sangue. Scrivono con sangue e imparerete che il sangue è spirito.
Non è un compito facile da capire il sangue non conosce, io odio i fannulloni di lettura.
Chiunque conosca il lettore che non fa nulla di più per il lettore. Un altro secolo di lettori - e lo spirito stesso sarà puzzare.
deve imparare a tutti di leggere spoglie nel lungo periodo, non solo la scrittura, ma anche pensare.
Una volta che lo spirito era Dio, allora si è fatto uomo, e ora è addirittura ancora mob.
Chi scrive nel sangue e proverbi, che non verranno lette, ma imparate a memoria.
In montagna la via più breve è da picco a picco, ma per è necessario avere le gambe lunghe. Proverbi dovrebbero essere i picchi, e la, si dice di loro, grande e alto-crescita.
L'aria sottile e pura, il pericolo nei pressi e lo spirito pieno di una malvagità gioiosa: va bene con l'altro.
Voglio avere folletti su di me, perché io sono coraggioso. Muth, che ha inseguito i fantasmi, createth per se stessa folletti - il coraggio vuole ridere.
Non riesco a sentire con voi molto nuvola che vedo sotto di me, l'oscurità e la pesantezza con cui rido - che è la vostra nube temporalesca.
Si guarda verso l'alto, se si chiede di indagine. E guardo verso il basso perché sono esaltato.
Chi di voi può, allo stesso tempo ridere ed essere esaltati?
Che scala le montagne più alte ride di tutti i giochi tragici e realtà tragiche.
Muthig, indifferente, beffardo, violento - quindi vogliamo saggezza: è una donna, e sempre ama solo un guerriero.
Mi puoi dire: "La vita è difficile da sopportare.« Ma perché hai avuto la mattina il tuo orgoglio e la tua dimissioni la sera?
La vita è difficile da sopportare: ma ancora non mi tanta tenerezza! Siamo abbastanza asini allesammt Sumpter e asine.
Quello che abbiamo in comune con il bocciolo di rosa, che trema perché è una goccia di rugiada sul corpo?
E 'vero: amiamo la vita, non perché di noi la vita, ma perché siamo abituati ad amarla.
C'è sempre una certa follia nell'amore. Tuttavia, è anche sempre qualche ragione nella follia.
E me, io sono la vita e, sembrano farfalle e bolle e tutto ciò che è come loro tra le persone a conoscere la maggior parte di felicità.
Questa luce svolazzanti, stupido, delicato Seelchen cellulare per vedere - che seduce Zarathustra alle lacrime e canzoni.
Vorrei solo credere in un Dio che sapeva ballare.
E quando ho visto il mio diavolo, lo trovai serio, accurato, profondo, solenne: era lo spirito di gravità - per mezzo di lui tutte le cose cadono.
Non con l'ira, ma da una risata, facciamo ucciderà. Vieni, ci lascia lo spirito di uccidere gravità!
Ho imparato a camminare da quando mi lascio correre. Ho imparato a volare: dato che non voglio essere solo spinto a passare dal dischetto.
Ora sono leggero, ora io volo, ora mi vedo sotto di me stesso, ora un dio su balla attraverso di me.
Così parlò Zarathustra.
*
* *
Dal albero sulla montagna.
L'occhio di Zarathustra aveva percepito che una certa gioventù lo evitava. E mentre camminava da solo una sera attraverso le montagne che circondano la città, che si chiama "The Cow Pied," ecco, stava camminando questo giovane, seduto appoggiato a un albero e l'aspetto stanco guardò nella valle. Zarathustra ha preso l'albero, che il giovane era seduto, e parlò così:
Se volessi scuotere questo albero qui con le mie mani, non sarei in grado.
Ma il vento, che non vediamo i tormenti e le curve dovunque voglia. Siamo più dolorosi piegati e turbato da mani invisibili.
Allora il giovane si alzò sconcertato, e disse: ". Ho sentito Zarathustra e ho appena pensato a lui" Zarathustra ha risposto:
"Cosa sei spaventato, quindi ,? - Ma è con l'uomo come con l'albero.
vuole più lui fino in altezza e la luce, il più forte le sue radici lotta verso terra, verso il basso, in Dark, profondità, -. nel male "
"Sì nel male! gridò il giovane. Come è possibile che hai scoperto la mia anima? "
Zarathustra sorrise e disse: "Molti un'anima uno sarà mai scoprire, a meno che una prima inventarlo."
"Sì nel male! di nuovo gridato il giovane.
Hai detto la verità, Zarathustra. Non mi fido più di me da quando ho cercato in altezza, e nessuno si fida di me di più, - Come mai che questo accada?
A cambiare troppo in fretta: il mio oggi il mio ieri smentito. Mi capita spesso di saltare di là da i passi quando salgo, - nessun passo mi perdona.
Sono io, ho sempre ritrovo da solo. Nessuno parla per me, il gelo della solitudine mi fa tremare. Cosa cerco l'altezza?
Il mio disprezzo e il mio desiderio aumento insieme; il più alto Salgo, più io lo disprezzo che sorge. Ciò che doth egli cerca l'altezza?
Come mi vergogno della mia Inerpicarsi e inciampo! Come ridono del mio ansimare violento! Come odio volare! Come sono stanco nel più alto! "
Qui il giovane rimase in silenzio. E Zarathustra contemplato l'albero accanto alla quale si trovavano e ha parlato così:
Questo albero si trova solo qui sulle colline; è cresciuto in alto sopra l'uomo e la bestia.
E se voleva parlare, sarebbe nessuno che potesse capire: così in alto hath è cresciuto.
Ora si aspetta e aspetta - cosa doth aspettare? Vive la sede delle nuvole vicino a ha guardato per la prima Blitz?
Quando Zarathustra aveva detto questo, gridò il giovane con gesti violenti: "Sì, Zarathustra, è dire la verità. Il mio distruzione mi desiderava, quando ho voluto in altezza, e tu sei il fulmine per cui ho aspettato! Vedere quello che sto ancora, dal momento che sei apparso a noi? L' invidia di voi è colui che mi ha distrutto! "- Così parlò il giovane, e pianse amaramente. Zarathustra, però, mise un braccio intorno a lui e lo ha portato via.
E dopo aver camminato un po 'insieme, Zarathustra cominciò a parlare:
Si strappa il cuore. Meglio di tue parole esprimono, i tuoi occhi mi dicono tutto il tuo pericolo.
Eppure non si è liberi, si sta cercando anche dopo la libertà. la tua Bleary seeking ti ha creato e monitorato.
Nella altezza libera che si desidera, secondo le stelle ha sete l'anima tua. Ma i tuoi cattivi impulsi sete anche per la libertà.
I suoi cani selvatici vogliono la libertà; abbaiano di gioia nella loro cantina, quando il vostro spirito si sforza di risolvere tutte le prigioni.
Eppure tu sei per me un prigioniero che inventa la libertà: ahimè, intelligente di questi prigionieri è l'anima, ma anche ingannevole e malvagio.
Per purificare se stesso, anche lo spirito liberato. Gran parte della prigione e lo stampo ancora resta in lui: le esigenze pure di essere il suo occhio.
Sì, conosco il tuo pericolo. Ma il mio amore e di speranza io ti scongiuro: gettare il vostro amore e non spero di distanza!
Preziosa si sente più, e si sente nobile altri anche ancora, l'orso di te un rancore e lanci sguardi maligni. Sappiate che a tutti uno stand nobile nel modo.
Anche per il bene, un nobile nel senso: e anche quando lo chiamano un bene, così vogliono in tal modo a metterlo da parte.
Nuovo fornirà il superiore e una nuova virtù. Vecchio vuole il meglio, e che la vecchia attività è stato conservato.
Ma questo non è il pericolo del nobile che diventare un buon uomo, ma un Sassy, ??il beffardo, o un distruttore.
Ahimè, ho conosciuto quelli nobili che hanno perso la loro più alta speranza. E poi hanno denigrato tutte le speranze.
Poi hanno vissuto spudoratamente in piaceri temporanei, e al di là della giornata era difficilmente obiettivi.
"Lo spirito è anche la voluttà," - hanno detto. Dal momento che il loro spirito ha rotto le ali e ora strisciano su, e contamina rosicchiare.
Una volta hanno pensato di eroi diventare Lüstlinge sono ora. Una difficoltà e il terrore è l'eroe per loro.
Ma dal mio amore e spero di scongiuro: gettato l'eroe della tua anima non andare via! Mantenere santa tua più alta speranza! -
Così parlò Zarathustra.
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* *
Tra i predicatori della morte.
Ci sono predicatori di morte: e la terra è piena di coloro ai quali la rinuncia deve essere predicato dalla vita.
Completa è la terra del superfluo, la vita rovinata è attraverso la relazione molti-a-molti. Possano essi essere decoyed con la "vita eterna" da questa vita!
"Giallo": così sono chiamati i predicatori della morte, o "nero". Ma ho ancora voglia di mostrare in altri colori.
Ci sono quelli terribili che portano su di per sé la bestia da preda, e non hanno scelta se non concupiscenze o auto-lacerazione. E anche le loro passioni sono auto-lacerazione.
Essi non sono nemmeno diventano umani, quelle terribili: possano essi predicare desistenza dalla vita e passeranno essi stessi!
Ci sono quelli spiritualmente consuntivo: difficilmente sono nascono quando cominciano a morire e lungo per le dottrine di stanchezza e di rinuncia.
Sarebbero Fain essere morto, e dovremmo contenti loro volontà buona! Guardiamoci di risvegliare i morti e di danneggiare quelle bare viventi!
Si incontrano un invalido, o un anziano o di un cadavere; e subito si dice "la vita è confutata!"
Ma solo loro sono confutate, e il loro occhio, che solo una faccia guarda esistenza.
Avvolta nel spessa malinconia, e desiderosi per i piccoli incidenti che portano alla morte: così fanno aspettare e mordono i denti a vicenda.
Oppure, afferrano a dolci, e deridono il loro infantilismo così: si aggrappano alla loro paglia di vita e di finta che ancora aggrappati a una paglia.
La loro saggezza è: "un pazzo che rimane vivo, ma quanto siamo stupidi! E questo è il più stupido vivo "! -
"La vita è solo sofferenza" - così dicono Andre e non mentire: lo prevede, ma che il suo stop! Fare in modo che la cessa vita che è solo sofferenza!
E così l'insegnamento della vostra virtù "ucciderai te stesso! Si rubare te stesso "! -
"Lust è il peccato - così dicono alcuni che predicano la morte - Andiamo da parte e generano figli"
"Partorire è fastidioso, - dicono gli altri - che devono essere aggiunti per portare avanti? Uno sfortunato beareth solo! "E loro anche sono predicatori di morte.
"La compassione necessario - così dicono la terza. Prendete quello che ho! Prendete quello che sono! Ancor meno mi lega la vita! "
Se essi costantemente pietosi, avrebbero i loro vicini malati della vita. essere il male - che sarebbe la loro vera bontà.
Ma vogliono allontanarsi dalla vita: quello che schiert loro di legarsi Andre ancora più veloce con le loro catene e regali! -
E inoltre, per i quali la vita è il lavoro rude e disordini: non sei molto stanco della vita? Non siete voi molto maturo per il sermone della morte?
Il tuo tutti, che è il lavoro selvaggio amare e veloce, nuovo, straniero, - si mette con voi male, la vostra diligenza è volo, e la volontà di dimenticare se stesso.
Se si crede più nella vita, si sarebbe meno si gettare i momenti. Ma bisogna aspettare non ampliare abbastanza in voi - e anche del minimo!
Ovunque la voce di coloro che predicano la morte suona: la terra è piena di coloro ai quali la morte deve essere predicato.
O "la vita eterna": lo stesso per me - hanno fornito solo in fretta passeranno!
Così parlò Zarathustra.
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Dalla guerra e la sua gente.
Dei nostri migliori nemici non vogliamo essere risparmiati, né per coloro che non ciò che amiamo fin. Quindi lasciate che vi dica la verità!
I miei fratelli in guerra! Ti amo da, ed ero il vostro genere. E sono anche la vostra migliore nemico. Quindi lasciate che vi dica la verità!
So che l'odio e l'invidia del tuo cuore. Voi non siete abbastanza grandi da non conoscere l'odio e l'invidia. Poi essere abbastanza grande da non vergognarsi di loro!
E se non si può essere santi della conoscenza, allora, vi prego, almeno i suoi guerrieri. Essi sono i compagni e precursori di questa santità.
Vedo molti soldati: Mi piacerebbe vedere molti guerrieri! "A-forma" lo chiamò, quello che indossano: non può essere uno-dimensionale quello che essa nascondere!
Voi sono quelli i cui occhi sempre alla ricerca di un nemico - per il vostro nemico. E con alcuni di voi c'è odio a prima vista.
Il vostro nemico deve cercare voi, la vostra guerra voi ve ne salariale, e per i tuoi pensieri! E se i vostri pensieri soccombono, la vostra giustizia circa chiamano ancora Triumph!
Voi amare la pace come mezzo per nuove guerre. E la pace breve più lungo.
Vi consiglio di non lavorare, ma per combattere. Vi consiglio di non pace, ma per la vittoria. Lasciate che il vostro lavoro sia una lotta, la vostra pace sia una vittoria!
Si può solo essere silenzioso e stare fermo, se si dispone di un arco e freccia: altrimenti chiacchierando e quarrelleth. Lasciate che la vostra pace sia una vittoria!
Tu dici che la cosa buona è che anche la guerra santa? Io vi dico la buona guerra è quello di santificare ogni cosa.
La guerra e il coraggio hanno fatto cose più grandi di beneficenza. Non è la tua simpatia, ma il vostro coraggio ha finora salvato la vittima.
Ciò che è buono? le chiede. Per essere coraggioso è buono. Parliamo la bambina: "essere buono è quello che è abbastanza tempo stesso commovente."
Ti chiamano senza cuore: ma il tuo cuore è autentico, e mi piace il pudore della vostra buona volontà. Ye si vergognano del vostro flusso, e altri si vergognano della loro riflusso.
Sei brutto? Ebbene, i miei fratelli! Prendere il sublime su di te, il mantello del brutto!
E quando la tua anima è grande, è arrogante e nella vostra sublimità c'è malvagità. Io ti conosco.
In malvagità l'uomo altezzoso e il debole. Ma si fraintendono l'un l'altro. Io ti conosco.
Si può avere solo nemici da odiare, ma non nemici da disprezzare. Devi essere orgoglioso dei tuoi nemici, poi, i successi del tuo nemico sono i tuoi successi.
Ribellione - questa è la distinzione schiavi. Il tuo distinzione essere obbedienza! I comandi per sé era una obbedienza!
Un buon guerriero suona qua "tu" piacevole che "voglio". E tutto ciò che è caro a voi, voi ne hanno ancora di dare ordini.
Il tuo amore per la vita è l'amore per la più alta speranza: e lasciate che la vostra speranza più alto sarà il più alto pensiero della vita!
Il vostro pensiero più alto, ma voi devono essere ordinati da me - e lui è: l'uomo è qualcosa che dovrebbe essere superato.
Così vivere la vostra vita di obbedienza e di guerra! Qual è la lunga durata! Cosa guerriero vuole essere risparmiato!
Vi risparmio no, ti amo dal, miei fratelli in guerra! -
Così parlò Zarathustra.
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Da nuovi idoli.
Da qualche parte ci sono ancora popoli e greggi, ma non con noi, fratelli: qui non ci sono stati.
Stato? Che cosa significa? Bene! Ora me, ed è sulle orecchie, per ora io vi dico la mia parola la morte dei popoli.
Stato chiamato il più freddo di tutti i mostri freddi. Freddo si trova anche; e questa bugia striscia fuori della sua bocca: "Io, lo Stato, sono il popolo."
È una menzogna! Makers sono stati quelli che hanno creato i popoli e appeso una fede e un amore su di loro: così servivano la vita.
distruggi documenti sono quelli che stabiliscono le trappole su per molti e contento che lo stato: si appendono una spada e un centinaio di desiderio su di loro.
Dove si dà ancora la gente perché non capisce lo Stato e lo odia come il malocchio e peccato contro le leggi e costumi.
Questo segno vi do: ogni popolo parla la lingua del bene e del male: non compresa dal vicino di casa. Il suo linguaggio è inventato in leggi e costumi.
Ma lo Stato si trova in tutte le lingue del bene e del male; che ha e ciò che ha rubato - e quello che parla, dice il falso.
Falso è tutto per lui; con i denti rubati morde, il Snappy. False sono anche le sue viscere.
confusione Lingua del bene e del male: questo segno vi do come un segno dello stato. In verità, la volontà di morte, ha indicato che il segno! In verità, si chiama i predicatori della morte!
Troppi nascono: per quelli superflui era stato messo a punto!
Basta guardare a come li attira a molti troppo molti! Come divora e mastica e rumina!
"Sulla Terra c'è niente di più grande di me: il dito ordine di Dio sono io" - ruggisce così il mostro. E non solo la caduta lunghe orecchie e miope in ginocchio!
Purtroppo, anche in voi, voi grandi anime, sussurra le sue fosche bugie! Oh, trovò i cuori ricchi che volentieri si sperperano!
Sì, si avrà trovato, voi conquistatori del vecchio Dio! Stanco eri in conflitto, e ora il tuo stanchezza serve il nuovo idolo!
Eroi e onorevole che vuole impostare fino a essere il nuovo idolo! Gli piace crogiolarsi al sole delle buone coscienze, - il mostro freddo!
Tutto quello che vuole che si dà quando si adorarlo, il nuovo idolo: in tal modo si acquista la lucentezza della vostra virtù e lo sguardo dei tuoi occhi fieri.
Esche che vuole con la molto-troppo-molti! Sì, un inferno impresa ha qui stato messo a punto, a cavallo della morte tintinnare con gli ornamenti di onori divini!
Sì, una morte per molti ha qui stato messo a punto, che si esalta come la vita: In verità, un servizio di cuore tutti i predicatori della morte!
Stato Io lo chiamo in cui tutti i bevitori veleno, buoni e cattivi: lo stato, dove tutti se stessi, perdono il bene e il male: lo Stato, dove il lento suicidio di Aller - significa "vita".
Basta vedere questi superflui! Rubano le opere degli inventori ei tesori dei saggi: l'educazione che chiamano il loro furto - e tutti loro è quello di malattia e di stenti!
Basta vedere questi superflui! Malato sono sempre, vomitano la loro bile e lo chiamano giornale. Divorano a vicenda e non riescono nemmeno a digerire se stessi.
Basta vedere questi superflui! La ricchezza acquistano e diventano più poveri in tal modo. Potenza che vogliono e prima la leva del potere, molto denaro - questi impotenti!
Vederli arrampicarsi, queste scimmie veloci! Salgono attraverso uno all'altro e quindi rissa nel fango e la profondità.
Verso il trono che vogliono tutti: la loro follia è, - come se la felicità fosse seduto sul trono! Spesso il fango siede sul trono - e spesso anche il trono su fango.
I pazzi sono tutti me e scimmie arrampicate e più caldo. Il male mi odore loro idolo, il mostro freddo: evil me tutto odore insieme, questi idolatri.
Fratelli miei, voi saranno soffocare nei fumi delle loro bocche e appetiti! Caro rottura ma le finestre e saltare in aria aperta!
Se il cattivo odore della strada! Andate via dall'idolatria del superfluo!
Se il cattivo odore della strada! Ritirare dal vapore di questi sacrifici umani!
grandi anime libere anche adesso la Terra. Vuoto sono ancora molti posti per solo e due lo stesso per soffiare l'odore dei mari tranquilli.
Le cose ancora grandi anime è una vita libera. In verità, chi possiede poco è posseduto meno così: sia benedetto moderata povertà!
come il canto delle cose necessarie, la melodia unica e insostituibile inizia: dove lo Stato finisce, perché solo l'uomo che non è superfluo inizia.
Là dove lo Stato cessa , - così ecco, fratelli miei! Non si vede, l'arcobaleno ei ponti del Superman? -
Così parlò Zarathustra.
*
* *
Del volo del mercato.
Fuggi, amico mio, nella tua solitudine! Vedo che assordato dal rumore dei grandi uomini e punto da punture del piccolo.
Degno sa parlare foresta e rock con voi. Stesso di nuovo l'albero che ami, la breitästigen: in silenzio e con attenzione si blocca sul mare.
Dove la solitudine cessa, come inizia il mercato; e dove comincia il mercato, così come il rumore delle grandi attori e il ronzio delle mosche velenose inizia.
Nel mondo le cose migliori sono ancora buone nulla senza che elenca solo: grandi uomini chiamati al popolo questa representers.
Poco capisce le persone il Grande, che è: i professionisti. Ma il significato che ha per tutti representers e attori grandi cose.
Per gli inventori di nuovi valori il mondo gira - invisibilmente esso ruota. Ma l'attore, la gente e la gloria si trasforma: è il mondo in esecuzione.
Spirit ha l'attore, ma poca coscienza dello spirito. Crede sempre in quella con cui lo fa la maggior parte crede - credere in te stesso fa!
Ha una nuova fede e il giorno dopo una recente mattina. egli Rasche senso, come le persone, e le condizioni meteorologiche mutevoli.
Upset - cioè lo dimostrano. Toll make - cioè lo convince. E il sangue per lui il migliore di tutti i motivi.
Una verità che scivola solo nelle orecchie fini, egli chiama falsità e niente. In verità, crede solo in dèi che fanno un gran rumore nel mondo!
Pieno di buffoni solenni è il mercato - e la gente si vanta dei suoi grandi uomini! questi sono i suoi padroni del momento.
Ma l'ora è scesa su di loro in modo che si spingono. E anche da te vogliono sì o no. Purtroppo, vuoi tu impostare la sedia tra i pro ei contro?
Questo incondizionati e impazienti è senza gelosie, è amante della verità! Non ancora ha la verità appeso al braccio di un incondizionato.
Questo quelle improvvise, ritornano nella tua sicurezza: solo nel mercato vi sarà sì? o No? invaso.
Lentamente, l'esperienza di tutti i pozzi profondi: tempo devono aspettare fino a quando non sanno che cosa è caduto nella loro profondità.
Lontano dal mercato, e la gloria betakes tutto grande: a distanza dal mercato e la fama sono mai soffermati gli inventori di nuovi valori.
Fuggi, amico mio, nella tua solitudine: ti vedo punto da mosche velenose. Fuggite a dove ruvide, forti brezza soffia!
Fuggi nella tua solitudine! Hai vissuto il piccolo e miserabile vicino. Fuggire dalla loro vendetta invisibile! Contro di te non sono altro che la vendetta.
non più di sollevamento del braccio contro di loro! Innumerevoli sono loro, e non è il vostro molto per essere un scacciamosche.
Innumerevoli sono questi piccoli e pietosa; e molti un orgoglioso Costruire gereichten già gocce di pioggia e le erbacce per la distruzione.
Tu non sei di pietra, ma già si diventa cava da tante gocce. Break e scoppiare ti me di molte gocce.
Stanco ti vedo da mosche velenose, ti vedo sanguinosamente scolpito in un centinaio di posti; e il tuo orgoglio non sarà nemmeno essere arrabbiato.
Sangue che avrebbe avuto da te in tutta innocenza, sangue le loro anime esangui desiderare - e pungono, quindi, in tutta innocenza.
Ma, Tiefer, si soffre troppo profondamente anche da piccole ferite; e prima che tu avessi recuperato, è strisciato la stessa vite senza fine di veleno a portata di mano.
Troppo orgoglioso tu sei per me per aver ucciso questo delicato. Ma fare in modo che non sarà la tua calamità a sopportare tutto loro ingiustizia velenoso!
Essi buzz intorno a te anche con la loro lode: invadenza è la loro lode. Si vuole essere vicino alla vostra pelle e il sangue.
Ti adulano come un dio o demone; essi whimper davanti a te come davanti a un Dio o diavolo. Ciò che lo rende! Adulatori ci sono e whimperers e non di più.
Danno anche a voi come spesso gentile. Ma che è stato sempre la prudenza del vile. Sì, i vili sono saggi!
Pensano molto su di te con le loro anime strette, - tu sei discutibile loro sempre! Tutto è molto pensiero, è discutibile.
Essi si puniscono per tutte le tue virtù. Si perdonano solo te ragione - i tuoi errori.
Perché tu sei mite e la mente equa, si dice: "Sono innocenti loro piccola esistenza." Ma pensi che la sua anima stretto: "Il crimine è tutta la grande esistenza".
Anche se siete gentili verso di loro, che ancora si sentono disprezzati da voi; e ti danno la vostra benedizione con soffiando segreto Haten.
Il tuo orgoglio silenzioso va sempre contro il loro gusto; essi esultano, una volta che siete abbastanza modesto per essere vana.
Quello che noi riconosciamo in un uomo, che accendiamo su di lui. Quindi attenzione dei piccoli!
Prima si sentono piccoli, e le loro barlumi bassezza e bagliori contro di voi per vendetta invisibile.
Non hai guardare, quanto spesso sono stati in silenzio quando si piede su di loro, e come loro forza li lasciò come il fumo di un fuoco morente?
Sì, il mio amico, la cattiva coscienza che si sono il tuo vicino, perché essi sono il vostro indegno. Quindi ti odiano e avrebbe voluto succhiare il tuo sangue.
I tuoi vicini saranno sempre le mosche velenose; Ciò che è grande in te - che si deve renderli più velenosi e mai fly-like.
Fuggi, amico mio, nella tua solitudine e al punto in cui un ruvido, forte brezza soffia. Non è il tuo sacco di essere un scacciamosche. -
Così parlò Zarathustra.
*
* *
Da castità.
Amo la foresta. Nelle città è male di vivere: perché ci sono troppi dei lussuriosi.
Non è meglio cadere nelle mani di un assassino che nei sogni di una donna lussuriosa?
E basta guardare a questi uomini: il loro occhio dice che - sanno niente di meglio al mondo che a mentire con una donna.
Filth è in fondo alla loro anima; e ahimè, se la loro sporcizia hath ancora lo spirito!
Che voi ancora perfettamente se fosse come animali, almeno! Ma per gli animali appartiene innocenza.
Ti consiglio di uccidere i vostri sensi? Vi consiglio di innocenza dei sensi.
Vi consiglio di castità? La castità è una virtù con un po ', ma con molti quasi un vizio.
Questi astenersi certo: ma la sensualità cagna guarda con invidia di tutto ciò che fanno.
Anche nelle altezze della loro virtù e nel loro spirito freddo in li segue Diess Gethier sua discordia.
E come come il bianco cagna sensualità a mendicare per un pezzo di spirito, quando un pezzo di carne è negato!
I suoi drammi d'amore e tutto ciò che il tuo cuore si rompe? Ma io sono sospettoso della cagna.
Ye ha gli occhi troppo crudeli e guardare arbitrariamente verso i malati. Non è il vostro desiderio solo se stesso travestito e ha invitato la compassione?
E Diess similitudine vi do: non pochi che ha voluto guidare il loro diavolo, è andato così nei porci stessi.
Che la castità è difficile, che è quello di essere dissuasi: che non sono la strada per l'inferno sarà - a sporcizia e la lussuria di anima.
Parlo di cose sporche? Questo non è il peggio di me.
Non quando la verità è sporca, ma quando si è poco profondo, il conoscitore sorge involontariamente nelle sue acque.
In verità, ci sono casti fondamentalmente sono più dolci del cuore, e ridono meglio e più spesso di te.
Ridono anche la castità, e chiedono: "Che cosa è la castità!
«È la castità non una follia? Ma questa follia è venuto a noi e non abbiamo per lei.
"Abbiamo offerto questo ostello per gli ospiti e il cuore: ora vive con noi - lasciate stare tutto il tempo che vuole!"
Così parlò Zarathustra.
*
* *
Da amici.
"Uno è sempre troppo per me" - pensa in tal modo l'eremita. "Sempre moltiplicazione tabelle - i rendimenti sulla durata di due!"
Io e mi sono sempre troppo seriamente in conversazione: come potrebbe essere sopportato, se non ci fosse un amico?
Sempre per l'eremita l'amico di un terzo: il terzo è il tappo che impedisce la conversazione dei due affonda nella profondità.
Purtroppo, ci sono troppe profondità per tutti gli eremiti. È per questo che a lungo così tanto per un amico, e la sua altezza.
La nostra fede in altri tradisce in cui vorremmo credere in noi stessi. Il nostro desiderio di un amico è il nostro traditore.
E spesso si desidera che l'amore saltare solo invidiare. E spesso ci attacchiamo e ci fa un nemico per nascondere che uno è vulnerabile.
"Almeno il mio nemico!" - Così parla vera riverenza, che non osa chiedere di amicizia.
Se si vuole avere un fidanzato, in modo da avere a voler fare la guerra per lui: e andare in guerra, devi essere il nemico può .
Si dovrebbe onorare i suoi amici né nemici. Si può pensare del tuo amico approccio, e non andare oltre a lui?
Nel suo amico uno deve avere il meglio di nemico. Tu più vicino al cuore sia quando lo withstandest.
Si desidera indossare un abito di fronte ai tuoi amici? E 'per onorare del tuo amico che vi date a lui, come stai? Ma egli ti wisheth al diavolo!
Chi ha fatto non fa mistero, indignato: tanto la ragione ne avrete da temere nudità! Sì, se gli dei avevano da quando il suo dürftet cui vergognarsi i vestiti!
È possibile registrarsi per il tuo amico non bello bianco abbastanza: per tu gli farai una freccia e un desiderio per il Superman essere.
Hai visto tuo amico addormentato, - che si può sapere che cosa assomiglia? Che altro è volto del tuo amico? E 'la propria faccia, su uno specchio approssimativa e imperfetta.
Hai visto già il tuo amico addormentato? Non paura, sai che il tuo amico assomiglia? Oh, il mio amico, l'uomo è qualcosa che deve essere superato.
In divinazione e tacendo l'amico Maestro dovrebbe essere: non hanno tutto ciò che si desidera vedere. Il tuo sogno è quello di tradire che cosa il vostro amico fa quando sveglio.
Un indovinare è la vostra compassione: perché tu conoscessi prima se il tuo amico vuole pietà. Forse ama in te l'occhio impassibile, e l'aspetto dell'eternità.
L'amico peccato essere nascosta sotto un guscio duro, gli Tu momento difficile un dente. Così avrà delicatezza e dolcezza.
Sei aria pura e la solitudine e amico del pane e la medicina il tuo? Molti non può allentare le proprie catene, eppure lui è il Redentore amici.
Sei uno schiavo? Così non si può essere un amico. Sei un bullo? Così non si può avere amici.
Per troppo tempo stato nascosto uno schiavo e un tiranno nella donna. Dess metà della donna non è in grado di amicizia: si conosce solo l'amore.
In amore della donna è l'ingiustizia e cecità a tutto ciò che non piace. E anche in amore complice della donna è ancora aggressione e fulmini e la notte a fianco della luce.
Al momento la donna non è in grado di amicizia: i gatti sono ancora le donne, e gli uccelli. O, meglio, le mucche.
Al momento la donna non è in grado di amicizia. Ma dimmi, voi uomini, chi di voi è in grado di amicizia?
Oh sulla tua povertà, uomini voi, e la tua avidità di anima! Quanto si dà degli amici, che mi danno anche i miei nemici, e non sono diventati più poveri in tal modo.
C'è cameratismo: può esserci amicizia!
Così parlò Zarathustra.
*
* *
Da un obiettivo mille e una.
Molti paesi hanno visto Zarathustra, e molti popoli: così ha scoperto molti popoli bene e il male. No maggiore potenza ha Zarathustra trova su terra che il bene e il male.
La vita non poteva persone che hanno apprezzato non solo; lo vuole ma per ottenere, in modo che non deve valutare come le sue stime vicini.
Molto di ciò che è stato detto a questo popolo bene, è stato chiamato un altro scherno e rimprovero: così ho pensato che fosse. Molto ho trovato qui chiamato il male e ci ornata di onori viola.
Mai conosciuto un vicino di casa l'altro: sempre la sua anima si chiedeva se i vicini follia e la malvagità.
Un pannello delle proprietà dipende da ogni nazione. Vedi, è il suo pannello di conquiste; vedi, è la voce della sua volontà di potenza.
è lodevole, quello che si applica pesante; ciò che è essenziale e difficile, si chiama bene, e ciò che è ancora esente dalla maggior bisogno, rari, più difficile - le lodi che santi.
Ciò che rende dal momento che regola e conquista e lo splendore, il suo vicino di terrore e l'invidia del vero come l'alto, il primo a fondo scala, il senso di tutte le cose.
In verità, il mio fratello, si conosceva solo un bisogno e la terra e il cielo e verso il prossimo della gente: tu prontamente divina probabilmente la legge delle sue conquiste, e perché sorge su questa scala alla sua speranza.
"Sempre tu sarai il primo e proiettando gli altri: nessuno dovrebbe amare la tua anima gelosa a meno che l'amico" - Diess fatto anima greca tremare: mentre lui andava il suo percorso di dimensioni.
"Parla verità e ben gestito con arco e freccia" - così sembrava quella nazione allo stesso modo piacevole e difficile da ottenere il mio nome - il nome che è simile a me piacevole e duro.
"Onora il padre e la madre e alle radici dell'anima in loro saranno": questo tavolo di superare un altro popolo appeso su se stessi e divenne potente ed eterno in tal modo.
"Pratica la fedeltà e realizzare la fedeltà onorerà e sangue anche su cose cattive e pericolose": così per l'insegnamento di battere un altro popolo, e quindi perché era incinta e pesante con grandi speranze.
In verità, la gente si diedero tutto il loro bene e il male. Di certo, non avrebbero, non hanno trovarlo, ed è sceso a loro come una voce dal cielo.
Valori fissati solo l'uomo nelle cose da raggiungere - ha creato le cose solo significato, un significato umano! È per questo che è chiamato "uomo", vale a dire: la fine stimata.
Valorizzare sta creando: sentirlo, creatori di voi! Valutazione in sé è il tesoro e la perla di tutte le cose stimati.
Stimando solo lì valore e senza stimare il dado dell'esistenza sarebbe cava. Ascoltate, voi creatori!
Cambiamento dei valori - che è il cambiamento dei creatori. Sempre distrutto, che deve essere un creatore.
I creatori sono stati solo i popoli e solo gli individui in ritardo; In verità, l'individuo si è ancora l'ultima creazione.
Popoli aderivano una volta un gruppo di bene con se stesso. L'amore che sarebbe governare e amore che obbedire, creati composti tali pannelli.
Anziani è a Heerde desiderio che il desiderio di Me: e finché la buona coscienza è chiamato gregge, dice solo la cattiva coscienza: I.
In verità, l'ego furbo, il senza amore che vuole il suo vantaggio nel vantaggio di molti: che non è l'allevamento di origine, ma la loro caduta.
Amare fosse sempre e creatori che hanno creato il bene e il male. Fuoco d'amore brilla in tutta nome virtù e la rabbia di fuoco.
Molti paesi hanno visto Zarathustra, e molti popoli: non superiore potenza ha Zarathustra trova su terra che le opere degli amanti: "bene" e "male" il suo nome.
Veramente un mostro è questo potere di lodare e biasimare. Dice che mi sottomette, fratelli? Dillo a chi lancia questo animale il grillo sui mille colli?
c'erano migliaia di obiettivi finora di un migliaio di persone erano lì. Solo il vincolo mille colli manca ancora, manca l'unico obiettivo. Eppure l'umanità non ha alcun obiettivo.
Ma ditemi, fratelli miei: se l'umanità l'obiettivo è ancora carente, non c'è forse anche - loro stessi ancora? -
Così parlò Zarathustra.
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* *
Dalla carità.
I vostri vi spinge verso il prossimo e hanno belle parole per esso. Ma io vi dico, la vostra carità è il vostro cattivo amore di voi stessi.
Ye fuggire vicino di voi stessi, e avrebbe voluto fare una virtù di esso: ma io vedere attraverso il "disinteresse".
Il Tu è più vecchio del I; Du è canonizzato, ma non ancora la I: così l'uomo spinge verso il prossimo.
Vi consiglio di carità? Piuttosto io vi consiglio di prossimo-volo e per amore lontano!
Superiore a amore per il prossimo è l'amore del più lontano e futuro; ancora più in alto che l'amore per gli uomini è l'amore per le cose e fantasmi.
Diess fantasma che codifica lungo di fronte a te, fratello mio, è più giusto di te; Perché non gli dai la tua carne e le ossa? Ma si mantiene and're corsa per il prossimo.
Lo si tiene con non voi stessi e vi ama non abbastanza, ora si vuole sedurre l'amore e la Gild voi stessi con il suo vicino di errore.
Vorrei che non si poteva sopportare ogni genere prossimo e loro vicini; così si sarebbe fatto voi stessi tuo amico e il suo cuore traboccante di creare.
È inviti a un testimone, se si vuole parlare bene di te; e quando avete ingannato lui a pensare bene di voi, si pensa bene di voi stessi.
Non solo la menzogna che dice qualcosa a sua conoscenza, ma ancora di più colui che parla contro la sua ignoranza. E così si parla di te nel traffico, che giace per il prossimo con voi stessi.
Così dice il pazzo: "trattare con la gente rovina il carattere, soprattutto se non si ha."
Quello va al suo prossimo perché egli cerca, e Andre, perché vuole perdere. Il vostro cattivo amore per voi stessi guizzare si solitudine di una prigione.
Il più a distanza sono lì, a pagare per il vostro amore per il prossimo; e anche se sei a cinque con l'altro, di avere sempre a morire un sesto.
Mi piace Non vostre feste: troppi attori che ho trovato lì, e anche gli spettatori, spesso si comportavano come attori.
Non il vicino di casa io ti insegno, ma l'amico. L'amico si era la terra dura e un assaggio della gente.
Io vi insegno l'amico e il suo cuore traboccante. Ma dovete capire di essere una spugna, se ci si amare da traboccante cuore.
Io vi insegno l'amico in cui il mondo si trova, una tazza di buon, - l'amico creazione che ha sempre per dare un mondo ready-made.
E mentre si girava il mondo a parte, lo hanno rotolato di nuovo insieme in anelli, come il divenire del bene attraverso il male, come il divenire di scopo di possibilità.
Il futuro e la più lontana è la causa del vostro oggi: nel tuo amico Tu amerai il Superman come causa l'amore.
I miei fratelli, la carità che vi consiglio di non: vi consiglio di amore lontano.
Così parlò Zarathustra.
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Dai percorsi del creatore.
Vuoi il mio fratello, andare in isolamento? Vuoi cercare il modo per te stesso? Catramoso ancora un po 'e mi sente.
"Colui che cerca ottenere facilmente si perse. Tutto isolamento è colpa ": così dice la mandria. E si apparteneva a lungo Heerde.
La voce del gregge sarà ancora risuonare in te ancora. E se tu dirai "Non ho più una coscienza con voi", così ci sarà una querela e un dolore.
Ecco, questo dolore si portava ancora la stessa coscienza e che la coscienza ultimo barlume brilla ancora sulla tua afflizione.
Ma si desidera che il modo del GO afflizione, che è il modo per te stesso? Poi mi mostra la tua destra e la vostra forza di fare!
Sei un nuova forza e un nuovo diritto? Un primo movimento? A rotolare la ruota? Possono anche costringere stelle a ruotare intorno a te?
Oh, ci sono così tanti lussuria dopo il livello! Ci sono così tante convulsioni della ambizioso! Dimostrami che non sei uno dei lussuriosi e ambizioso!
Oh, ci sono così tanti grandi pensieri che non fanno altro che il soffietto: si gonfiano e fanno più vuoto.
Le cose ti chiami? I vostri pensieri dominanti che vogliono sentire e non che si è scappato da un giogo.
Sei uno così, la fuga da un giogo permesso ? Ci sono alcuni, che ha gettato via la sua ultima Werth quando ha gettato via la sua servitù.
Liberi da cosa? Che schiert Zarathustra! Brillante ma per me proclamare l'occhio: liberare cosa ?
Puoi dare il tuo male e il vostro bene e la vostra volontà su di te come una legge da soli? Si può essere giudice e vendicatore del tuo te stesso diritto?
Terribile è solitudine con il giudice e vendicatore del di una legge propria. Così è una stella proiettata nello spazio deserto, e nel respiro gelido di solitudine.
Oggi si è affetti da voi Un Grazie: ancora tu hai aperto il tuo coraggio e le tue speranze.
Ma una volta che si farà la solitudine stanco una volta il vostro orgoglio vi contorcersi e la tua coraggio Gnash. Tu, una volta "Sono sola!"
Una volta entrato il vostro alto vede più, e la tua bassa troppo vicino; la tua stessa sublimità avranno paura si effettua come un fantasma. Tu vuoi una volta: "Tutto è falso!"
Ci sono sentimenti che cercano di uccidere il solitario; non riescono, allora lo devono morire essi stessi! Ma tu puoi che per essere un assassino?
Sai, mio ??fratello, la stessa parola "disprezzo"? E l'agonia della giustizia per essere tale giustizia che vi disprezzano?
Si costringono molti a cambiare conoscere te stesso; essi si aspettano di duro. Sei venuto vicino a loro e ancora seguìta passato: non perdonerò mai.
Si va al di là di loro: ma il più si sale, meno si può vedere l'occhio di invidia. Ma la maggior parte del volo uno odiato.
"Quello che si voleva essere giusto per me! - Devi parlare - io me ho scelto il vostro ingiustizia di me zugemessnen parte ".
L'ingiustizia e la sporcizia gettano al solitario uno: ma, mio ??fratello, se si vuole essere una stella, in modo da li hanno nessuno meno brillare!
E attenzione del bene e giusto! Avrebbero volentieri crocifiggere chi elaborare la propria virtù - odiano le persone sole.
Attenzione anche, contro la santa semplicità! Tutto è empia, che non è semplice; le piace anche giocare con il fuoco - il paletto.
E attenzione anche, contro gli assalti del tuo amore! Per allungato rapidamente Lonely opposta alla mano, incontra.
Per molte persone non si può stringere la mano, ma solo la zampa: e voglio la zampa ha anche gli artigli.
Ma il peggior nemico tu puoi incontrare, sarai sempre voglia di essere me stesso; si waylayest te in grotte e foreste.
Solitario, andrai il modo per te! E su se stessi passa vostro cammino e nel tuo sette diavoli!
Heretic sarete e la strega e indovino e sciocco e dubbioso e diabolica e criminale. Te Stesso
Bruciare bisogna volere nella propria fiamma: come si voleva essere di nuovo se non sei diventato primo ceneri!
Solitario, stai per andare la via del creatore: un Dio voglia tu a creare dalle vostre sette demoni!
Solitario, stai per andare la via del amante: si te stesso
Amate e, di conseguenza, si disprezzi se stessi come solo gli amanti disprezzano.
Creare vuole l'amante, perché disprezza! Che sa di amore che non ha appena avuto a disprezzare ciò che amava!
Con il tuo amore entra nella tua isolamento e con il vostro lavoro, il mio fratello; e alla fine solo sarà giustizia zoppicare dopo di te.
Con le mie lacrime andare nel tuo isolamento, il mio fratello. Io lo amo che vuole creare al di là di se stesso, e perisce in tal modo. -
Così parlò Zarathustra.
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Vecchi e giovani piccola donna.
"Quello che state furtivamente lungo così furtivamente nel crepuscolo, Zarathustra? E ciò che nascondi il modo con attenzione sotto la tua mantello?
"E 'un tesoro che t'ha stato dato? O un bambino che è nato per voi? O tu vuoi te stesso nei modi di ladri, è amico del male "? -
In verità, il mio fratello! disse Zarathustra, è un tesoro che è stato dato a me: un po 'di verità che porto.
Ma è cattivo, come un bambino; e se io non tengo la bocca, così lei urla ad alta voce.
Quando sono andato oggi per la mia strada da solo, nell'ora in cui il sole tramonta, ho incontrato una vecchina e ha parlato così alla mia anima:
"Molto hath Zarathustra anche a noi donne, ma non ha mai ci ha parlato la donna."
E io le risposi: "con la donna, si dovrebbe parlare solo agli uomini."
"Parla anche a me della donna, ha detto; Sono abbastanza vecchio per dimenticare di nuovo. "
E ho costretto la vecchia e parlò quindi a lui:
Tutto nella donna è un enigma, e tutto nella donna ha una soluzione: si chiama gravidanza.
L'uomo è per la donna un mezzo: lo scopo è sempre il bambino. Ma che cosa è la donna per l'uomo?
Due cose sarà il vero e proprio uomo: il pericolo e la diversione. Dess metà egli donna, come il giocattolo più pericoloso.
L'uomo deve essere formato per la guerra e la donna per la ricreazione del guerriero: tutto il resto è follia.
frutta troppo dolce - l'avversione del guerriero. Perciò gli piace donna; amara è anche la donna più dolce.
Meglio di uomo doth donna capisce i bambini, ma l'uomo è più infantile di donna.
In vero uomo un bambino è nascosto: si vuole giocare. Sul loro donne, e scoprire me il bambino nell'uomo!
Un giocattolo lasciare che donna sia, puro e fine come la pietra preziosa, illuminata con le virtù di un mondo che non è ancora venuto.
Il fascio di un lustro stella nel vostro amore! Lasciate la vostra speranza caldo: "Posso sopportare il Superman!"
Nel tuo amore Sia la valor! Con il vostro amore voi sarete assalire su di lui che si ispira con la paura!
Nel vostro amore sia il vostro onore! Poco compresa altrimenti la moglie di onorare. Ma lasciate che questo sia il tuo onore: sempre ad amare più di sei amato, e mai il secondo.
L'uomo tema la donna quando lei ama: allora porta qualunque sacrificio. e tutto il resto lei ha riguardi come Werth.
L'uomo tema la donna quando si odia: per l'uomo è solo il male nella sua anima più intima, ma la donna è lì male.
Chi odia la donna più? - Così parlò il ferro alla calamita: "Ti odio più perché si attraggono, ma non abbastanza forte sono, per attirare a te."
La felicità dell'uomo è quello di dire: io voglio. La felicità della donna è quello di dire: che vuole.
"Vedi, ora ha la mondo diventare perfetto! "- Così pensa ogni donna quando lei obbedisce con tutto il suo amore.
E deve obbedire alla donna, e una profondità per la sua superficie. Surface è l'anima della donna, un cellulare, film di tempesta su acque poco profonde.
La mente dell'uomo, però, è profondo, i suoi attuali ruggisce in caverne sotterranee: donna percepisce il suo potere, ma non capisco. -
Poi mi rispose la vecchia: "Molte cose belle hath Zarathustra ha detto, e soprattutto per coloro che sono abbastanza giovane per loro.
"Strano! Zarathustra conosce poco donna, eppure ha ragione su di loro! Accade Diess quindi, perché con le donne nulla è impossibile?
"E ora accettare un po 'di verità Grazie! Sono abbastanza vecchio per questo!
"Li Avvolgere e tenere la bocca :. Altrimenti sarà urlare troppo forte, la piccola verità"
"Dammi, donna, la tua piccola verità!" Dissi. E così parlò la vecchia:
"Si va a donne? Dimenticate la frusta non "! -
Così parlò Zarathustra.
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Dal morso il serpente.
Un giorno Zarathustra era addormentato sotto un albero di fico perché era caldo, e aveva messo le braccia sul suo volto. Poi è arrivata una vipera e lo morse al collo, in modo che Zarathustra gridò di dolore. Quando aveva preso il braccio dalla sua faccia guardava il serpente: hanno riconosciuto gli occhi di Zarathustra, contorcevano goffamente, e voleva. "Non è così, sprach Zarathustra; non ancora hai preso i miei ringraziamenti! . È wecktest Attualmente, la mia strada è ancora lunga "" La tua strada è ancora breve, il serpente disse tristemente; Il mio veleno uccide. "Zarathustra sorrise. "Quando ha fatto bene a seconda di un veleno di drago di un serpente? - Ha detto. Ma prendere il tuo veleno indietro! Non siete abbastanza ricchi per dare a me. "Come il serpente di nuovo cadde al collo e si leccò la ferita.
Quando Zarathustra una volta disse ai suoi discepoli, hanno chiesto: "E che, o Zarathustra, è il morale della tua storia" Zarathustra ha risposto:
Il distruttore della morale contento me il buono e giusto: la mia storia è immorale.
Ma se si dispone di un nemico, allora non è bene per male: per questo sarebbe vergogna. Ma dimostra che egli ha rivestito qualcosa di buono.
E piuttosto in collera di quella loro vergogna! E se siete maledetti, quindi non mi piace che si sarebbe poi benedica. Meglio un po 'mitfluchen!
E hai fatto un grande torto, così ho lo fa in fretta cinque piccoli esso! Spettrale è la a guardare, solo la stampa l'ingiustizia.
Hai già Diess? Getheiltes sbagliato è metà di destra. Poi prenderà l'ingiustizia su di sé può indossare!
Una piccola vendetta è più umano che nessuna vendetta. E se la punizione non è un diritto e un onore per il trasgressore, quindi non mi piace anche i vostri sanzioni.
Posh è lui per darsi torto di vendicato, soprattutto se uno è di destra. Solo uno deve essere abbastanza ricco.
Cosa non mi piace la vostra giustizia fredda; e fuori l'occhio dei vostri giudici mi aspetto sempre il carnefice e il suo freddo acciaio.
Dire, dove c'è la giustizia, che è l'amore di vedere gli occhi?
Mi ideare, l'amore che non porta solo le punizioni, ma anche tutto il senso di colpa!
Mi Concepire la giustizia che assolve tutti, tranne la regia!
Ye Diess anche sentire? A Colui che vuole essere fiera da zero, è anche la menzogna alla gente-compatibilità.
Ma come avrei voluto essere giusti da zero! Come posso dare a ciascuno il suo! Che questo sia sufficiente per me: io do ogni loro mio.
Infine, i miei fratelli, state attenti di fare il male tutti gli eremiti! Come hai potuto dimenticare un eremita! Come poteva ricambiare!
Come un pozzo profondo è un eremita. Facile lì, a due passi in è; ma cadde in fondo, ha detto, che vuole riportarlo indietro?
Attenzione di offendere l'eremita! Thatet suoi di ma, ora, in modo che uccide anche più!
Così parlò Zarathustra.
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Da bambino e il matrimonio.
Ho una domanda per voi da soli, mio ??fratello: come un filo a piombo ho lanciato questa domanda nella tua anima, perché io so quanto profondo fosse.
Sei giovane e brami bambino e il matrimonio. Ma vi chiedo: sei una persona che vuole un bambino può ?
Sei il Vittorioso, il conquistatore di sé, il sovrano dei sensi, il Signore delle tue virtù? Quindi vi chiedo.
O parlare in tuo desiderio animale e il necessario? O la solitudine? O discordia con te?
Voglio la tua vittoria e la libertà a lungo per un bambino. monumenti viventi shalt tu costruire la tua vittoria e liberazione.
A proposito di te tu hinausbauen. Ma prima è necessario costruire me stesso, esattamente nel corpo e nell'anima.
Non solo in poi farai tu propagano te stesso, ma verso l'alto! Per questo si aiuta nel giardino del matrimonio!
Un sarai più alto corpo; creare, un primo movimento, un rotolare fuori volante - una creazione di uno rendi creare.
Matrimonio: così la chiamo io la volontà del due per creare l'unica cosa che è più di chi lo ha creato. Rispetto per l'un l'altro che io chiamo il matrimonio come contro le volontà di tale intenzione.
Sia questo il significato e la verità del vostro matrimonio. Ma ciò che molti troppo molti chiamano matrimonio, questi superflui, - ahimè, come la chiamo io?
Ahimè, questa povertà dell'anima in due! Ahimè, questa sporcizia dell'anima in due! Oh, Diess due a due pietosa comodità!
Prima che chiamano Diess tutto; e dicono che i loro matrimoni sono in cielo.
Beh, non mi piace di lui, che il cielo del superfluo! No, non mi piace questi aggrovigliato nelle bestie netti celesti!
Far me rimanere il dio che zoppica ingrandire a benedire ciò che egli non può mettere insieme!
Ridere non a tali matrimoni! Quale bambino non avrebbe ragione di piangere per i suoi genitori?
Degno sembrava quest'uomo e maturo per il senso della terra: ma quando ho visto la moglie, la terra mi sembrava una casa per assurdo.
Sì, volevo la terra tremò in convulsioni quando un santo e un compagno d'oca uno con l'altro.
Questo è andato come un eroe sulla verità e, infine, ha catturato una piccola bugia vestito. Il suo matrimonio lo chiama.
Quello è stato riservato nel rapporto sessuale e ha scelto schizzinosi. Ma ad un tratto ha rovinato una volta per tutte la sua azienda: il suo matrimonio lo chiama.
Che ha cercato una cameriera con le virtù di un angelo. Ma tutto in una volta è diventato la serva di una donna, e ora farebbe Noth, che stava ancora in corso sugli angeli.
Ho attentamente ora trovato tutti gli acquirenti, e tutti hanno gli occhi astuti. Ma la moglie acquista anche il più furbo in un sacco.
Molti brevi follie - cioè l'amore con te. E il vostro matrimonio rende molti brevi follie una estremità, con una lunga stupidità.
Il tuo amore per la donna, e l'amore per l'uomo donna: ah, lei vuole essere la simpatia per la sofferenza e velate dèi ancora! Ma soprattutto indovinato due animali ciascuno.
Ma anche il tuo migliore amore è solo una similitudine rapito e un ardore doloroso. Si tratta di una torcia che si accende per vie più alte.
A proposito di uscire una volta che amerai! Così può amare solo! Ed è per questo si ha l'amaro calice del tuo bere amore.
L'amarezza è nella tazza, anche dei migliori amore: così doth esso provoca nostalgia per il Superuomo, rende la sete si, il creatore!
Durst il creatore, freccia e nostalgia per il Superman: Dimmi, mio ??fratello, tale è la tua volontà al matrimonio?
Heilig mi ha chiamato un tale volontà e un tale matrimonio. -
Così parlò Zarathustra.
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Dalla morte gratuito.
Molti muoiono troppo tardi, e alcuni muoiono troppo presto. Eppure, strano suona qua il precetto: "Die al momento giusto!"
Die al momento giusto: così insegna Zarathustra.
Certo, lui che non ha mai vissuto al momento giusto, come dovrebbe mai morire al momento giusto? Se vuole essere potrebbero non essere mai nato! - Quindi vi consiglio il superfluo.
Ma anche il superfluo fare ancora importante con la sua morte, e anche il dado più vuoto vuole essere incrinato.
Importante prendere tutte le morire: ma finora la morte non è un festival. Eppure sono persone hanno imparato ad inaugurare le feste più belle.
La morte consumare vi mostro che la vita è una spina e un voto.
La sua morte, muore il consumando una trionfante, circondato da sperare e promettente.
Quindi, si dovrebbe imparare a morire; e non ci dovrebbe essere nessun festival in cui tale morente doth non consacrare i sopravvissuti giuramenti!
Quindi, a morire è la migliore; ma il secondo è: a morire in battaglia, e sacrificare una grande anima.
Ma per il combattente altrettanto odioso per il vincitore è la tua morte ghignante, che si insinua come un ladro - e tuttavia verrà come master.
La mia morte ti lodo, la morte volontaria, che viene a me, perché io voglio.
E quando devo volere di più? - Chi ha un obiettivo e un erede vuole la morte al momento giusto per il gol ed erede.
E nel timore di obiettivo ed erede egli riagganciare corone non più appassiti nel santuario della vita.
In verità, non voglio le stesse cordai: tirano la lunghezza del cavo e, quindi, vanno mai indietro.
Molti anche per le sue verità e vittorie troppo vecchio; una bocca sdentata non ha più il diritto di ogni verità.
E chi vuole avere la fama, deve prendere congedo congedo di onore e di praticare l'arte difficile del momento giusto - andare.
Si deve smettere di essere festeggiato al momento in cui si assapora i cibi meglio: ciò che si sa Coloro che vogliono essere lungo amato.
mele aspre conferisce naturalmente, la cui sorte è quella di aspettare fino all'ultimo giorno di autunno: e, allo stesso tempo diventano maturi, di colore giallo, e raggrinzita.
Ageth cuore prima e cambiare la mente. E alcuni sono canuto in gioventù, ma alla fine del giovane tenere a lungo giovane.
Per molti la vita missräth: un veleno-verme lo mangia al suo cuore. Poi far loro vedere che la sua morte ancora più gerathe.
Molti non diventano mai dolce, marciscono anche in estate. Si tratta di viltà che li s'atterranno ai loro rami.
Molto vivono troppi e troppo a lungo si appendono i loro rami. Preferisco è venuto e ha scosso tutti Diess pigro e Wurmfressne dall'albero una tempesta!
predicatori sarebbe di rapida morte! Sarebbe tempeste e agitatori degli alberi della vita appropriati! Ma ho sentito solo predicando la morte lenta e la pazienza con tutto "terrena".
Oh, si predica pazienza con le cose terrene? Questo terreno è che troppa pazienza con voi, voi bestemmiatori!
In verità, è morto troppo presto che l'ebraico che i predicatori d'onore morte lenta: e molti hath si è rivelato una calamità che è morto troppo presto.
Eppure se avesse saputo lacrime solo, e la malinconia della ebraico, insieme con l'odio del bene e del giusto - l'ebreo Gesù: quindi il desiderio è venuto su di lui fino alla morte.
Vorrei che fosse rimasto nel deserto e lontano dalla buona e giusta! Forse avrebbe imparato a vivere e imparato ad amare la terra - e risate anche!
Credetemi, i miei fratelli! È morto troppo presto; egli stesso avrebbe sconfessato la sua dottrina avesse raggiunto per la mia età! abbastanza nobile era lui a sconfessare!
Ma era ancora immaturo. Immaturo ama i giovani e immaturi odia l'uomo e la terra. Confinati e scomodo è ancora la mente e lo spirito ali.
Ma nell'uomo c'è più bambino che nei giovani, e meno di malinconia: meglio ha capito la vita e la morte.
Libero per la morte e la connessione con la morte, una sacra no-Sayer, se non è il tempo per più è sì: così ha capito la vita e la morte.
Che la tua morte non può essere un rimprovero per l'uomo e la terra, i miei amici: che faccio a sollecitare dal miele della tua anima.
Nella vostra morte sono il vostro spirito e la vostra virtù ancora brillare come una Abendroth intorno alla terra: in caso contrario la morte s'è mal consigliato.
Quindi voglio morire me, che gli amici possiate amare la terra più per causa mia; e la terra io ancora una volta che ho riposo, che ha dato vita a me.
In verità, un obiettivo aveva Zarathustra, ha gettato la sua palla: ora siete amici eredi di mio obiettivo, vi lanciare la palla d'oro.
Invece di tutto ciò che vedo, i miei amici, lanciare la palla d'oro! E così rimanga ho ancora un po 'sulla terra, sarà perdonami!
Così parlò Zarathustra.
*
* *
Del dona virtù.
. 1
Quando Zarathustra aveva preso dal commiato città che il suo cuore è stato fornito di e il cui nome è "The Cow Pied" - lo ha seguito molte persone che si definivano i suoi discepoli e gli hanno dato scorta. Così sono venuti a un bivio: c'è Zarathustra ha detto loro che ora voleva andare da solo; perché era un amico di andare da solo. Ma i suoi discepoli lo davano a separarsi un bar sul manico d'oro di un serpente attorcigliato intorno al sole. Zarathustra si rallegrò il bar e appoggiandosi su di esso; Così ha detto ai suoi discepoli.
Dimmi: come è venuto oro per il valore più alto? Pertanto, è raro e inutile e raggiante, e morbido in lustro; dà sempre lo stesso.
Solo l'immagine della più alta virtù venuto oro al valore più alto. L'oro beameth lo sguardo del donatore. Gold-gloss comprende la pace tra la luna e il sole.
Non comune è la più alta virtù e inutile, luminosa è mite e lucentezza: una virtù dona è la più alta virtù.
In verità io vi divino bene, miei discepoli: voi come me si sforzano per la virtù dona. Che cosa hanno in comune con i gatti e lupi?
Questa è la vostra sete di diventare essa stessa a sacrifici e doni: e quindi si ha la sete di accumulare tutte le ricchezze nella tua anima.
Insaziabile s'ingegna l'anima di tesori e gioielli, perché la vostra virtù è insaziabile in lana.
Si forza tutto per voi e in voi, che essi devono rifluire fuori della vostra fontana come i doni del tuo amore.
In verità, un ladro a tutti i valori di tale amore donare deve essere; ma sano e santo io chiamo questo egoismo.
Un egoismo andre conferisce un troppo basso, un morto di fame, che vuole sempre di rubare, l'egoismo dei malati, l'egoismo malaticcio.
Con l'occhio del ladro sembra tutto lucido; con il desiderio di fame che lo misura il quale ha abbondanza; e sempre si insinua intorno al tavolo del donatore.
La malattia parla in tale desiderio, e la degenerazione invisibile; di un corpo malato, parla l'avidità ladro di questo egoismo.
Dimmi, mio fratello, cosa pensiamo male, e peggio di tutto? Non è forse la degenerazione ? - E sulla degenerazione consigliamo sempre quando l'anima dona è carente.
va verso l'alto nostro modo, del tipo sopra al super-type. Ma un orrore per noi il senso degenerazione, che dice: ". Tutto per me"
Fino volare il nostro senso: si tratta di una parabola del nostro corpo, un aumento di similitudine. aumenta parabole di questo genere sono i nomi delle virtù.
Così il corpo attraverso la storia, una nascente e la lotta va. E lo spirito - quello che è lui? Le sue battaglie e vittorie Herold, compagni e eco.
Le parabole sono tutti nomi di bene e male: non parlano fuori, invitano solo. Uno sciocco chi di loro vuole sapere!
Dare attenzione, miei fratelli, per ogni ora in cui il vostro spirito parlerà in parabole: non è l'origine della vostra virtù.
Aumenta è perché il vostro corpo ed è risorto; con la sua gioia si diletta la mente che egli è il creatore e stimatore e amante e benefattore di tutte le cose.
Se il tuo cuore largo e pieno come il fiume, una benedizione e un pericolo per gli abitanti delle pianure: non è l'origine della vostra virtù.
Se si è al di là di lode e biasimo, e la vostra volontà vuole comandare tutte le cose, come la volontà di un amante: non è l'origine della vostra virtù.
Se disprezzi piacevole e il letto morbido, e dal effeminati non può divano abbastanza lontano: non è l'origine della vostra virtù.
Se siete Willers di una sola volontà, e questo cambiamento di ogni bisogno chiamato necessità: vi è l'origine della vostra virtù.
In verità, un nuovo bene e il male è! In verità, un nuovo rombo basso e una nuova votazione fontana!
Il potere è che, questa nuova virtù; un pensiero dominante è, e intorno ad esso un'anima sottile: un sole dorato e intorno ad esso il serpente della conoscenza.
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* *
. 2
Qui pausa Zarathustra un po ', e guardò amorevolmente i suoi discepoli. Quindi, ha continuato a parlare: - e la sua voce era cambiata.
Rimanere fedele alla terra, i miei fratelli, con la forza della tua virtù! Lasciate che il vostro amore e la vostra conoscenza donare servono il senso della terra! Quindi ti prego e ti scongiuro.
Let it non volare dal terreno e le ali battere contro le pareti eterni! Oh, c'era sempre tanta virtù volati-away!
Esegue come me, la virtù volato-away di nuovo a terra - sì, torna alla vita e l'incolumità fisica: che danno la terra il suo significato, un significato umano!
Un centinaio di volata via e blundered misura in cui lo spirito e la virtù. Ahimè, nelle nostre vene ora vive ancora tutto questo delirio e l'errore: il corpo e vi è diventato lì.
Cento e provato in precedenza allontanato così lo spirito e la virtù. Sì, un tentativo era uomo. Ahimè, molta ignoranza e l'errore è diventato corpo per noi!
Non solo la ragione di millenni - anche la loro follia, spezza in noi. E 'pericoloso essere un erede.
Ancora combattiamo passo dopo passo con la Chance gigante, e presiedette l'intera umanità s'è finora governato senza senso, il senza-senso.
Il tuo spirito e la tua virtù servono il senso della terra, i miei fratelli: e tutte le cose Werth sarà di nuovo da voi! Ecco perché si dovrebbe essere combattendo! Quindi voi sarete essere!
Conoscere pulisce il corpo; cercando con la conoscenza aumenta; il conoscitore santa tutte le unità; la esaltato l'anima diviene gioiosa.
Dottore, salva te stesso: come aiutare il paziente ancora. Questo era il suo miglior aiuto che ha visto gli occhi, facendosi tutto.
Mille i percorsi conferisce che non sono mai ancora andato; mille healths e isole nascoste della vita. Inesausta e da scoprire è ancora uomo e uomo-terra.
Guarda e ascolta, la sua sola! Dal futuro venire venti con pignoni furtivi e per mettere le orecchie buone notizie.
I suoi solitari oggi, frequentatori, si dovrà un giorno essere un popolo: fuori di voi che sono un popolo eletto sorgere voi scelti,: - e fuori di esso il Superman.
In verità, un luogo di guarigione procede terra! E già è un nuovo odore ad esso, una salvezza-portando, - e una nuova speranza!
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Quando Zarathustra ebbe detto queste parole, si fermò, come uno che non ha detto la sua ultima parola; Lungo ha pesato il personale dubbioso nella sua mano. Così alla fine ha detto - e la sua voce era cambiata.
Ma io vado ora, miei discepoli! Ye anche ora andare via e da solo! Così lo voglio.
In verità, vi consiglio; allontanatevi da me
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