essercygrammytonty della semplicità 

2. dell'origine. Questo mito è legato al concetto stesso di origine; al discorso recitando l'origine, al
3. mito dell'origine e non solo dei miti di origine. 
4. Il fatto che l'accesso al segno scritto assicuri il sacro potere di mantenere l'esistenza 
5. operativa all'interno della traccia e di conoscere la struttura generale dell'universo; questo tutto i 
6. clergy, esercitando o meno potere politico, erano costituiti contemporaneamente alla scrittura e 
7. alla disposizione del potere grafico; quella strategia, la balistica, la diplomazia, l'agricoltura, la fiscalità e la 
8. legge penale sono collegate nella loro storia e nella loro struttura alla costituzione della scrittura; Quella 
9. origine assegnato alla scrittura era stato-corrisponde alle catene e mitemi-sempre 
10. analoghi nelle culture più diverse e che comunica in un complesso ma regolata
11. modo con la distribuzione del potere politico come con la struttura familiare; che la possibilità 
12. di capitalizzazione e di organizzazione politico-amministrativa era sempre passata nelle 
13. mani di scribi che dettavano i termini di molte guerre e la cui funzione era sempre 
14. irriducibile, chiunque fosse il partito contendente; che attraverso discrepanze, disuguaglianze 
15. di sviluppo, il gioco 
16. ((93)) 
17. di permanenze, di ritardi, di diffusioni, ecc., la solidarietà tra sistemi ideologici, religiosi, 
18. scientifico-tecnici e sistemi di scrittura che erano quindi più e 
19. oltre che "mezzi di comunicazione" o veicoli del significato, rimane indistruttibile; che il
20. il senso del potere e dell'efficacia in generale, che potrebbe apparire come tale, come significato e 
21. maserale (per idealizzazione), solo con il cosiddetto potere "simbolico", era sempre legato alla 
22. disposizione della scrittura; quella economia, monetaria o pre-monetaria, e il calcolo grafico erano 
23. co-originari, che non ci poteva essere legge senza possibilità di rintracciare (se non, come 
24. mostra H. Lévy- Bruhl, di notazione in senso stretto), tutto questo si riferisce a una possibilità comune e radicale 
25. che nessuna scienza determinata, nessuna disciplina astratta, possa pensare come tale. 45 
26. In effetti, bisogna comprendere questa incompetenza della scienza che è anche l'incompetenza della 
27. filosofia, la chiusura dell'epistémè. Soprattutto non invoca un ritorno a un prescientifico
28. o forma infra-filosofica di dis-corso. Al contrario. Questa radice comune, che non è una 
29. radice ma l'occultamento dell'origine e che non è comune perché non equivale alla 
30. stessa cosa se non con la monotona insistenza della differenza, questo 
31. movimento innominabile di differenza, che io stesso ho strategicamente soprannominato traccia, riserva o 
32. differenza, si potrebbe chiamare scrivere solo all'interno della chiusura storica, vale a dire entro i 
33. limiti della scienza e della filosofia. 
34. La costituzione di una scienza o di una filosofia della scrittura è un compito necessario e difficile. Ma, 
35. un pensiero della traccia, della differenza o della riserva, essendo arrivato a questi limiti e ripetendo
36. loro incessantemente, devono anche puntare oltre il campo dell'epistémè. Al di fuori del 
37. riferimento economico e strategico al nome che Heidegger si giustifica nel dare a una analoga 
38. ma non identica trasgressione di tutti i filosofi, il pensiero è qui per me un 
39. nome perfettamente neutro , la parte vuota del testo, l'indice necessariamente indeterminato di un epoca futura della 
40. differenza. In un certo senso, "pensiero" non significa nulla. Come tutte le aperture, questo indice appartiene 
41. a un'epoca passata per la faccia che è aperta alla vista. Questo pensiero non ha peso. È, nel 
42. gioco del sistema, quella cosa che non ha mai avuto peso. Pensare è ciò che già 
43. sappiamo che non abbiamo ancora iniziato; misurato contro la forma della scrittura, si trova solo nel
44. Episteme. 
45. La grammatologia, questo pensiero, sarebbe ancora murato in presenza. 
46. ((94)) 
47. ((95)) 
48. II. Natura, cultura, scrittura 
49. Mi sentivo come se fossi stato colpevole di incesto. - Le confessioni di Jean Jacques Rousseau 
50. ((96)) 
51. ((97)) 
52. Introduzione all'età di Rousseau 
53. Nella voce abbiamo un organo che risponde a l'udito; non abbiamo un organo simile che risponda alla 
54. vista e non ripetiamo i colori mentre ripetiamo i suoni. Ciò fornisce un ulteriore mezzo 
55. per coltivare l'orecchio praticando gli organi attivi e passivi l'uno con l'altro. -Emile 
56. Se uno avesse fiducia nell'organizzazione di una lettura classica, si potrebbe forse dire che io avevo
57. ho appena proposto una doppia griglia: storica e sistematica. Facciamo finta di credere in questa 
58. opposizione. Facciamolo per comodità, perché spero che le ragioni del mio 
59. sospetto siano ormai abbastanza chiare. Dato che sto per affrontare quello che, usando lo stesso 
60. linguaggio e con altrettanta cautela, chiamo un "esempio", ora devo giustificare la mia scelta. 
61. Perché accordare un valore "esemplare" all '"età di Rousseau"? Quale posto privilegiato occupa 
62. Jean-Jacques Rousseau nella storia del logocentrismo? Cosa si intende con quel 
63. nome proprio ? E quali sono i rapporti tra quel nome proprio e i testi a cui è stato 
64. sottoscritto? Non professo di portare a queste domande niente più che l'inizio di
65. una risposta, forse solo l'inizio di un'elaborazione, limitata 
66. all'organizzazione preliminare della domanda. Questo lavoro si presenterà gradualmente. Non posso quindi giustificarlo 
67. in termini di anticipazione e prefazione. Cerchiamo tuttavia di tentare un'ouverture. 
68. Se la storia della metafisica è la storia di una determinazione dell'essere come presenza, se la sua 
69. avventura si fonde con quella del logocentrismo, e se è prodotta interamente come la riduzione della 
70. traccia, l'opera di Rousseau mi sembra occupare, tra il Fedro di Platone e L' 
71. Enciclopedia di Hegel , una posizione singolare. Cosa significano questi tre punti di riferimento? 
72. Tra l'ouverture e la realizzazione filosofica del fonologismo (o
73. logocentrismo), il motivo della presenza era decisamente articolato. Subì una 
74. modifica interna il cui indice più evidente fu il momento di certezza nel 
75. cogito cartesiano . Prima di ciò, l'identità della presenza offerta alla padronanza della ripetizione era 
76. costituita sotto la forma "oggettiva" dell'idealità dell'eidos o della sostanzialità 
77. dell'ousia. Da allora in poi, questa oggettività assume la forma della rappresentazione, dell'idea come la 
78. modifica di una sostanza auto-presente, cosciente e certa di sé al momento della sua 
79. relazione con se stessa. Nella sua forma più generale, la padronanza della presenza acquisisce una sorta di 
80. sicurezza infinita. Il 
81. ((98))
82. il potere di ripetizione che l'eidos e l'ousia hanno reso disponibili sembra acquisire un'assoluta 
83. indipendenza. L'idealità e la sostanzialità si riferiscono a se stessi, nell'elemento della res 
84. cogitans, da un movimento di pura auto-affezione. La coscienza è l'esperienza della pura autoaffection. 
85. Si chiama infallibile e se gli assiomi della ragione naturale gli danno questa certezza, 
86. superano la provocazione dello spirito malvagio e provano l'esistenza di Dio, è perché 
87. costituiscono l'elemento stesso del pensiero e della presenza di sé. La presenza di sé non è disturbata 
88. dall'origine divina di questi assiomi. L'alterità infinita della sostanza divina non si 
89. interpone come elemento di mediazione o opacità nella trasparenza della relazione
90. e la purezza dell'auto-affetto. Dio è il nome e l'elemento di ciò che rende 
91. possibile una conoscenza di sé assolutamente pura e assolutamente auto-presente. Da Descartes a 
92. Hegel e nonostante tutte le differenze che separano i diversi luoghi e momenti nella 
93. struttura di quell'epoca, la comprensione infinita di Dio è l'altro nome per il logos come autoproclamazione. 
94. Il logos può essere infinito e auto-presente, può essere prodotto come auto-affetto, solo 
95. attraverso la voce: un ordine del significante con il quale il soggetto prende da se stesso in se stesso, 
96. non prende a prestito all'esterno di sé il significante che emette e questo lo colpisce allo stesso tempo. 
97. Tale è almeno l'esperienza-o coscienza-della voce: dell'udito (comprensione) -
98. se stessi-speak [s'entendre-parler]. Quell'esperienza vive e si proclama come l'esclusione 
99. della scrittura, vale a dire l'invocazione di un significante "esterno", "sensibile", "spaziale" che 
100. interrompe la presenza del sé. 
101. All'interno di questa epoca metafisica, tra Cartesio e Hegel, Rous-seau è senza dubbio l' 
102. unico o il primo a fare un tema o un sistema di riduzione della scrittura 
103. implicitamente implicato per l'intera epoca. Ripete il movimento inaugurale del Fedro e del De 
104. interpretazioni, ma parte da un nuovo modello di presenza: la presenza di sé del soggetto nella 
105. coscienza o nel sentimento. Ciò che ha escluso più violentemente degli altri deve, ovviamente, avere
106. affascinato e tormentato più di quanto non facesse gli altri. Cartesio aveva scacciato il segno - e in 
107. particolare il segno scritto - dal cogito e da prove chiare e distinte; l'ultimo 
108. essere la presenza dell'idea all'anima, il segno era un accessorio abbandonato nella 
109. regione dei sensi e dell'immaginazione. Hegel riappropria il segno sensibile del 
110. movimento dell'Idea. Critica Leibniz e elogia la scrittura fonetica nell'orizzonte di 
111. un logos assolutamente auto-presente, rimanendo vicino a se stesso all'interno dell'unità del suo discorso e del suo 
112. concetto. Ma Descartes e Hegel non hanno affrontato il problema della scrittura. Il luogo di 
113. questo combattimento e crisi è chiamato il diciottesimo secolo. Non solo perché ripristina i diritti
114. di sensibilità, l'immaginazione e il segno, ma perché i tentativi del tipo leibniziano avevano 
115. aperto una breccia nella sicurezza logocentrica. Dobbiamo portare alla luce ciò che è stato, giusto 
116. ((99)) 
117. dall'inizio, all'interno di questi tentativi di una caratteristica universale, limitato la potenza e la portata 
118. della svolta. Prima di Hegel e in termini espliciti, Rousseau condannava la 
119. caratteristica universale ; non a causa del fondamento teologico che ha stabilito la sua possibilità per l' 
120. infinita comprensione o il logos di Dio, ma perché sembrava sospendere la voce. 
121. "Attraverso" questa condanna può essere letta la più energica reazione del XVIII secolo che 
122. organizza la difesa del fonologismo e della metafisica logo-centrica. Ciò che minaccia è
123. in effetti scrivendo. Non è una minaccia accidentale e casuale; riconcilia all'interno di un singolo 
124. sistema storico i progetti di pasigraphy, la scoperta di copioni non europei, o comunque 
125. il progresso massiccio delle tecniche di decifrazione, e infine l'idea di una 
126. scienza generale del linguaggio e della scrittura. Contro tutte queste pressioni, viene quindi dichiarata una battaglia. 
127. "Hegelianism" sarà la sua migliore cicatrice. 
128. I nomi degli autori o delle dottrine non hanno qui alcun valore sostanziale. Non indicano né 
129. identità né cause. Sarebbe frivolo pensare che "Descartes", "Leibniz", "Rousseau", 
130. "Hegel" ecc. Siano nomi di autori, di autori di movimenti o di spostamenti che noi
131. quindi designare. Il valore indicativo che attribuisco a loro è prima il nome di un problema. Se mi 
132. autorizzo provvisoriamente a trattare questa struttura storica fissando la mia attenzione su 
133. testi filosofici o letterari, non è nell'interesse di identificare in essi l'origine, la causa o l' 
134. equilibrio della struttura. Ma poiché anch'io non penso che questi testi siano i semplici effetti della 
135. struttura, in ogni senso della parola; poiché penso che tutti i concetti finora proposti per 
136. pensare l'articolazione di un discorso e di una totalità storica sono presi nella 
137. chiusura metafisica che qui interrogo, poiché non conosciamo altri concetti e 
138. non possiamo produrre nessun altro, e anzi non deve produrre finché questa chiusura limita il nostro
139. discorso; come la fase primordiale e indispensabile, di fatto e di principio, dello 
140. sviluppo di questa problematica, consiste nel mettere in discussione la struttura interna di questi testi come 
141. sintomi; poiché questa è l'unica condizione per determinare questi stessi sintomi nella 
142. totalità della loro pertinenza metafisica; Traggo da loro la mia argomentazione per 
143. isolare Rousseau e, in Rousseauism, la teoria della scrittura. Inoltre, questa astrazione è 
144. parziale e rimane, a mio avviso, provvisoria. Più avanti, affronterò direttamente il 
145. problema all'interno di una "questione di metodo". 
146. Al di là di queste giustificazioni ampie e preliminari, dovrebbero essere invocate altre urgenze. In
147. Il pensiero occidentale e in particolare francese, il discorso dominante - chiamiamolo "strutturalismo" - 
148. rimane catturato, da un intero strato, a volte il più fecondo, della sua stratificazione, all'interno del 
149. logocentrismo metafisico - che allo stesso tempo si afferma piuttosto precipitosamente di avere 
150. "Andato oltre". Se ho scelto l'esempio dei testi di Claude Lévi-Strauss, come punti di 
151. partenza e come trampolino di lancio per una lettura di 
152. ((100)) 
153. Rousseau, è per più di una ragione; per la ricchezza teoretica e l'interesse di quei testi, 
154. per il ruolo di animazione che attualmente svolgono, ma anche per il posto occupato in essi dalla 
155. teoria della scrittura e dal tema della fedeltà a Rousseau. Saranno, quindi, in questo studio, essere
156. un po 'più di un exergue. 
157. ((101)) 
158. 1. La violenza della lettera: da Lévi-Strauss a 
159. Rousseau 
160. Devo procedere all'insegnamento della scrittura? No, mi vergogno di giocare con queste sciocchezze in un 
161. trattato sull'educazione. - Emile 
162. [scrittura] sembra preferire piuttosto lo sfruttamento che l'illuminazione dell'umanità .... La 
163. scrittura, su questa sua prima apparizione in mezzo a loro, aveva alleato con la menzogna. - Una 
164. lezione di scrittura, Tristes Tropiques. La 
165. metafisica ha costituito un sistema esemplare di difesa contro la minaccia della scrittura. 
166. Cosa lega la scrittura alla violenza? Che cosa deve essere la violenza perché qualcosa in esso sia 
167. equivalente all'operazione della traccia?
168. E perché mettere in gioco questa domanda entro l'affinità o la filiazione che lega Lévi-Strauss a 
169. Rousseau? Un'altra difficoltà si aggiunge al problema della giustificazione di questa 
170. contrazione storica ; cos'è un lignaggio nell'ordine del discorso e del testo? Se in un modo piuttosto convenzionale 
171. chiamo con il nome del discorso la rappresentazione presente, vivente, cosciente di un testo 
172. all'interno dell'esperienza della persona che lo scrive o lo legge, e se il testo va costantemente 
173. oltre questa rappresentazione dall'intero sistema del suo ri-fonti e le proprie leggi, quindi la 
174. questione della genealogia supera di gran lunga le possibilità che sono attualmente date per la sua 
175. elaborazione. Sappiamo che la metafora che descrive correttamente la genealogia di un testo
176. è ancora proibito Nella sua sintassi e nel suo lessico, nella sua spaziatura, nella sua punteggiatura, nelle sue lacune, nei suoi 
177. margini, nell'appartenenza storica di un testo non è mai una linea retta. Non è né la causalità per 
178. contagio, né la semplice accumulazione di strati. Nemmeno la pura giustapposizione di 
179. pezzi presi in prestito. E se un testo si dà sempre una certa rappresentazione delle proprie radici, 
180. quelle radici vivono solo di quella rappresentazione, non toccando mai il suolo, per così dire. Quale 
181. distrugge indubbiamente la loro essenza radicale, ma non la necessità della loro funzione di razzismo. 
182. Per dire che si intreccia sempre radici infinite, piegandole per inviare radici tra 
183. le radici, per passare attraverso 
184. xxx fotnote start xxx
185. • Claude Lévi-Strauss, Tristes Tropiques (Parigi, 1955), pp. 344, 345, tradotto come 
186. Tristes Tropiques di John Russell (New York, 1961), pp. 292, 293. io1 
187. xxx fotnote slutt xxx 
188. ((102)) 
189. same points again, to redouble old adherences, to circulate among their differences, to coil
190. around themselves or to be enveloped one in the other, to say that a text is never anything but
191. a system of roots, is undoubtedly to contradict at once the concept of system and the pattern of
192. the root. But in order not to be pure appearance, this contradiction takes on the meaning of a
193. contradiction, and receives its “illogicality,” only through being thought within a finite
194. configuration—the history of metaphysics—and caught within a root system which does not
195. end there and which as yet has no name.
196. The text’s self-consciousness, the circumscribed discourse where genealogical representation
197. è articolato (ciò che Lévi-Strauss, ad esempio, fa di un certo "diciottesimo secolo", 
198. citandolo come la fonte del suo pensiero), senza essere confuso con la genealogia stessa, svolge, 
199. proprio in virtù di questa divergenza, un ruolo organizzativo nella struttura del testo. Anche se 
200. si avesse il diritto di parlare di un'illusione retrospettiva, non sarebbe un incidente o una 
201. caduta teorica; si dovrebbe tener conto della sua necessità e dei suoi effetti positivi. UN
202. il testo ha sempre diverse epoche e la lettura deve rassegnarsi a questo fatto. E questa 
203. auto-rappresentazione genealogica è già essa stessa la rappresentazione di un'auto-rappresentazione; 
204. cosa, ad esempio, "il diciottesimo secolo francese", se esistesse una cosa del genere, già 
205. costruita come propria fonte e propria presenza. 
206. Il gioco di queste pertinenze, così evidente nei testi di antropologia e delle "scienze 
207. dell'uomo", è prodotto totalmente all'interno di una "storia di metafisica?" Da qualche parte forza la 
208. chiusura? Questo è forse l'orizzonte più ampio delle domande che sarà supportato da alcuni 
209. esempi qui. A cui possono essere assegnati nomi propri: i sostenitori del discorso,
210. Condillac, Rousseau, Lévi-Strauss; o nomi comuni: concetti di analisi, di genesi, di 
211. origine, di natura, di cultura, di segno, di parola, di scrittura, ecc .; in breve, il nome comune del nome 
212. proprio. 
213. Sia nella linguistica che nella metafisica, il fonologismo è senza dubbio l'esclusione o l' 
214. umiliazione della scrittura. Ma è anche la concessione dell'autorità a una scienza che è ritenuta 
215. il modello per tutte le cosiddette scienze dell'uomo. In entrambi questi sensi lo 
216. strutturalismo di Lévi-Strauss è un fonologismo. Per quanto riguarda i "modelli" di linguistica e fonologia, ciò che ho 
217. già sollevato non mi lascerà aggirare un'antropologia strutturale su cui la 
218. scienza fonologica esercita un fascino tanto dichiarato, quanto in termini di "Lingua e
219. Parentela"; 1 deve essere interrogato linea per linea. 
220. L'avvento della linguistica strutturale [phonologie] ha completamente cambiato questa situazione. Non solo 
221. ha rinnovato le prospettive linguistiche; una trasformazione di questa 
222. grandezza 
223. ((103)) non è limitata a una singola disciplina. La linguistica strutturale giocherà certamente lo 
224. stesso ruolo di rinnovamento rispetto alle scienze sociali che la fisica nucleare, ad esempio, ha 
225. svolto per le scienze fisiche [l'ensemble des sciences exactes] (p.39) [p. 31]. 
226. Se desiderassimo elaborare la domanda del modello, dovremmo esaminare tutti i "come" 
227. e "allo stesso modo" che punteggiano l'argomento, ordinando e autorizzando l'analogia tra
228. fonologia e sociologia, tra fonemi e termini di parentela. "Una sorprendente analogia", 
229. ci viene detto, ma il funzionamento del suo "come" ci mostra abbastanza rapidamente che questa è una 
230. generalità molto infallibile ma molto impoverita di leggi strutturali, senza dubbio governando i sistemi 
231. considerati, ma anche dominando molti altri sistemi senza privilegio; un 
232. esemplare di fonologia come l'esempio di una serie e non come il modello regolativo. Ma su questo terreno 
233. sono state poste domande, articolate obiezioni; e siccome il fonologismo epistemologico che 
234. stabilisce una scienza come modello maestro presuppone un 
235. fonologismo linguistico e metafisico che solleva la parola sopra la scrittura, è quest'ultima che prima cercherò di identificare.
236. Per Lévi-Strauss ha scritto di scrivere. Solo poche pagine, per essere sicuri 2 ma per molti aspetti 
237. notevoli; pagine molto belle, calcolate per stupire, enunciando in forma di paradosso e 
238. modernità l'anatema che il mondo occidentale ha ostinatamente rimuginato, l'esclusione con 
239. cui si è costituito e riconosciuto, dal Fedro al Corso di 
240. Linguistica generale . 
241. Un altro motivo per rileggere Lévi-Strauss: se, come ho dimostrato, la scrittura non può essere sentita senza 
242. una fede incondizionata nell'intero sistema di differenze tra physis e gli altri (la 
243. serie dei suoi "altri": arte, tecnologia, legge, istituzione , società, immotivazione, arbitrarietà,
244. ecc.), e in tutte le concettualità disposte al suo interno, allora si dovrebbe seguire con la massima 
245. attenzione il percorso problematico di un pensatore che a volte, a un certo punto delle sue riflessioni, si 
246. basa su questa differenza, e talvolta ci conduce al suo point of effacement: "L' 
247. opposizione tra natura e cultura a cui ho attribuito molta importanza in una volta ... 
248. ora sembra essere di primaria importanza metodologica. "3 Indubbiamente Lévi-Strauss ha 
249. viaggiato solo da un punto di cancellazione ad un altro. Le strutture élémentaires de la 
250. parenté (1949), * dominate dal problema del divieto di incesto, hanno già fatto la 
251. differenza solo attorno a una sutura. Di conseguenza sia l'uno che l'altro divennero ancora più importanti
252. enigmatico. E sarebbe rischioso decidere se la cucitura - la proibizione dell'incesto - è una strana 
253. eccezione che si è verificato durante la 
254. xxx fotnote start xxx 
255. • Les strutture élémentaires de la parenté, 2a edizione (Parigi, 1967); tradotto come The 
256. Elementary Structures of Kinship, Rodney Needham et al. (Boston, 1969). 
257. xxx fotnote slutt xxx 
258. ((104)) 
259. sistema di differenza trasparente, un "fatto", come dice Lévi-Strauss, con cui "ci troviamo di 
260. fronte" (p.9) [p. 8]; o è piuttosto l'origine della differenza tra natura e cultura, 
261. la condizione - al di fuori del sistema - del sistema di differenza. La condizione sarebbe a
262. "Scandalo" solo se si desidera comprenderlo all'interno del sistema di cui è esattamente la condizione 
263. . 
264. Supponiamo quindi che tutto ciò che è universale nell'uomo si rapporta all'ordine naturale, ed è 
265. caratterizzato dalla spontaneità, e che tutto ciò che è soggetto a una norma è culturale ed è sia 
266. relativo che particolare. Ci troviamo quindi di fronte a un fatto, o meglio, un gruppo di fatti che, 
267. alla luce delle definizioni precedenti, non sono molto lontani da uno scandalo:. . . [per] il 
268. divieto di incesto. . . presenta, senza la minima ambiguità, e combina inseparabilmente 
269. le due caratteristiche in cui riconosciamo le caratteristiche conflittuali di due 
270. ordini mutuamente esclusivi. Costituisce una regola, ma una regola che, da sola tra tutte le regole sociali,
271. possiede allo stesso tempo un carattere universale (pagina 9) [pp. 8-9]. 
272. Ma lo "scandalo" è apparso solo ad un certo momento dell'analisi; nel momento in cui, 
273. rinunciando ad una "analisi reale" che non rivelerà mai alcuna differenza tra natura e cultura, 
274. si passa ad una "analisi ideale" che consente la definizione di "doppio criterio di norma 
275. e universalità". È così dalla fiducia posto nella differenza tra le due 
276. analisi che lo scandalo ha assunto il suo significato scandaloso. Cosa significava questa fiducia? E ' 
277. apparso a se stesso come a destra dello studioso di impiegare “strumenti metodologici” il cui “logica 
278. value” è previsto, e in uno stato di precipitazioni, per quanto riguarda l' “oggetto”, per “verità”
279. ecc., riguardo, in altre parole, a ciò che la scienza lavora. Queste sono le prime parole - o 
280. quasi - delle Strutture: 
281. sta cominciando ad emergere che questa distinzione tra lo stato di natura e lo stato della 
282. società (oggi preferirei dire stato di natura e stato di cultura) mentre non è accettabile 
283. significato storico, contiene una logica che giustifica pienamente il suo uso dalla sociologia moderna come 
284. strumento metodologico (p i) [p. 3]. 
285. Questo è chiaro: per quanto riguarda il "valore principalmente metodologico" dei concetti di natura e 
286. cultura, non c'è evoluzione e ancor meno retrazione dalle Strutture a The Savage Mind. 
287. Né vi è né evoluzione né ritorsione rispetto a questo concetto di strumento metodologico;
288. Le strutture annunciano più precisamente ciò che, più di un decennio dopo, sarà detto di 
289. "bricolage", di strumenti come "mezzi" "raccolti o trattenuti sul principio che" possono 
290. sempre tornare utili ". "" Come 'bricolage' sul piano tecnico, la riflessione mitica può 
291. raggiungere brillanti risultati imprevisti sul piano intellettuale. Viceversa, l'attenzione è 
292. stata spesso attirata sulla natura mito-poetica del "bricolage" "(pp. 26 s.) [Pp. 17-18]. A dire il vero, 
293. sarebbe ancora da chiedere se l'antropologo si considera 
294. (105) 
295. "ingegnere" o "bricoleur". Le cru et le cuit [Parigi, 1964] viene presentato come "il mito della 
296. mitologia" (" Prefazione, "pagina 2o). *
297. Tuttavia, l'annullamento della frontiera tra natura e cultura non è prodotto dallo 
298. stesso gesto di Structures to The Savage Mind. Nel primo caso, si tratta piuttosto di 
299. rispettare l'originalità di una sutura scandalosa. Nel secondo caso, di una riduzione, per quanto 
300. attenta potrebbe non essere "dissolvere" la specificità di ciò che analizza: 
301. ... non sarebbe sufficiente riassorbire particolari discipline umanistiche in una generale. Questa prima 
302. impresa apre la strada ad altri che Rousseau [il cui "solenne acume" Lévi-Strauss ha 
303. appena elogiato] non sarebbe stato così pronto ad accettare e che incombono sulle esatte 
304. scienze naturali: la reintegrazione della cultura nella natura e infine la vita all'interno di tutto
305. le sue condizioni fisiochimiche (p. 327) [p. 247]. 
306. Al tempo stesso conservando e annullando le opposizioni concettuali ereditate, questo pensiero, come quello di 
307. Saussure, si trova su una linea di confine: a volte in una concettualità non criticata, a 
308. volte mettendo a dura prova i confini e lavorando alla decostruzione. 
309. Infine, perché Lévi-Strauss e Rousseau? La citazione sopra ci porta necessariamente a questa 
310. domanda. Questa congiunzione deve essere giustificata gradualmente e intrinsecamente. Ma è già 
311. noto che Lévi-Strauss non si sente solo d'accordo con Jean-Jacques, di essere il 
312. suo erede nel cuore e in quello che si potrebbe chiamare affetto teorico. Spesso si presenta anche lui
313. come discepolo moderno di Rousseau; legge Rousseau come fondatore, non solo il profeta, 
314. dell'antropologia moderna. Si possono citare cento testi che glorificano Rousseau. Tuttavia, 
315. ricordiamo, alla fine di Totemisme aujourd'hui, ** il capitolo su "Totemism from Within:" "a. . 
316. .. fervore militante per l'etnografia, "la" sorprendente intuizione "di Rousseau che," più prudente 
317. . . . di Bergson "e" prima ancora della "scoperta" del totemismo "penetrate [d]" (p. 147) ciò 
318. che apre la possibilità del totemismo in generale, vale a dire: 
319. 1. Pity, quell'affetto fondamentale, primitivo come l'amore di sé, che ci unisce 
320. naturalmente agli altri : agli altri esseri umani, certamente, ma anche a tutti gli esseri viventi.
321. 2. L'originariamente metaforico, perché appartiene alle passioni, dice Rousseau-essence della 
322. nostra lingua. Ciò che autorizza l'interpretazione di Lévi-Strauss è il Saggio sull'origine delle 
323. lingue, che cercheremo di leggere più da vicino in seguito: "Come primi motivi dell'uomo per parlare sono state 
324. le passioni 
325. xxx fotnote start xxx 
326. • Tr. John e Doreen Weightman, The Raw and the Cooked, (Harper Torchbooks 
327. edition New York, 1970), p. 12. 
328. ** Totémisme aujourd'hui, 2a edizione (Parigi, 1965); tradotto come Totemismo, Rodney Needham 
329. (Boston, 1963). 
330. xxx fotnote slutt xxx 
331. ((106)) 
332. [e non di bisogni], le sue prime espressioni erano tropi. Il linguaggio figurativo è stato il primo ad essere
333. bom "[p. 12]. È ancora in "Totemism from Within" che il secondo Discourse è definito come 
334. "il primo trattato di antropologia generale nella letteratura francese. In termini quasi moderni, 
335. Rousseau pone il problema centrale dell'antropologia, cioè il passaggio dalla natura alla cultura " 
336. (p.142) [p. 99]. Ed ecco l'omaggio più sistematico: "Rousseau non si limitava a prevedere l' 
337. antropologia; l'ha fondato. In primo luogo in modo pratico, per iscritto, Discours sur l'origine et 
338. les fondements de l'inégalité parmi les hommes, che pone il problema dei rapporti 
339. tra natura e cultura e che è il primo trattato di antropologia generale; e più tardi 
340. sul piano teorico, distinguendo, con ammirevole chiarezza e concisione, il corretto
341. l'oggetto dell'antropologo da quello del moralista e dello storico: "Quando uno vuole 
342. studiare gli uomini, bisogna considerare quelli intorno a uno. Ma per studiare l'uomo, si deve estendere la portata 
343. della propria visione. Bisogna prima osservare le differenze per scoprire le proprietà " 
344. (Saggio sull'origine delle lingue, capitolo VIII) [pp. 30-31]. "4 
345. È quindi un Rousseauism dichiarato e militante. Già ci impone una 
346. domanda molto generale che orienterà tutte le nostre letture in modo più o meno diretto: fino a che punto l' 
347. appartenenza di Rousseau alla meta-fisica logocentrica e alla filosofia della presenza, un'appartenenza 
348. che abbiamo già potuto riconoscere e di cui figura esemplare noi
349. delineare - fino a che punto limita un discorso scientifico? Conserva necessariamente 
350. entro i suoi confini la disciplina roussiniana e la fedeltà di un antropologo e di un 
351. teorico dell'antropologia moderna? 
352. Se questa domanda non è sufficiente per collegare lo sviluppo che seguirà alla mia 
353. proposta iniziale , dovrei forse ricapitolare: 
354. 1.quella digressione sulla violenza che non sopravvive da fuori su una 
355. lingua innocente per sorprenderla, una lingua che subisce l'aggressività della scrittura come l' 
356. incidente della sua malattia, la sua sconfitta e la sua caduta; ma è la violenza originaria di una lingua che 
357. è sempre pronta a scrivere. Rousseau e Lévi-Strauss non sono per un momento
358. sfidati quando mettono in relazione il potere della scrittura con l'esercizio della violenza. Ma, radicalizzando 
359. questo tema, non considerando più questa violenza come derivata rispetto a un 
360. discorso naturalmente innocente, si inverte l'intero senso di una proposizione - l'unità della violenza e della 
361. scrittura - che bisogna quindi stare attenti a non astrarre e isolare. 
362. 2.che altri ellissi della metafisica o on-teologia del logos (per eccellenza nel suo 
363. momento hegeliano) come lo sforzo impotente e onirico di dominare l'assenza riducendo la 
364. metafora all'interno della parusia assoluta del senso. Ellissi della scrittura originaria nel 
365. linguaggio come irriducibilità della metafora, che qui è necessario pensare nella sua possibilità