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La danza cosmica delle stelle
- Il Sole 24 Ore
- di Fulvio Ricci
La scoperta delle onde gravitazionali, la cui eco è rimbalzata in ogni angolo del mondo, rappresenta davvero un passo storico per la nostra conoscenza. A cento anni dalle previsioni teoriche di Albert Einstein, ci ha avviati in una nuova epoca, ha dato inizio all’astronomia gravitazionale.
Nella vita quotidiana siamo abituati a osservare tanti tipi diversi di fenomeni ondulatori: le onde d’acqua, la luce, le onde sonore emesse da uno strumento musicale, le onde elettromagnetiche che fanno funzionare telefonini e televisori.
Nella vita quotidiana siamo abituati a osservare tanti tipi diversi di fenomeni ondulatori: le onde d’acqua, la luce, le onde sonore emesse da uno strumento musicale, le onde elettromagnetiche che fanno funzionare telefonini e televisori.
Che tipo di onde sono allora quelle gravitazionali? In realtà, esse sono deboli increspature nello spaziotempo, il mondo a quattro di- mensioni che Einstein ha creato nelle sue teorie della Relatività Ristretta e Generale. Il passaggio di un’onda gravitazionale determina il cambiamento sia della distanza tra gli oggetti, sia della loro stessa dimensione, ma tale cambiamento è una quantità inimmaginabilmente piccola, perché le onde gravitazionali interagiscono in modo estremamente debole con la materia. Questo rende molto difficile la loro rilevazione, ma rappresenta anche un vantaggio: queste onde si possono propagare attraverso lo spazio interstellare senza essere alterate e le informazioni che trasportano non sono modificate. Per produrre un’onda gravitazionale “efficace” occorre che un corpo molto massiccio, ad esempio una stella, sia accelerato. Molte stelle fanno parte di sistemi doppi, ovvero oggetti che ruotano uno intorno all’altro grazie alla reciproca attrazione gravitazionale.
Che tipo di onde sono allora quelle gravitazionali? In realtà, esse sono deboli increspature nello spaziotempo, il mondo a quattro di- mensioni che Einstein ha creato nelle sue teorie della Relatività Ristretta e Generale. Il passaggio di un’onda gravitazionale determina il cambiamento sia della distanza tra gli oggetti, sia della loro stessa dimensione, ma tale cambiamento è una quantità inimmaginabilmente piccola, perché le onde gravitazionali interagiscono in modo estremamente debole con la materia. Questo rende molto difficile la loro rilevazione, ma rappresenta anche un vantaggio: queste onde si possono propagare attraverso lo spazio interstellare senza essere alterate e le informazioni che trasportano non sono modificate. Per produrre un’onda gravitazionale “efficace” occorre che un corpo molto massiccio, ad esempio una stella, sia accelerato. Molte stelle fanno parte di sistemi doppi, ovvero oggetti che ruotano uno intorno all’altro grazie alla reciproca attrazione gravitazionale.
Che tipo di onde sono allora quelle gravitazionali? In realtà, esse sono deboli increspature nello spaziotempo, il mondo a quattro di- mensioni che Einstein ha creato nelle sue teorie della Relatività Ristretta e Generale. Il passaggio di un’onda gravitazionale determina il cambiamento sia della distanza tra gli oggetti, sia della loro stessa dimensione, ma tale cambiamento è una quantità inimmaginabilmente piccola, perché le onde gravitazionali interagiscono in modo estremamente debole con la materia. Questo rende molto difficile la loro rilevazione, ma rappresenta anche un vantaggio: queste onde si possono propagare attraverso lo spazio interstellare senza essere alterate e le informazioni che trasportano non sono modificate. Per produrre un’onda gravitazionale “efficace” occorre che un corpo molto massiccio, ad esempio una stella, sia accelerato. Molte stelle fanno parte di sistemi doppi, ovvero oggetti che ruotano uno intorno all’altro grazie alla reciproca attrazione gravitazionale.
Se le stelle, coinvolte in questa danza cosmica, sono molto dense e vicine tra loro, allora sono un sistema ideale per l’emissione di onde gravitazionali. Il fatto di emettere radiazione gravitazionale fa sì che il sistema di stelle perda energia meccanica, determinando il loro progressivo avvicinamento, sino allo scontro finale. A mano a mano che le due stelle si avvicinano, la loro velocità di rotazione reciproca aumenta, l’emissione gravitazionale diviene più intensa e il segnale è messo a frequenze sempre più alte.
Queste onde possono essere rivelate a Terra da speciali strumenti: gli interferometri per onde gravitazionali. Per osservare il cambiamento dello spazio attorno a noi, ovvero della distanza tra gli oggetti che ci circondano, possiamo disporre due specchi in posizioni diverse facendo rimbalzare la luce tra loro. In questo modo l’arrivo dell’onda gravitazionale è segnalato dal cambiamento del tempo impiegato dalla luce per rimbalzare tra i due specchi.
Queste onde possono essere rivelate a Terra da speciali strumenti: gli interferometri per onde gravitazionali. Per osservare il cambiamento dello spazio attorno a noi, ovvero della distanza tra gli oggetti che ci circondano, possiamo disporre due specchi in posizioni diverse facendo rimbalzare la luce tra loro. In questo modo l’arrivo dell’onda gravitazionale è segnalato dal cambiamento del tempo impiegato dalla luce per rimbalzare tra i due specchi.
Il sistema interferometrico per onde gravitazionali utilizza raggi laser riflessi da specchi posti a distanze chilometriche. Per dedurre la direzione di provenienza dei segnali prodotti dal sistema binario, si utilizza il metodo della triangolazione, come nel caso dei segnali del sistema satellitare GPS: si sfrutta l’informazione raccolta da almeno tre rivelatori posti in punti diversi della Terra. I tre sistemi sono, nel nostro caso, i due interferometri LIGO negli Stati Uniti, a Livingston e a Hanford, finanziati dall’americana National Science Foundation (NSF), che hanno iniziato a raccogliere dati dopo i lavori di potenziamento a settembre dello scorso anno, e Virgo, il rivelatore costruito in Italia, vicino a Pisa, dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) italiano e dal Conseil National de la Recherche Scientifique (CNRS) francese, che rientrerà in attività anch’esso potenziato in autunno.
Il sistema interferometrico per onde gravitazionali utilizza raggi laser riflessi da specchi posti a distanze chilometriche. Per dedurre la direzione di provenienza dei segnali prodotti dal sistema binario, si utilizza il metodo della triangolazione, come nel caso dei segnali del sistema satellitare GPS: si sfrutta l’informazione raccolta da almeno tre rivelatori posti in punti diversi della Terra. I tre sistemi sono, nel nostro caso, i due interferometri LIGO negli Stati Uniti, a Livingston e a Hanford, finanziati dall’americana National Science Foundation (NSF), che hanno iniziato a raccogliere dati dopo i lavori di potenziamento a settembre dello scorso anno, e Virgo, il rivelatore costruito in Italia, vicino a Pisa, dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) italiano e dal Conseil National de la Recherche Scientifique (CNRS) francese, che rientrerà in attività anch’esso potenziato in autunno.
Il 14 settembre 2015, i due strumenti statunitensi, appena iniziata la nuova presa dati, hanno osservato per la prima volta in modo diretto le onde gravitazionali. È stata la colli- sione tra due buchi neri avvenuta un miliardo di anni fa a provocare questo segnale: cosicché, oltre a confermare l’esistenza delle onde gravitazionali, è stata fornita anche la prima osservazione diretta della dinamica di un sistema di buchi neri. L’evento è stato invisibile perfino ai telescopi più potenti perché non è accompagnato da emissione di luce. A giugno del 2016 è stata poi annunciata la rilevazione di un secondo segnale, prodotto anche questa volta dalla fusione di due buchi neri, più leggeri dei precedenti.
Il 14 settembre 2015, i due strumenti statunitensi, appena iniziata la nuova presa dati, hanno osservato per la prima volta in modo diretto le onde gravitazionali. È stata la colli- sione tra due buchi neri avvenuta un miliardo di anni fa a provocare questo segnale: cosicché, oltre a confermare l’esistenza delle onde gravitazionali, è stata fornita anche la prima osservazione diretta della dinamica di un sistema di buchi neri. L’evento è stato invisibile perfino ai telescopi più potenti perché non è accompagnato da emissione di luce. A giugno del 2016 è stata poi annunciata la rilevazione di un secondo segnale, prodotto anche questa volta dalla fusione di due buchi neri, più leggeri dei precedenti.
Questi fatti ci rivelano che per noi si sta aprendo una nuova epoca di scoperte, un vero tesoro di nuove informazioni, diverse da quelle che già possediamo tramite i telescopi ottici, radio, infrarossi, UV, X o gamma, tutti basati sulla radiazione elettromagnetica. Con la scoperta delle onde gravitazionali abbiamo spalancato una finestra dalla quale ora possiamo osservare in modo completamente nuovo il nostro universo.
– Coordinatore della collaborazione Virgo, INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, e Sapienza Università di Roma
Il Sole 24 Ore
11 Sep 2016
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